sabato 19 giugno 2010

Inchiesta Toghe lucane «Si riapra l’indagine»


Il Gipo gip di Catanzaro ha rinviato 4 Ottobre L'udeienza per i tre ricorsi contro l’archiviazione
Filippo Mele
Il ritorno di «Toghe lucane». Per molti la maxi - inchiesta istruita dall’ex pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, oggi europarlamentare dell’Idv, era ormai morta e sepolta dopo la sua archiviazione richiesta dal pm Vincenzo Capomolla nello scorso mese di luglio e l’assoluzione, l’11 dicembre 2009, delle quattro persone implicate nel «filone Marinagri». Rimane in piedi solo il «corollario» della vicenda riguardante l’ex pm di Potenza, Claudia De Luca, accusata di un uso considerato «eccessivo» del cellulare di servizio. Invece, «Toghe lucane», potrebbe tornare. Si discuteranno oggi, infatti, davanti al magistrato Maria Rosaria Di Girolamo, gip del tribunale di Catanzaro, quello da dove partì il 27 febbraio 2007 lo tsunami che investì prima il complesso turistico - ecologico Marinagri di Policoro e poi quasi tutti i «palazzi» politici, giudiziari ed economici della regione, tre opposizioni all’a rchiviazione. Opposizioni presentate da due personaggi di spicco della magistratura lucana, uno, l’ex procuratore capo della Dda, Giuseppe Galante, lasciatosi decadere nell’aprile 2007 proprio dopo l’esplodere della maxi - inchiesta, l’altro, l’ex gip, Alberto Iannuzzi, oggi consigliere di Corte di appello, sempre a Potenza, patrocinati dall’avv. Vincenzo Montagna. Il terzo ricorso è stato presentato da un cittadino di Matera, Michele Zito, patrocinato dall’avv. Franco Iuele. Ma quali sono i motivi alla base dei tre ricorsi? Per rispondere alla domanda occorre una premessa. «Toghe lucane» era composta da vari «filoni» tutti, però, per De Magistris, coinvolgenti alti magistrati, politici di primo piano, imprenditori e rappresentanti delle forze dell'ordine, accusati di far parte di un presunto comitato di affari che avrebbe gestito un vasto giro di interessi, dalla sanità, al turismo, alle banche. Non tutti questi «filoni» sono oggetto delle opposizioni di Galante e Iannuzzi ma solo quelli che li riguardano come parti offese. Galante, addirittura, era entrato nelle «Toghe» come indagato. Una strana evoluzione per un magistrato che sarebbe stato delegittimato dall’azione di colleghi e di alti ufficiali dei carabinieri. Egli, perciò, chiede di proseguire le indagini perché tutto quel che è stato fatto nei suoi confronti abbia una conclusione penale. L’ex procuratore capo, infatti, si è ritenuto fortemente danneggiato davanti al Csm e per gli aspetti mediatici. L’ipotesi di reato nei confronti di quanti avrebbero tramato nei suoi confronti sono abuso di ufficio e rivelazione di atti d’ufficio. L’ex gip Iannuzzi, invece, si è lamentato del fatto che essendo egli all’epoca dei fatti un giudice non poteva essere sottoposto a vigilanza da parte di altri uffici giudiziari. Ci sarebbe stata un’attività distorta da parte di alti poteri del tribunale di Potenza che avrebbero cercato di danneggiarlo mentre non avrebbero esercitato controlli, pur avendone i poteri, su magistrati della Procura. Da qui la richiesta di accertamento di eventuali reati che sarebbero stati commessi nei suoi confronti. Poco è trapelato sui contenuti della terza opposizione. Tutte e tre saranno discusse in Camera di consiglio, alla presenza delle parti e dei legali. Sarà il gip Di Girolamo a decidere. Potrebbe accogliere o meno le opposizioni, chiedere ulteriori indagini, o, addirittura, rigettare l’archiviazione richiesta dal pm Capomolla. Non resta che attendere.(Tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno)

2 commenti:

  1. venerdì 18 giugno 2010
    Toghe Lucane è ancora aperta e chi sosteneva il contrario diceva cose non vere


    L'udienza inizia con qualche ritardo. Maria Rosaria Di Girolamo vorrebbe sapere se l'assenza del PM Capomolla è frutto di una scelta (legittima) del magistrato oppure se deve attenderlo ancora. Ma non si riesce a contattarlo, dicono sia fuori stanza. Si procede ugualmente, senza di lui. Inizia così la prima udienza in cui si discuteranno le quattro opposizioni alla richiesta di archiviazione per il procedimento “Toghe Lucane”. L'inchiesta, avviata da Luigi de Magistris, ipotizzava l'esistenza di una associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari ed alla truffa aggravata ai danni dello Stato. Coinvolti nomi grossi della politica, della magistratura, delle istituzioni. Gli stessi che avevano gridato al flop (e continuano a ripetere il ritornello) quando Vincenzo Capomolla, subentrato a Luigi de Magistris, aveva ribaltato tutto chiedendo l'archiviazione urbi et orbi. Nell'aula “C”, al piano terra del nuovo Tribunale di Catanzaro, si muovono, si raggruppano, parlottano e commentano: Michele Cannizzaro (Dir. Gen. ASL San Carlo a Potenza), Emilio Nicola Buccico (membro del Consiglio Superiore della Magistratura e successivamente Senatore componente della Commissione Antimafia), Pietro Gentili (Colonnello dei Carabinieri), Marco Vitale, Filippo Bubbico (Presidente Regione Basilicata e successivamente Sottosegretario alle Attività Economiche), Giuseppe Labriola, Felice Viceconte, Michele Vita ciascuno rappresentato da uno o più avvocati. Tutto cessa appena entra il giudice e comincia l'appello. Frasi di circostanza, elenco degli indagati e registrazione delle presenze e dei legali rappresentanti. Ciascuno precisa di avere una delega piuttosto che una nomina, qualcuno è nominato d'ufficio. Emilio Nicola Buccico ha cambiato avvocato e ci tiene a far sapere al Gip ed a tutti i presenti che il precedente, Avv. Frigo, oggi è Consigliere della Corte Costituzionale. La questione è irrilevante e non viene annotata. Risultano “non comparsi”: Vincenzo Tufano (Procuratore Generale a Potenza), Gaetano Bonomi (sostituto Proc. Gen. a Potenza), Felicia Genovese (Sost. Proc. a Potenza), Giuseppe Chieco (Procuratore Capo a Matera), Iside Granese (Presidente Tribunale di Matera), Vincenzo Vitale, Arnaldo Mariotti, Massimo Goti (dirigente Ministero Attività Economiche), Vincenzo Barbieri (Ispettore Ministero della Giustizia), Luisa Fasano (Capo della Squadra Mobile di Potenza), Vito De Filippo (Assessore Giunta della Regione e attualmente Presidente della Regione Basilicata), Elisabetta Spitz (Dirigente Ufficio Catasto), Giuseppe Pepe, Nicolino Lopatriello, Nicola Montesano, Vito Santarsiero (Presidente della Provincia di Potenza, attualmente sindaco di Potenza), Vincenzo Mauro, Massimo Cetola (Generale dei Carabinieri), Emanuele Garelli (Generale dei Carabinieri), Nicola Improta (Colonnello dei Carabinieri), Pietro Giuseppe Polignano (Colonnello dei Carabinieri), Biagio Costanzo. Anche se la D.ssa Felicia Genovese verrà avvistata nei pressi dell'aula di lì a poco. Ma l'udienza è brevissima per difetto di notifica ad alcuni degli indagati. Si proseguirà il 4 ottobre 2010 ed il Gip raccomanda formalmente alla cancelleria di seguire con attenzione le notifiche. “Ognuno dovrà potersi difendere e potrà farlo in tempi congrui”, con questa rassicurazione si chiude un'udienza appena aperta. Non è il caso di anticipare giudizi, nemmeno condanne o assoluzioni. Seguiamo il processo, fin quando la legge ce lo consentirà, e diamone contezza ai lettori. Questa è l'informazione libera. Questo è il lavoro del giornalista. Come si evince, Toghe Lucane è ancora aperta e chi ha detto il contrario diceva cose non vere.
    Filippo de Lubac
    Pubblicato da Filippo de Lubac a 19.06 0 commenti
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  2. venerdì 18 giugno 2010
    Avevano detto che Toghe Lucane era chiusa, ma non era vero. I vertici della magistratura lucana (e non solo loro)...


    Oggi (18 giugno 2010) si discutono, davanti al Gip di Catanzaro (D.ssa Maria Rosaria Di Girolamo), le opposizioni alla richiesta di archiviazione formulata circa un anno fa per il procedimento penale noto come “Toghe Lucane”. Sono chiamati a difendersi da ipotesi di reato gravissime, alcuni anche dall'associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, trenta indagati, molti dei quali appartenenti a strutture apicali dello Stato: Vincenzo Tufano (Procuratore Generale a Potenza), Gaetano Bonomi (sostituto Proc. Gen. a Potenza), Felicia Genovese (Sost. Proc. a Potenza), Michele Cannizzaro (Dir. Gen. ASL San Carlo a Potenza), Giuseppe Chieco (Procuratore Capo a Matera), Iside Granese (Presidente Tribunale di Matera), Emilio Nicola Buccico (membro del Consiglio Superiore della Magistratura e successivamente Senatore componente della Commissione Antimafia), Pietro Gentili (Colonnello dei Carabinieri), Vincenzo Vitale, Marco Vitale, Filippo Bubbico (Presidente Regione Basilicata e successivamente Sottosegretario alle Attività Economiche), Arnaldo Mariotti, Massimo Goti (dirigente Ministero Attività Economiche), Vincenzo Barbieri (Ispettore Ministero della Giustizia), Luisa Fasano (Capo della Squadra Mobile di Potenza), Giuseppe Labriola, Vito De Filippo (Assessore Giunta della Regione e attualmente Presidente della Regione Basilicata), Elisabetta Spitz (Dirigente Ufficio Catasto), Giuseppe Pepe, Felice Viceconte, Nicolino Lopatriello, Nicola Montesano, Michele Vita, Vito Santarsiero (Presidente della Provincia di Potenza, attualmente sindaco di Potenza), Vincenzo Mauro, Massimo Cetola (Generale dei Carabinieri), Emanuele Garelli (Generale dei Carabinieri), Nicola Improta (Colonnello dei Carabinieri), Pietro Giuseppe Polignano (Colonnello dei Carabinieri), Biagio Costanzo. L'inchiesta, come si ricorderà, era condotta dal PM Luigi de Magistris cui era subentrato il Dr. Vincenzo Capomolla a seguito del trasferimento disciplinare disposto dal CSM. Duecentomila pagine in 114 faldoni, testimonianze di magistrati che denunciavano gravissime anomalie nella gestione di diversi procedimenti giudiziari. Riscontri documentali e telefonici. Tutto inutile, secondo Capomolla, a sostenere l'accusa in giudizio. Di diverso avviso alcune delle persone offese che hanno presentato i ricorsi di cui si discuterà oggi davanti al Giudice per le Indagini Preliminari, D.ssa Di Girolamo. Ma, a quanto risulta da notizie interne al Palazzo di Giustizia catanzarese, l'udienza non si terrà per alcuni difetti di notifica. É proprio un peccato che 30 indagati debbano restare ancora con la spada di Damocle del giudizio pendente, ma è altrettanto scorretto che si diano per estranei ad ipotesi criminose su cui ancora deve pronunciarsi il Tribunale. Come se il giudizio fosse scontato, come se 200 mila pagine di atti non ci fossero, come se bastasse una richiesta di archiviazione, come se la giustizia fosse affare privato. Al punto da non dare nemmeno la notizia dell'udienza odierna. Scommettiamo?
    Filippo de Lubac
    Pubblicato da Filippo de Lubac

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