Alcuni organi di informazione hanno pubblicato di recente articoli e servizi giornalistici rispondenti, esclusivamente, ad una strategia di marketing e di ricerca del consenso locale da parte delle compagnie petrolifere, con l’intento di mascherare i gravi problemi causati all’ambiente e alla salute dei cittadini dall’estrazione del petrolio in Basilicata. Questi articoli, nel descrivere a mo’ di reportage turistico la visita in Norvegia e presso i giacimenti petroliferi della Shell - fatta da alcuni giornalisti lucani assieme a non meglio specificati funzionari regionali - riportano l’intervista a Tom Botts, numero uno della compagnia anglo-olandese, il quale ribadisce l’interesse della Shell per la Basilicata, riferendo “di aver già presentato altre 4 richieste di esplorazione nell’area della Val d’Agri”. Non solo. Tramite questi giornalisti-ambasciatori fa sapere ai lucani che la compagnia gode “di ottima esperienza nei rapporti con le comunità in Olanda” presentandola come esempio da imitare anche nella nostra regione.
Peccato, però, che i cittadini olandesi non la pensano allo stesso modo, avendo citato in giudizio la Shell, poi condannata - da un magistrato - al pagamento di una multa di 153.000 dollari per aver tenuto nascosta una fuga di gas nocivo avvenuta nel 2004 in un impianto locale. La compagnia aveva dichiarato la fuoriuscita del gas nocivo solo dopo 3 mesi, minimizzando l’entità dei danni. Le indagini del magistrato, invece, hanno accertato la fuga di 5,3 tonnellate di materiali inquinanti ed altri incidenti avvenuti sempre presso impianti della Shell.
Per correttezza e diritto di replica, la OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) – Coordinamento territoriale apartitico di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini - chiede a tutti gli organi di informazione locali di pubblicare la notizia sopraccitata e continua a denunciare il grave problema dell’assenza di monitoraggi ambientali in Basilicata per tutti gli inquinanti petroliferi quali l’idrogeno solforato, gli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), il benzene ed i COV - pure prescritti alla Regione dalle autorizzazioni ambientali per il Centro Olii di Viggiano (parere VIA dei Ministeri Ambiente e Beni Culturali del 5 /2/1999) e per i pozzi in Val d’Agri e nelle valli del Sauro Camastra. In assenza di una completa rete regionale di monitoraggio e della diffusione dei dati rilevati per tutti gli inquinanti petroliferi, si paventerebbe uno stato di grave illegalità con danni all’ambiente e alla salute dei cittadini.
La OLA auspica, pertanto, che i giornalisti lucani rinuncino - in questa grave situazione - a tessere le lodi delle compagnie petrolifere e chiede il rispetto dell’obiettività e della deontologia professionale nell’affrontare le problematiche connesse al petrolio in Basilicata, soprattutto per fugare ogni possibile ma ragionevole dubbio circa la natura commerciale dei servizi giornalistici citati.
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