mercoledì 1 settembre 2010

La morte di Carmela : perché quelle ricerche sospese così presto?


È l’interrogativo che adesso affligge la provata comunità dei tursitani
S. Verde
TURSI.. «È finita nel peggiore dei modi e rappresenta una sconfitta per tutti, anche per le modalità con le quali si è arrivati all’epilogo di questa vicenda», commenta il sindaco Nuccio Labriola, facendosi interprete di un diffuso sentimento popolare, e preannunciando il lutto cittadino nel giorno delle esequie. La tragica vicenda di Carmela Padula, giovane ventottenne tursitana, scomparsa nel pomeriggio di venerdì 6 agosto, segna in profondità l’anima collettiva dell’intera comunità e soprattutto dei genitori, Domenico Padula e Laura Di M at t e o, e della sorella maggiore Luigi - na, straziati dal più innaturale dei dolori. Che già li aveva duramente colpiti lo scorso mese di marzo con la morte in un solitario incidente stradale del primogenito G i ova n n i a n d r e a , prossimo alla laurea in medicina, sulla strada di ritorno da San Giovanni Rotondo.
La tragedia della studentessa universitaria Carmela Padula, probabilmente lasciatasi morire di stenti e ritrovata dopo 24 giorni in località Finata di Tursi, nel Canale Confino, lascia tutti francamente sconcertati e addolorati. Ora dovrebbe prevalere il silenzio rispettoso, verso una intera famiglia devastata da una perdita immensa, che annichilisce e che solo una incrollabile fede può far comprendere e sopportare. Il giallo misterioso dell’estate tursitana si è rivelato nella sua terribile tinta del noir. Già verso mezzogiorno l’intero paese, dove tutti o quasi sanno tutto degli altri, era a lutto, palpabile nei volti, nelle posture e nei gesti. Si fa fatica a tacere le urla e le imprecazioni, non soltanto dei familiari, ma anche dei sem plici cittadini. Adesso il ritornello è lo stesso, una sola domanda: perché mai le ricerche sono state sospese così presto, appena quarantotto ore dopo? Forse perché la ragazza era maggiorenne. Ma erano notorie e conclamate le condizioni di precario equilibrio psichico della giovane, in cura terapeutica e farmacologica. C’è un tempo per tutte le cose. Ma non si può non ricordare la “cre - dibilità” data all’avvistamento di Roseto Capo Spulico, vicina località in provincia di Cosenza, ventennale luogo abituale delle vacanze estive della famiglia Padula-Di Matteo. Si è trattato di un autentico depistaggio, sia pure involontario. Né vale l’ipotesi delle ricerche “completate” sul territorio di Tursi, tra Petto di Coppe e Santa Maria delle Vigne e Finata, appunto, quando si sa bene che neppure un quarto della vasta zona è stata perlustrata, a seguito di sospensioni anche notturne e di lunghi briefing. Com’è potuto accadere che le unità cinofile, gli elicotteri e un esercito di volontari e di agenti delle varie forze dell’ordine, in tutto oltreduecento cinquanta persone si siano sbagliati? Anche in questo caso la statistica dei casi analoghi è stata avvalorata: gran parte dei casi di ritrovamento avviene non lontano dal luogo dell’ultimo avvista mento. E qui c’è della scarpa. l’impronta. ( Brani tratti dalla Gazz. del Mezzogiorno)