venerdì 19 luglio 2013

Rimborsopoli lucana «C'è anche un filetto da 99 euro»

di FABIO AMENDOLARAHa portato a «risultati probatori davvero imbarazzanti» l’inchiesta sui rimborsi
illeciti per assessori e consiglieri della Regione Basilicata: lo hanno scritto gli investigatori, che hanno spiegato di aver messo insieme solo «fatti-reato oggettivamente ed inconfutabilmente riscontrati senza margini di dubbio». Ma i pm dicono anche: «La principale fonte di approvvigionamento illecito è stata ottenuta attraverso i finanziamenti ai gruppi».
 L’inchiesta sui rimborsi «a go go» del consiglio regionale di Basilicata - che  portò  all’arresto di tre consiglieri e all’esecuzione di otto ordinanze di divieto di dimora per altri otto consiglieri regionali - promette sviluppi. Ecco cosa anticipano i magistrati in un documento depositato tra gli atti dell’inchiesta: «L’integrazione probatoria - si legge nell’atto giudiziario - che verrà offerta dagli accertamenti sui contributi ai gruppi consiliari molto verosimilmente aggraverà la posizione di tutti i consiglieri, in quanto le verifiche sinora espletate sul conto dei consiglieri hanno dimostrato che la principale fonte di approvvigionamento è stata ottenuta attraverso i finanziamenti ai gruppi». 
Il Pd, dieci consiglieri regionali, incassava poco più di 12mila euro al mese. Il Pdl, otto consiglieri, diecimila euro. Il totale della spesa mensile è di 47mila euro. Spesa annuale: 565mila euro. Le indagini - riferite al periodo 2010-2011 - sono cominciate proprio da un gruppo consiliare e dai suoi rapporti con la dirigenza nazionale di un partito: un consigliere - sostengono gli investigatori - avrebbe approfittato dei fondi del gruppo. Solo successivamente si è deciso di estendere gli accertamenti ai consiglieri: gli elementi hanno aperto lo scenario che ha portato ai tre arresti dell’altro giorno e agli otto divieti di dimora. 
E ora a tremare sono i capigruppo. Negli atti raccolti dagli investigatori si trova anche uno scontrino per una spesa da cinque euro per un’acqua tonica, acquistata dal consigliere Gennaro Straziuso (Pd), a Bari, il 17 giugno 2010. E una cena in uno dei più noti ristoranti di Milano, specializzato nella cucina argentina: è il posto in cui sono stati spesi 394 euro (poi ottenuti come rimborso per l’attività politica e amministrativa) in piatti tipici dal capogruppo del Pdl alla Regione Basilicata, Nicola Pagliuca che è stato agli arresti domiciliari – che ha assaggiato un «Gran Lomo», filetto di manzo da 99 euro, e uno «Jamon Pata Negra» (prosciutto iberico) da 22 euro. C’è anche questo tra gli scontrini controllati dai carabinieri, dalla polizia di Stato e dalla Guardia di finanza.