Il Governatore lucano pensa solo alle royalties e dimentica i 'danni' del petrolio su persone e ambiente
Marcello Pittella, dai
microfonidi Radio 24, evoca una nuova Scanzano se il decreto 'Sblocca Italia'
dovesse passare così, penalizzando, quindi, la Basilicata. Una mobilitazione
popolare per riportare più royalties da estrazione. Niente invece, finora ha fatto
per difendere la Lucania dagli 'scempi' targati Eni, ma non solo.
Era il 4 giugno di quest'anno.
Nel Palazzo della Regione Basilicata andava in scena una pantomima che aveva
come attori protagonisti il Governatore Pittella e il ministro allo Sviluppo economico,
Federica Guidi. Il codazzo filopittelliano ascoltava e annuiva. Il ministro
Guidi parlava di “risorse indigene” rivolgendosi all'oro nero lucano; sia
quello già estratto, sia quello da estrarre con il raddoppio già sancito dal
Memorandum. Nei propositi dei due interlocutori si parlava di “ristoro
economico” per la Basilicata che “dà molto” all'Italia in termini di petrolio
estratto. Sotto il Palazzo della Regione, nel frattempo, quel 4 giugno, c'era
un popolo che chiedeva garanzie ambientali contro gli scempi generati dal
petrolio. La letteratura è ampia. Dai 'segreti' del lago Pertusillo, al cui
interno sono state trovate tracce di idrocarburi, agli sbuffi al sapore di h2s,
emessi di continuo dal Centro Oli di Viggiano. Poi ci sarebbero veleni e idrocarburi
che sgorgano in terreni agricoli di Contrada La Rossa (Montemurro) e
soprattutto quella brutta parentesi del presunto smaltimento illecito di
rifiuti tra il Centro Oli di Viggiano e la ditta smaltitrice Tecnoparco, con un
lago, il Basento, diventato ricettacolo di reflui petroliferi e altre
porcherie. Denunce su denunce. Eppure Marcello Pittella ha fatto finta di non
vedere, non disdegnando di sedersi accanto ai vertici di Eni in un incontro di
qualche mese fa a Marsico Nuovo. La sua linea è stata chiara: il petrolio è
un'opportunità da sfruttare al meglio. E lo era fino all'altro ieri. Poi è
arrivato lo Sblocca Italia che di fatto liberalizza e semplifica le richieste
estrattive da parte dei petrolieri. Ma soprattutto il decreto non 'ristora' abbastanza
la Basilicata in termini economici. Fossero piovuti più milioni e si fosse
bypassato subito il patto di stabilità, sarebbe stato zitto, il Governatore. E
questo mentre i danni da idrocarburi e inquinamento stanno intossicando
un'intera catena alimentare. Ma siccome la trattativa con lo Stato sta andando
male sotto il profilo economico, e quindi la compravendita della Basilicata si
gioca al ribasso, allora il Governatore alza la testa, promette barricate e
minaccia, tra le righe, di portare in piazza il popolo. Un popolo, in sintesi,
trattato alla stregua di un branco di pecore da gestire a piacimento. A cui far
brucare qualsiasi erbaccia. Per qualche petroldollaro in più. Che commedia
tragica!
Eugenio Buonanata- Basilicata 24