sabato 9 novembre 2013

M5S: quando governeremo chiederemo una Norimberga per reati ambientali

Fare impresa non significa lasciare inquinare il ciclo dell’acqua dolce del sottosuolo, l’aria che
Vito Petrocelli
si respira e i campi che si coltivano per consentire, ad esempio, che i Riva dell’Ilva di Taranto evadano ben 8 miliardi di euro o che l’Eni in Basilicata debba avere dei salvacondotti di libertà assoluta. O che l’inceneritore a responsabilità limitata di Fenice Ambiente srl, a San Nicola di Melfi, sia tenuto in piedi e funzionante senza l’autorizzazione integrata ambientale regionale, con artefici amministrativi rilasciati dalla Provincia e con una spaventosa continuità di interessi a tutelare le irregolarità nella gestione dei processi industriali e inquinanti.

Motivo per cui, ci vuole una bella faccia tosta politica, e un’esperienza non da poco nel gioco delle tre carte, da parte del sottosegretario Marco Flavio Cirillo, per conto del ministro all'ambiente, Andrea Orlando, nel far sapere ai lucani che, in risposta all’interrogazione del M5S, la Regione Basilicata, la Provincia di Potenza e il Ministero hanno «da tempo» sott'occhio la questione Fenice e che «ritengono inaccettabile il tentativo della società francese di escludere proprieresponsabilità sul superamento, nelle acque sotterranee, della soglia di contaminazione relative ai metalli pesanti».

Insieme all’Arpa di Basilicata, la Regione, la Provincia e il Ministero, hanno, infatti, tenuto sottocchio così bene Fenice Ambiente srl che, per nove anni, come dimostra l'indagine della Procura di Potenza, è stata non solo consentita, ma anche celata ai cittadini la contaminazione delle falde sotto l’area di Fenice e dell’ex zuccherificio. Tutti questi enti, invece, sembrano essere ben consapevoli del fatto che si stesse consumando un reato nel melfese e che, il dichiarare come «inaccettabile» l’autoassoluzione di Fenice Ambiente srl dalle proprie responsabilità, è di fatto una maniera subdola della politica lucana di autoassolversi dall’aver coscientemente disatteso il principio di precauzione e dall’aver favorito procedimenti industriali in difformità della legge 152 del 2006. Un sofismo che non salverà la classe dirigente lucana da una “Norimberga” che chiederemo quando governeremo la Basilicata per i reati ambientali commessi da decenni a spregio della catena alimentare umana, per aver volutamente sottostimato i numerosi dati epidemiologici sulla salute dei lucani e per aver nascosto, all’opinione pubblica, molte attività invasive sul suolo e sottosuolo lucano.

L'Istituto nazionale dei tumori di Milano assegna alla Basilicata, negli ultimi 20 anni, un trend di incremento dei tumori doppio rispetto alla media nazionale. Lo studio“Sentieri” parla di incidenze tumorali ad alto tasso di mortalità tra gli abitanti e i lavoratori delle due aree Sin regionali (Tito Scalo e Valbasento). La “Relazione Sanitaria 2000” dell’Istituto Mario Negri Sud, prima commissionata e poi “dimenticata” per 13 anni dalla stessa Regione Basilicata, dopo 3 anni di osservazioni, dal 1997 al 2000, certificò come in Val d’Agri le patologie cardio respiratorie avevano incidenze doppie rispetto al resto della regione. In Val d’Agri, l’Eni ha sperimentato sin dal 1999 l’uso di sostanze altamente tossiche come l’acido cloridrico, l’acido fluoridrico, e «strane pillole viscose», mentre in tutti questi anni, le società minerarie e i politici lucani si sonosbracciati a dire che nel sottosuolo lucano, fondamentalmente, si iniettava bentonite, una specie di innocua argilla.

La stessa risposta delMinistero dell’ambiente su Fenice non scioglie le riserve del M5S né riduce la volontà di istituire una “Norimberga lucana”. Al ministro, infatti, non è stato chiesto di conoscere il suo grado di “apparentamento politico” con la classe dirigente lucana né il suo grado di conoscenza dei fatti di cronaca su Fenice né quello sul relativo “Progetto Operativo di Bonifica”, formulato in bozza in Regione nell'aprile del 2012 e ampiamente descritti nella risposta all’atto ispettivo del M5S. Molto più gravemente, l’interrogazione del M5S mirava a chiedere: un cronoprogramma per la chiusura dell’inceneritore; le misure da applicare per la consapevolezza reale del danno creato alle popolazioni; l’applicazionedell’art. 132 del Decreto Legislativo n. 152 2006 della legge italiana. Disposizione che consente agli enti pubblici di provvedere alla bonifica dell’area, con oneri a carico di chi ha inquinato, anche con nomina, essendo una prerogativa del ministro, nell'esercizio dei poteri sostitutivi, di cui al comma 1 dell’art. 132 del D.lgs 152/2006, di un commissario "ad acta" per la gestionedelle aree contaminate.


Vito R. Petrocelli, portavoce Movimento 5 Stelle