martedì 23 settembre 2008

L’Italia non va? Fuciliamo il Sud

cominciato col Sud dei professori: poco preparati e un po' incompetenti. Ma visto che ci siamo, non meno ignoranti gli studenti (sempre del Sud). Poi, non vogliamo parlare degli statali, magari quelli fannulloni del ministro Brunetta e anch'essi in gran parte meridionali? E i soldati, i soldati, pure loro quasi tutti terroni? E gli operai della Fiat, non erano in stragrande maggioranza immigrati? Da dove lo prendi e prendi, questo Mezzogiorno è una schifezza. Forse Bossi, che in questi giorni sembra più un agnellino che un lupo nel bosco, stavolta ha forato. È stato lui a innescare la campagna di fine estate, è stato lui a piazzare la prima legnata ai docenti non padani, perché uno aveva osato maltrattargli il figlio. Così ha creato un casotto proprio quando, volendo far passare il federalismo senza troppo chiasso, fa di tutto per non far volare una mosca. Se il Sud fosse tutto come lo descrivono, allora non si capisce questa Italia chi l'ha mai fatta. Non si capisce il boom della loro industria tenuta su dai cafoni con la valigia di cartone. Non si capisce il livello culturale superiore dei loro ragazzi in mano a docenti così poco nordici. E le forze armate, che hanno voluto per la sicurezza delle loro città, sarebbero roba da operetta. Né si capisce da dove escono tante loro banche, imprese, università, amministrazioni, cliniche d'eccellenza condotte da odiati sudisti: che, vedi vedi, lasciate le amare terre e andati da loro si sono dimostrati i fuoriclasse che sono (a proposito, Gattuso del Milan è improvvisamente un brocco?). E poi, visto che andiamo verso il federalismo come verso un destino (e non si capisce ancora bene perché), è stata proprio la scuola il primo esempio di federalismo. Autonomia, autonomia: ciascuno si scelga i suoi programmi. Così, a fianco alla grammatica e al triangolo isoscele, sono grandinati corsi di teatro, di taglio e cucito, di tecniche di autostima, di giardinaggio. Quella autonomia che ora lo stesso Bossi e la ministra Gelmini ci rinfacciano dicendoci che siamo la spazzatura d'Italia. Allora, se è così, non ci fregate più: niente federalismo senza i mezzi per non fare la figura dei fessi. Perché se è vero che anche la nostra scuola è di serie B come tutto il resto, noi ne siamo le vittime non i responsabili. In questa scuola i signori dell'Alta Italia non ci vogliono lavorare, con quei quattro soldi non ci pensano neppure, mentre noi peoni dobbiamo accontentarci tranne poi essere svillaneggiati. Ed è femminile da morire, visto che solo le donne possono accontentarsi di 1700 euro dopo 35 anni di carriera. Per vedere spuntare poi una ministra altrettanto donna, con gli occhialetti da prima della classe, e sentirsi dire che sono pure scarse senza forse aver mai visitato un'aula, almeno dalle nostre parti. Inutile indagare se è stata inventata da paisà l'attuale scuola nella quale l'asino non è asino ma uno che ha un debito formativo. Nella quale non si boccia altrimenti non si iscrive più nessuno, si perdono le cattedre e spariscono anche gli scarsi fondi. Nella quale si rischia di impiegare più tempo con i profili psicopedagogici dei ragazzi che con la sintassi. Nella quale se cacci fuori un bullo sei assalito da torme di genitori vocianti e sei responsabile di traumi esistenziali. Nella quale ci si sente più in trincea che protagonisti dello sviluppo civile e culturale del Paese. Nella quale si è costretti a produrre più carta che sapere. E nella quale spesso si parla più di Pon e Pof e di dinamiche sociali che di Garibaldi. Scuole a rischio in quartieri di confine, abbandonate in contrade di campagna, isolate in paesi che si spopolano, neglette a Dio e agli uomini. E se i nostri baldi ragazzotti sono i meno preparati d'Europa, insegnanti al muro. Bel modo per farli rispettare dagli stessi baldi ragazzotti. È tutta l’Italia a essere inefficiente, e il Sud peggio. E il Sud non può essere Sud e funzionare a meraviglia, scuola compresa, altrimenti non sarebbe Sud. Fa il suo mestiere la Gelmini quando parla di ritorno del voto (condotta compresa), di grembiuli, di premio al merito. Ma è provvidenziale l’autogol dei profeti del federalismo sui docenti. Noi (nel senso di meridionali) siamo degli sciagurati per come siamo riusciti a buttare tanti soldi senza un risultato. Fino al punto che il nostro problema non sono i soldi che mancano ma come li utilizziamo. Ma se pretendono che non siamo impreparati e incompetenti come sarebbero gli insegnanti, parliamo prima o taceremo per sempre. Se il Sud deve partire come se fosse una scuola senza riscaldamento, senza biblioteca, senza palestra, senza laboratori, puntiamo i piedi e diciamogli che questo federalismo non passa perché non possiamo essere eroi. E di santi come padre Pio ne nasce uno ogni tre secoli.

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