Chiuse le indagini sui rimborsi gonfiati in consiglio, la
Procura di Potenza ha formalizzato le richieste di rinvio a giudizio per 34
consiglieri ed ex. Niente sconti: solo in due verso
l’archiviazione
di LEO AMATO Quotidiano della Basilicata
POTENZA - Le loro giustificazioni non sono bastate, e da ieri
mattina in 34 tra consiglieri e assessori “esterni”, in carica ed ex, sono
imputati davanti al gup di Potenza. Tutti tranne due di quelli che a maggio
avevano ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini: Enrico Mazzeo (Mdl) ed
Erminio Restaino (Pd).
Con la firma sulla richiesta di rinvio a giudizio dei pm Sergio
Marotta e Francesco Basentini da meno di 24 ore il processo per la rimborsopoli
lucana può dirsi tecnicamente iniziato. Nei prossimi giorni il fascicolo sarà
assegnato al giudice competente per l’udienza preliminare e verrà fissata la
data per la prima comparsa in aula. Dopodiché partiranno le comunicazioni per
le parti in causa.
A difendersi dalle accuse di falso e peculato saranno 22
consiglieri in carica, tra cui l’intero ufficio di presidenza del parlamentino
lucano e la giunta regionale con l’aggiunta dell’unico assessore esterno. Gli
altri hanno già lasciato le stanze di via Verrastro al termine della scorsa
legislatura, o più di recente come nel caso di Rosa Mastrosimone (Idv) e
Vincenzo Viti (Pd), dimissionari dopo gli arresti di marzo proprio nell’ambito
dell’inchiesta sui rimborsi. Con loro era finito ai domiciliari anche l’allora
capogruppo Pdl Nicola Pagliuca, per cui il gip in un secondo momento avrebbe
optato per un più blando obbligo di dimora lontano dal capoluogo di regione.
Stessa misura, quest’ultima, adottata anche nei confronti di Antonio Autilio
(Idv), Paolo Castelluccio (Pdl), Agatino Mancusi (Udc), Alessandro Singetta
(Misto), Mario Pici (Pdl) - il solo per cui sarebbe stata revocata per un
ripensamento sull’esistenza dei gravi indizi di colpevolezza - , Mario Venezia
(FdI) e Rocco Vita (Psi), più un ex come Vincenzo Ruggiero (Udc). Mentre per
Franco Mollica (Udc) e altri quattro consiglieri della scorsa legislatura è
stato disposto il sequestro sui conti corrente delle somme contestate.
Oltre ai 16 destinatari dell’ordinanza, disposta solo per chi è
accusato di di essersi intascato in maniera indebita di oltre 5mila euro, ci
sono quelli a cui vengono contestate somme inferiori come il presidente della
giunta regionale Vito De Filippo (Pd) e gli assessori Nicola Benedetto (Idv),
Luca Braia (Pd), Roberto Falotico (Udc), Marcello Pittella (Pd) e l’“esterno”
Attilio Martorano. O ancora il presidente del Consiglio Vincenzo Santochirico
(Pd), e i consiglieri Giuseppe Dalessandro (Pd), Antonio Di Sanza (Pd), Franco
Mattia (Pdl), Michele Napoli (Pdl), Pasquale Robortella (Pd), Luigi Scaglione
(Pu) e Gennaro Straziuso (Pd). Infine gli ex onorevoli lucani: Pasquale Di
Lorenzo (Fli), l’attuale presidente dell’Ater di Matera Innocenzo Loguercio
(Psi), l’ex assessore Vilma Mazzocco (Cd), Giacomo Nardiello (Pdci), l’attuale
presidente dell’Asi di Potenza Donato Salvatore (Psi) e Antonio Tisci (Pdl).
Tra gli esempi di malcostume presi di mira dagli investigatori
di carabinieri, finanza e polizia c’è una varietà di spese personali rimborsate
con i fondi di segreteria e rappresentanza a disposizione dei consiglieri e
quelli per l’attività politica dei gruppi: circa 2.600 euro al mese più altri
1.200 per ogni singolo componente da rendicontare in un secondo momento
depositando scontrini e fatture. Si va dall’orsetto di peluche alle sigarette
acquistate in autogrill, passando per caramelle e prodotti da forno di ogni
tipo, il noleggio di un auto in Costa Smeralda in altissima stagione, soggiorni
a Ponza, settimane bianche, pernottamenti in albergo con accompagnatrici impre
cisate, pranzi in Costa Azzurra o in occasione di ricorrenze familiari tipo il
compleanno del coniuge, la finitura e la levigatura del parquet in alcuni
locali privati, i mignon di domenica, il cenone di capodanno e il pranzo di
ferragosto. Poi ci sono i collaboratori “fantasma” che hanno smentito di aver
ricevuto le somme dichiarate nei contratti depositati, o di aver mai lavorato
per il consigliere in questione, oppure - in un caso - hanno ammesso di averlo
fatto ma all’insaputa del marito che di quel dubbio rapporto di lavoro non sapeva
nulla, né avrebbe dovuto saperlo. Quindi una montagna di fatture e scontrini
ritoccati con l’aggiunta di un numero a penna a destra o a sinistra
dell’importo originale: a volte aggiungendo 300 euro, e a volte soltanto 2.
Schede benzina “gonfiate”, fatture fotocopiate e rimborsate più volte, altre
per spese già rimborsate con le indennità di missione, altre per spuntini in
varie parti d’Italia allo stesso momento e altre ancora per francobolli
disconosciute da chi dovrebbe averle emesse.
In totale si tratta di circa 200mila euro, ma i numeri nelle
prossime settimane sono destinati a essere rivisti. Restano infatti da sommare
gli esiti delle ultime verifiche sulla contabilità dei gruppi (vedi sotto) e da
giugno a oggi l’elenco degli indagati si sarebbe già allungato per
ricomprendere l’attuale presidente di Acquedotto lucano spa, Rosa Gentile, a
causa di un pranzo per gli auguri di Natale con funzionari e impiegati del
dipartimento Infrastrutture della Regione, rendicontato per intero come «spesa
per l’esercizio del mandato senza vincolo di mandato» nonostante ci fosse chi
aveva pagato per sé. D’altra parte gli investigatori avrebbero integrato i loro
calcoli in considerazione di chi ha depositato più fatture di quelle
rimborsate.
Assieme ai 34 politici è stato chiesto il rinvio a giudizio
anche di sei persone per reati collegati: il commercialista Ascanio Emanuele
Turco, l’albergatrice Donata Santoro, i ristoratori Antonio Sanrocco e Rosa
Amoroso, e i tabaccai Serena e Francesco Marino.
Gli unici due consiglieri per cui i pm hanno disposto lo
stralcio ai fini dell’archiviazione, Enrico Mazzeo ed Erminio Restaino, erano
accusati di essersi intascati in maniera indebita 275 e 240 euro. A entrambi
veniva contestato di aver pagato per dei pranzi in concomitanza con il
compleanno della moglie, in più col suo proprio a Restaino, e con quello della
figlia a Mazzeo. Per fugare il sospetto che si fosse trattato di festeggiamenti
privati hanno presentato entrambi una memoria difensiva in cui hanno
documentato la natura politica delle occasioni. Mazzeo, in particolare, ha
portato anche le foto della torta e del compleanno della moglie celebrato ben
lontano dal ristorante in cui ha dichiarato di aver consumato soltanto un pasto
frugale con i suoi collaboratori.