mercoledì 24 luglio 2013

Rimborsopoli, richieste di rinvio a giudizio , coivolti anche De Filippo e Santochirico. Esclusi dall'elenco solo Mazzeo e Restaino

Chiuse le indagini sui rimborsi gonfiati in consiglio, la Procura di Potenza ha formalizzato le richieste di rinvio a giudizio per 34 consiglieri ed ex. Niente sconti: solo in due verso
l’archiviazione

di LEO AMATO Quotidiano della Basilicata

POTENZA - Le loro giustificazioni non sono bastate, e da ieri mattina in 34 tra consiglieri e assessori “esterni”, in carica ed ex, sono imputati davanti al gup di Potenza. Tutti tranne due di quelli che a maggio avevano ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini: Enrico Mazzeo (Mdl) ed Erminio Restaino (Pd).
Con la firma sulla richiesta di rinvio a giudizio dei pm Sergio Marotta e Francesco Basentini da meno di 24 ore il processo per la rimborsopoli lucana può dirsi tecnicamente iniziato. Nei prossimi giorni il fascicolo sarà assegnato al giudice competente per l’udienza preliminare e verrà fissata la data per la prima comparsa in aula. Dopodiché partiranno le comunicazioni per le parti in causa.
A difendersi dalle accuse di falso e peculato saranno 22 consiglieri in carica, tra cui l’intero ufficio di presidenza del parlamentino lucano e la giunta regionale con l’aggiunta dell’unico assessore esterno. Gli altri hanno già lasciato le stanze di via Verrastro al termine della scorsa legislatura, o più di recente come nel caso di Rosa Mastrosimone (Idv) e Vincenzo Viti (Pd), dimissionari dopo gli arresti di marzo proprio nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi. Con loro era finito ai domiciliari anche l’allora capogruppo Pdl Nicola Pagliuca, per cui il gip in un secondo momento avrebbe optato per un più blando obbligo di dimora lontano dal capoluogo di regione. Stessa misura, quest’ultima, adottata anche nei confronti di Antonio Autilio (Idv), Paolo Castelluccio (Pdl), Agatino Mancusi (Udc), Alessandro Singetta (Misto), Mario Pici (Pdl) - il solo per cui sarebbe stata revocata per un ripensamento sull’esistenza dei gravi indizi di colpevolezza - , Mario Venezia (FdI) e Rocco Vita (Psi), più un ex come Vincenzo Ruggiero (Udc). Mentre per Franco Mollica (Udc) e altri quattro consiglieri della scorsa legislatura è stato disposto il sequestro sui conti corrente delle somme contestate.
Oltre ai 16 destinatari dell’ordinanza, disposta solo per chi è accusato di di essersi intascato in maniera indebita di oltre 5mila euro, ci sono quelli a cui vengono contestate somme inferiori come il presidente della giunta regionale Vito De Filippo (Pd) e gli assessori Nicola Benedetto (Idv), Luca Braia (Pd), Roberto Falotico (Udc), Marcello Pittella (Pd) e l’“esterno” Attilio Martorano. O ancora il presidente del Consiglio Vincenzo Santochirico (Pd), e i consiglieri Giuseppe Dalessandro (Pd), Antonio Di Sanza (Pd), Franco Mattia (Pdl), Michele Napoli (Pdl), Pasquale Robortella (Pd), Luigi Scaglione (Pu) e Gennaro Straziuso (Pd). Infine gli ex onorevoli lucani: Pasquale Di Lorenzo (Fli), l’attuale presidente dell’Ater di Matera Innocenzo Loguercio (Psi), l’ex assessore Vilma Mazzocco (Cd), Giacomo Nardiello (Pdci), l’attuale presidente dell’Asi di Potenza Donato Salvatore (Psi) e Antonio Tisci (Pdl).
Tra gli esempi di malcostume presi di mira dagli investigatori di carabinieri, finanza e polizia c’è una varietà di spese personali rimborsate con i fondi di segreteria e rappresentanza a disposizione dei consiglieri e quelli per l’attività politica dei gruppi: circa 2.600 euro al mese più altri 1.200 per ogni singolo componente da rendicontare in un secondo momento depositando scontrini e fatture. Si va dall’orsetto di peluche alle sigarette acquistate in autogrill, passando per caramelle e prodotti da forno di ogni tipo, il noleggio di un auto in Costa Smeralda in altissima stagione, soggiorni a Ponza, settimane bianche, pernottamenti in albergo con accompagnatrici impre cisate, pranzi in Costa Azzurra o in occasione di ricorrenze familiari tipo il compleanno del coniuge, la finitura e la levigatura del parquet in alcuni locali privati, i mignon di domenica, il cenone di capodanno e il pranzo di ferragosto. Poi ci sono i collaboratori “fantasma” che hanno smentito di aver ricevuto le somme dichiarate nei contratti depositati, o di aver mai lavorato per il consigliere in questione, oppure - in un caso - hanno ammesso di averlo fatto ma all’insaputa del marito che di quel dubbio rapporto di lavoro non sapeva nulla, né avrebbe dovuto saperlo. Quindi una montagna di fatture e scontrini ritoccati con l’aggiunta di un numero a penna a destra o a sinistra dell’importo originale: a volte aggiungendo 300 euro, e a volte soltanto 2. Schede benzina “gonfiate”, fatture fotocopiate e rimborsate più volte, altre per spese già rimborsate con le indennità di missione, altre per spuntini in varie parti d’Italia allo stesso momento e altre ancora per francobolli disconosciute da chi dovrebbe averle emesse.
In totale si tratta di circa 200mila euro, ma i numeri nelle prossime settimane sono destinati a essere rivisti. Restano infatti da sommare gli esiti delle ultime verifiche sulla contabilità dei gruppi (vedi sotto) e da giugno a oggi l’elenco degli indagati si sarebbe già allungato per ricomprendere l’attuale presidente di Acquedotto lucano spa, Rosa Gentile, a causa di un pranzo per gli auguri di Natale con funzionari e impiegati del dipartimento Infrastrutture della Regione, rendicontato per intero come «spesa per l’esercizio del mandato senza vincolo di mandato» nonostante ci fosse chi aveva pagato per sé. D’altra parte gli investigatori avrebbero integrato i loro calcoli in considerazione di chi ha depositato più fatture di quelle rimborsate.
Assieme ai 34 politici è stato chiesto il rinvio a giudizio anche di sei persone per reati collegati: il commercialista Ascanio Emanuele Turco, l’albergatrice Donata Santoro, i ristoratori Antonio Sanrocco e Rosa Amoroso, e i tabaccai Serena e Francesco Marino.

Gli unici due consiglieri per cui i pm hanno disposto lo stralcio ai fini dell’archiviazione, Enrico Mazzeo ed Erminio Restaino, erano accusati di essersi intascati in maniera indebita 275 e 240 euro. A entrambi veniva contestato di aver pagato per dei pranzi in concomitanza con il compleanno della moglie, in più col suo proprio a Restaino, e con quello della figlia a Mazzeo. Per fugare il sospetto che si fosse trattato di festeggiamenti privati hanno presentato entrambi una memoria difensiva in cui hanno documentato la natura politica delle occasioni. Mazzeo, in particolare, ha portato anche le foto della torta e del compleanno della moglie celebrato ben lontano dal ristorante in cui ha dichiarato di aver consumato soltanto un pasto frugale con i suoi collaboratori.