Tratto da Karakteria
Sono mesi che le associazioni e i movimenti, chiedono di smuovere l'inamovibile presidente Pittella per
spingerlo ad impugnare il decreto Sblocca Italia, soprattutto nei punti che - estromettendo ogni dignità e sovranità democratica ai territori- preannunciano la distruzione della Basilicata.
Sono mesi che espressioni come "fine della Basilicata", "morte della nostra terra", "partita finale", non risuonano solo dalle righe delle bacheche e dei blog ambientalisti, ma vengono pronunciate da amministratori, parlamentari, scienziati, economisti, sindacati, hanno portato alle forti prese di posizione di Folino e i vescovi a prendere posizioni altrettanto decise.
spingerlo ad impugnare il decreto Sblocca Italia, soprattutto nei punti che - estromettendo ogni dignità e sovranità democratica ai territori- preannunciano la distruzione della Basilicata.
Sono mesi che espressioni come "fine della Basilicata", "morte della nostra terra", "partita finale", non risuonano solo dalle righe delle bacheche e dei blog ambientalisti, ma vengono pronunciate da amministratori, parlamentari, scienziati, economisti, sindacati, hanno portato alle forti prese di posizione di Folino e i vescovi a prendere posizioni altrettanto decise.
Finalmente, a Policoro, la delibera comunale che vuole convincere Pittella ad impugnare lo Sblocca Italia è passata, ma a fatica e con un significato politico a tratti ancora in bilico e a tratti addirittura raccapricciante.
Per comprendere questo significato politico e il senso dell'aggettivo "raccapricciante" è indispensabile fare un passo indietro e comprendere il senso che hanno ormai queste delibere comunali.
Per spiegare la gravità del problema che abbiamo di fronte l'unico paragone che regge è quello del deposito unico di scorie radioattive a Scanzano del 2003, anche se in quel caso si sarebbe sacrificato solo il metapontino. Con lo Sblocca Italia invece è tutto il territorio lucano che diventerà terra di trivellazioni. Il metapontino lo diventerà in terra e in mare.
Di ieri è la notizia, diramata dal comune di Pisticci, della presenza di elevata radioattività nell'acqua potabile proveniente dalla Val d'Agri, ma è solo l'utlimo scandalo legato alle trivellazioni e inutile in questa sede è sottolineare ancora i disastri ambientali, economici e sociali, prodotti da vent'anni di estrazioni e quelli ancora più massicci che ci attendono per i prossimi anni, se non blocchiamo lo sblocca trivelle di Renzi.
(Nei prossimi giorni ci occuperemo delle vergognose mistificazioni di Pittella riguardo alla social card).
Che senso ha allora continuare a chiedere che Pittella impugni?
Ha il significato profondamente politico di rendere sempre più evidente qual'è la volontà popolare in questa regione. Ha il significato importantissimo di coivolgere i Municipi in una battaglia di dignità e di renderli protagonisti del processo di salvezza del nostro territorio. Ha il senso politico di indurli a schierarsi per rompere quella catena di interessi incrociati, quella cappa di omertosa connivenza di familismi trasversali che caratterizza da sempre la politica. Di spezzare i fili dei burattinai delle lobby politico-finanziarie che hanno preso di mira la Basilicata e che, dall'alto verso il basso, passano di mano in mano, fino ad intricarsi in reti sempre più fitte sul tessuto socio-politico di una regione clientelare ed incosciente, persino ora che si trova sull'orlo del baratro.
Impegnare i comuni nella battaglia è l'ultimo, disperato tentativo di smuovere le istituzioni, partendo da quelle più prossime alla comunità, per impedire che in questo momento fatidico per il destino dell'intera regione, il popolo e la terra lucana vengano definitivamente abbandonati alla mercè degli ultimi invasori.
Il preidente Pittella e la sua giunta (imposta e straniera) hanno stretto un patto scellerrato con Renzi e con le lobby del petrolio.
L'obiettivo dei "comitatini" è ora quello di far rinsavire i sindaci e far assumere consapevolezza e impegno a tutti i rappresentanti politici della regione sulla necessità di sganciarsi, almeno in questo momento fatidico, dalla rete meschina dei loro rapporti corti, dall'astrattismo del loro universo politichese, per occupparsi della concretezza di un popolo ridotto a scarto dal suo governo nazionale e di una regione che vuole essere ridotta a terra di conquista.
Perchè a questa punto o la Basilicata trova la forza di reagire, non solo dal punto di vista giuridico, ma anche e soprattutto dal punto di vista politico e sociale, oppure è la fine. Trivelle, depositi unici di scorie, discariche speciali. Prepariamoci alla definitiva invasione!
L'obiettivo dei "comitatini" è ora quello di far rinsavire i sindaci e far assumere consapevolezza e impegno a tutti i rappresentanti politici della regione sulla necessità di sganciarsi, almeno in questo momento fatidico, dalla rete meschina dei loro rapporti corti, dall'astrattismo del loro universo politichese, per occupparsi della concretezza di un popolo ridotto a scarto dal suo governo nazionale e di una regione che vuole essere ridotta a terra di conquista.
Perchè a questa punto o la Basilicata trova la forza di reagire, non solo dal punto di vista giuridico, ma anche e soprattutto dal punto di vista politico e sociale, oppure è la fine. Trivelle, depositi unici di scorie, discariche speciali. Prepariamoci alla definitiva invasione!
Vergognoso il comportamento dei consiglieri PD
Marrese si assenta dal consiglio comunale e dall'imbarazzo. Montesano fa un intervento pietoso, mostrando con alcune dichiarazioni (ad esempio cita un'avvenuta riforma del tit. V della Costituzione mai avvenuta) di non avere nessuna conoscenza dei fatti e nessuna consapevolezza della gravità della situazione. Fortunato, spaesato, buttato nell'arena, cerca argomenti che esprime confusamente, dichiara la sua contrarietà alle trivellazioni ma poi - per disciplina di partito - non ha il coraggio di votare con coerenza e si astiene. Vetere, pur senza tessera il più piddino di tutti (cuore forzitaliota, asse degli equilibri della sezione, renziano e pittelliano), vota addirittura convintamente contro ogni ipotesi di opposizione allo Sblocca Italia, che anzi saluta con favore e autentico trasporto, pur mostrando (nel suo grottesco intervento, sbugiardato punto per punto dall'avv. Bellizzi) di non averlo nemmeno lontanamente letto. Diciamo: vota semplicemente per un atto di fede incondizionata nei confronti del suo nuovo Dio politico, Marcello Pittella. Dio, che vede e provvede...provvede a lui però, non alla nostra terra.
I consiglieri PD si erano presantati all'assise comunale senza una riunione di direttivo o di sezione. La decisione, dunque, non è stata presa democraticamente dalla base o dagli organi indipendenti della sezione policorese. Anzi immediatamente fuori dal consiglio la base del partito e un membro del direttivo, che addirittura minaccia di stracciare la tessera, si scagliano contro i loro rappresentanti.
La decisione sembra il frutto di telefonate dall'alto, di pressioni che ordinano di indossare Lacorazza a difesa dello status quo. L'ordine è di prendere dei distinguo dalla corrente pittelliana, ma di non schierarsi apertamente contro le trivellazioni in terra e in mare e tutto quanto ho scritto sopra. Questo per dare un segnale interno a Pittella, ma non contraddire l' altra corrente (da Bubbico a Speranza) che al Governo sta lavorando per gli stessi obiettivi del governatore lucano e della sua giunta straniera.
Insomma parliamo di un ragionamento tutto interno agli affaracci interni al Pd ed avulso dalle emergenze concrete che stiamo affrontando.
L'ordine è di astenenrsi. Astenersi come disertare, come obbedire ad un'idea di politica che antepone i capricci e i calcoli e gli itneressi dei capoccia alle istanze della base del partito, del popolo e del territorio. Una decisione, priva di consapevolezza e di libertà di coscienza, che stravolge il senso stesso della politica, intesa come rappresentanza della volontà popolare, come salvaguardia degli interessi del territorio.
Il PD si rivela ancora una volta un partito illiberale e lontano.
L'ex consigliere comunale Franco Labriola (espressione della corrente civatiana) ieri ha preso le distanze dal voto dei consiglieri del suo partito e ha dichiarato chiaramente che il comportamento dei suoi compagni rappresenta "un punto di non ritorno".
L'ex consigliere comunale Franco Labriola (espressione della corrente civatiana) ieri ha preso le distanze dal voto dei consiglieri del suo partito e ha dichiarato chiaramente che il comportamento dei suoi compagni rappresenta "un punto di non ritorno".
Di punti di non ritorno, a limite ormai abbondantemente superato, da parte dei civatiani se ne sente parlare sempre più spesso, ma fino ad ora gesti concreti non se ne sono visti. Li aspettiamo con viva speranza! Ma anche con non poca disillusione...ormai.