giovedì 17 luglio 2008

Scaloia: le scorie tra i calanchi della provincia di Matera

EUGENIO OCCORSIO (Affari Finanza di Repubblica)
Il problema dei siti nucleari? E’ già risolto. Sarà ripristinata l’originaria vocazione di Montalto, Caorso e probabilmente Trino Vercellese. Ci sono poi altri 34 comuni di cui il ministro Scajola giura di avere in tasca l’adesione, di cui uno in Sicilia e uno in Sardegna. Persino per lo stoccaggio delle scorie il posto ci sarebbe, fra i calanchi della provincia di Matera. Il governo va avanti con i suoi proclami, ma intanto cresce la perplessità non solo presso i parlamentari dell’opposizione, ma fra economisti e scienziati: «Avete pensato al problema delle forniture di uranio?», attacca Carlo Rubbia, Nobel per la fisica, al convegno organizzato dai radicali venerdì scorso. «Ce n’è pochissimo in tutto il mondo, e il prezzo si sta impennando peggio del petrolio». Il Partito democratico, e tutta l’opposizione, non sono pregiudizialmente contrari. Solo che insistono sui tanti punti ancora irrisolti, sicurezza e soprattutto costi. «E’ vero che la tecnologia si è evoluta, ma non vogliamo che all’ideologia dell’antinucleare si sostituisca l’entusiasmo fanatico del nucleare che porta ad uguali delusioni», dice Emma Bonino. «In tutti questi anni la politica si è disinteressata all’energia». Il problema è solo di sicurezza? «Su questo punto risponde la Bonino parlano le notizie inquietanti degli incidenti in Svezia e Francia (dove la centrale di Tricastin è stata chiusa per la fuoriuscita di acqua radioattiva, ndr). Ma poi manca un quadro corretto dei costi e della loro copertura. C’è l’esempio della Finlandia, dove stanno costruendo una centrale e sono in ritardo di due anni sui tempi previsti e del 50% sul budget. Da noi, il governo ha detto che entra dicembre renderà noti i criteri per i siti, e poi farà la conferenza programmatica: non sarebbe più logico invertire i tempi?».La partita dei costi è controversa. L’Enel sostiene che servono cinque centrali al costo di 3,54 miliardi di euro l’una, quindi una ventina di miliardi, e si dice in grado di autofinanziare l’investimento. Francesco Troiani, responsabile per l’Enea del nucleare, è più ottimista: «Siamo intorno ai 3 miliardi, per i tempi parliamo di 7/8 anni, ma soprattutto teniamo presente che grazie ai miglioramenti tecnologici la durata di vita di una centrale si sta allungando oltre i 30 anni». Giuseppe Zampini, amministratore delegato di Ansaldo Energia, puntualizza: «Servirebbero, per poter arrivare al 2025% del fabbisogno elettrico, come indicato dal governo, una decina di reattori di terza generazione per un costo complessivo di 2040 miliardi di euro. Quanto ai tempi, a noi cinque anni basterebbero compresa la progettazione, sempre che il governo semplifichi l’iter autorizzativo, che oggi prevede ben 24 diversi permessi tutti ugualmente difficili da ottenere». Quanto al combustibile, c’è l’avvertimento di Rubbia: «Se la dinamica sarà la stessa che l’uranio ha seguito dal 2000 ad oggi, aumentando di venti volte da 7 a 130 dollari per libbra, potrebbe arrivare a 500, e il costo dell’elettricità nucleare schizzerebbe da 40 a 65 euro per Megawatt, un livello insostenibile». Si aggiunge il problema della disponibilità: «Le riserve conosciute valgono non più di una trentina d’anni, per due terzi il mercato dipende dalle forniture militari, e il più grande impianto di estrazione, quello di Cigar Lake in Canada, tarda ad entrare in esercizio».Contro l’entusiasmo del governo, e le affermazioni avventate come quella di Berlusconi che al G8 ha proclamato che «saranno costruite mille centrali nucleari», frenano anche economisti che non possono certo essere accusati di antinuclearismo ideologico, come Alberto Clò, docente di Economia industriale all’Università di Bologna: «In tutto il mondo, la costruzione di centrali nucleari si è praticamente fermata da vent’anni a questa parte. Perché? Perché, principalmente per il costo elevato degli impianti, l’era nucleare è finita. Le liberalizzazioni concorrenziali l’hanno messo fuori mercato, e descrivere un’industria nucleare sana significa solo metterla in politica. Se si vuole riaprire il discorso, va eliminata la faziosità». Viste le premesse, si allontana più l’ipotesi che alla costruzione delle centrali possano partecipare i privati. «Sono in ballo investimenti giganteschi, che lo stato prima di affrontare intanto deve intraprendere un dibattito democratico ben diverso da quello avviato in Italia spiega la Bonino e poi deve chiedersi: ma siamo proprio sicuri che una tale massa di risorse non potrebbe essere più convenientemente canalizzata verso investimenti nelle fonti alternative, davvero pulite e meno pericolose, per non parlare di seri programmi di sviluppo sostenibile e risparmio energetico? Noi vogliamo aprire un dibattito che parta da un’analisi obiettiva, mentre gli annunci del governo prescindono da una strategia trasparente e consapevole. Abbiamo l’impressione che il governo parli di centrali nucleari come se fossero edifici qualsiasi».Spettatore interessato all’esito delle polemiche in corso, è l’Ansaldo Energia, azienda pubblica di riferimento per l’eventuale rinascita del nucleare italiano. Zampini, Ceo del gruppo, conferma: «Alcuni dei siti che hanno ospitato centrali nucleari potrebbero essere rianalizzati a fronte delle nuove norme che il governo varerà. Caorso e Montalto potrebbero essere riconsiderati. Escluderei Latina e Garigliano perché intorno ad essi sono nate case, fabbriche, coltivazioni». Per Trino il discorso è più complesso, e prima di ripristinarlo servirebbero lavori di riassetto territoriale. E il sito di stoccaggio di Scanzano, in Basilicata? «Quando fu identificato, 25 anni fa, furono fatte accurate analisi fisicogeologiche che ne accertarono l’affidabilità. Non credo che le condizioni geologiche siano cambiate. Però per prima cosa vanno tenuti presenti gli avanzamenti nel ciclo del combustibile, che viene oggi trattato e ritrattato all’interno dell’impianto in sicurezza, e la parte di rifiuti è minima. La sostanza più pericolosa è il plutonio, ma ne escono alla fine solo 9 chili per ogni tonnellata di combustibile impiegato, una quantità che ritengo gestibile». Zampini, 62 anni, era nel gruppo dirigente della Nira (Nucleare italiana reattori avanzati) negli anni ‘70 e ’80: «Dopo il referendum del 1987, in una settimana perdemmo ordini per tremila miliardi di lire», ricorda. Ora, come segnale di goodwill ha annunciato la quotazione in Borsa dell’Ansaldo Energia entro i primi mesi del 2009, e vuole portare il fatturato dal miliardo del 2007 a 1,7 del 2010. «E’ urgente rilanciare la scuola italiana. Avevamo 1.500 ingegneri fra i più preparati del mondo, ora siamo in 200. Abbiamo cercato di mantenere le competenze lavorando all’estero: al Superphoenix in Francia, all’impianto di Cernavoda in Romania, alla centrale di Sanmen in Cina, nei programmi sperimentali internazionali». Oggi, il 75% di un impianto può essere realizzato dall’industria italiana contro il 90% del passato: per riqualificare i tecnici nazionali, l’Ansaldo ha varato con l’Istituto di fisica nucleare del Cnr, un master in ingegneria specializzata che partirà in autunno a Genova. «L’obiettivo è reinserirsi in un gruppo di paesi all’avanguardia, realizzando i reattori di terza generazione avanzata per essere pronti a intraprendere la quarta generazione, che però non potrà partire prima del 2040: non possiamo aspettare fino ad allora

6 commenti:

  1. A proposito delle scorie nucleari. La reazione è istintiva ma giustificata a mio avviso perchè non si può pensare che questa sia solo e soltanto una terra a disposizione che solo e sempre deve dare (petrolio, acqua, emigranti, ecc.ecc.). Forse qualcuno dovrebbe ricordare a questo Scaiola, uno che fu allontanato da un precedente governo per una infelicissima battura su di un morto (Marco Biagi), che a quel governo i lucani hanno fatto un culo a tarallo e che saremo pronti a farglielo ancora, senza problemi!

    RispondiElimina
  2. Diventerà sito militare così nè tu nè nessuno potrà più far nulla. Napoli docet.
    Avresti dovuto pensare a questo quando hai votato Latronico.

    RispondiElimina
  3. Non dire cazzate sul sen. Latronico, a sinistra ve lo sognate uno come lui.

    RispondiElimina
  4. emenomale... siamo già messi male con quelli che abbiamo....
    Secondo te se avessimo avuto buoni politici saremmo tra le regioni più povere e degradate del Paese? Pensa un pò alle risorse che abbiamo. Tutto dono della natura ma che i nostri "politici" non sanno gestire. Riescono a guardare solo fino alla punta del loro naso (e portafogli)?
    Dai. Su. Cerca di essere obiettivo. Vota per chi ti pare ma riconosci i meriti e i demeriti tanto a dx quanto a sx (peccato che i meriti siano veramente pochi!)

    RispondiElimina
  5. Voto per chi mi pare senza che me lo debba dire tu o qualcun altro. Buoni politici, oltre Colombo, e qualcun altro di secondo piano, non ne abbiamo avuti. Scontiamo ovviamente il fatto di essere una regione piccolissima che ha pochissimi parlamentari, di qualità non eccelsa, che pensano più che altro a come sistemare se stessi e qualche parente. Pensa a quanti rappresentati hanno regioni come la Sicilia, la Lombardia ecc. Quando si vota sono loro la maggioranza. Personalmene voto Latronico perchè mi sembra uno che ha stoffa, ce l'ha da sempre e spero che emerga in questa legislatura che è la sua prima. Vediamo.

    RispondiElimina
  6. NOSCORIE TRISAIA
    MOVIMENTO ANTINUCLEARE
    Mail noscorietrisaia@libero.it

    MAP NST 2108 del 17.07.2008


    I CALANCHI,LA TRISAIA e LA BASILICATA NON SONO IL "MERDAIO
    D'ITALIA" REGIONE, PROVINCIA E PARLAMENTARI RESPONSABILI


    Gli attacchi mediatici gratuiti verso la Basilicata da parte degli amministratori di Ansaldo nucleare e Edison sul sito di Scanzano Jonico mostrano chiaramente che dietro l'operazione deposito nazionale ci sono solo ed esclusivamente interessi economici di parte. Altro che conoscenza scientifica o tecnica sull'ambiente sul territorio !. I parlamentari e i ministri che spalleggiano
    queste aziende, dal canto loro, fanno il gioco della lobby nucleare e sono complici dei flussi finanziari pubblici che arriveranno a queste aziende in virtù di un ipotetico ed irrealizzabile interesse comune(riduzione bolletta elettrica).Le news sul deposito unico nei calanchi su
    repubblica fanno comunque parte della strategia dei nuclearisti che vogliono realizzare il sito ove mettere le scorie radioattive nel nostro territorio. Il presidente De Filippo dica a Berlusconi e a Scaiola che la Basilicata non può essere in nessun modo interessata né al sito nazionale di scorie, né ad altre attività di ricerca o produzione nucleare. La Regione istituisca
    d'urgenza il parco dei Calanchi e si attivi per una riconversione del centro Enea di Rotondella in una scuola-università sull'energia rinnovabile. Identica responsabilità per le autorità provinciali e comunali dei territori. Auspichiamo inoltre che i parlamentari lucani (PDL in testa)oltre a
    dire no al deposito unico di scorie e a chiedere al governo chiarimenti e smentite su quanto trapelato sui giornali nazionali sul sito dei calanchi, chiederanno altresì la restituzione delle barre americane di Elk River agli Stati uniti d'America quali legittimi proprietari e attualmente custodite nel centro della Trisaia (unico sito italiano che non si è liberato dal combustibile nucleare).

    Per onestà scientifica, etica e intellettuale chiediamo a tutti i parlamentari lucani di non votare leggi e emendamenti che conterrebbero norme che finanziano la lobby nucleare, vedi la distruzione e privatizzazione dell'Apat ,utilizzo finanziamenti Enea solo per il nucleare,l'accorpamento di aziende come Sogin e Ansaldo Nucleare, dove sistematicamente i fondi pubblici vanno a finire in quelli privati (così come auspicato dal ministro Scajola ).Le dichiarazioni di Quadrino di Edison sul finanziamento privato del nucleare è falso e ingannevole. Lo dimostra la Sogin che per smantellare e mettere in sicurezza gli impianti sopravvive con soldi pubblici , nessun privato gestirebbe le scorie millenarie a sue spese dopo aver terminato la produzione di energia da una centrale. E' vergognoso inoltre che con soldi pubblici il decommisioning e la messa in sicurezza dei siti italiani sia appena al 10% , mentre Sogin nel 2007 denuncia grossi utili . Nonostante tutte le emergenze ambientali ,sociali e d occupazionali che colpiscono la Basilicata non è pensabile che sul sito nazionale di scorie qualcuno possa nascondersi dietro il segreto di stato o dire che non sapeva, così come nel 2003. Se qualche funzionario regionale conosce la realtà presentata oggi da Repubblica come "indiscrezione" parli ora. E' dal 2003 infatti che le associazioni e i movimenti ripetono sempre le stesse cose sui calanchi e su Trisaia ,auspicando una riconversione produttiva per il territorio Inoltre la regione Basilicata è capofila nella commissione tecnico scientifica per indicare i criteri di scelta del sito nazionale di scorie con il suo rappresentante l'ing. Scuderi. Nel 2010 ci saranno le elezioni regionali e nel ritenere responsabili del futuro della Basilicata Regioni , Province e parlamentari nessuno può permettere che la nostra terra diventi il merdaio d'Italia.

    Assessore Santochirico: “A Montalbano un’area protetta che integri conservazione e sviluppo”
    Le creste argillose disegnate dall’erosione della collina di Montalbano Jonico diventeranno area protetta. L’assessore regionale all’Ambiente, Territorio e Politiche della sostenibilità, Vincenzo Santochirico, ha avviato l’iter per istituire la Riserva naturale dei Calanchi. La decisione è stata assunta nel corso di un incontro al quale hanno preso parte anche il sindaco di Montalbano, Leonardo Giordano, e rappresentanti di Legambiente, associazione che già nel 2003 aveva inoltrato alla Regione una richiesta in tal senso. La Riserva naturale interesserà “Tempa Petrolla”, un’area che ricade sul versante occidentale della collina di Montalbano, e che racchiude un importante patrimonio anche dal punto di vista scientifico, essendosi formato nell’arco di oltre un milione di anni. “La decisione di avviare l’iter per istituire la Riserva naturale dei Calanchi – dichiara Santochirico - rappresenta uno sforzo di recupero e riqualificazione di un paesaggio suggestivo, che integri conservazione e sviluppo. Il geosito di ‘Tempa Petrolla’ è, in effetti, un condensato di storia, economia e natura, e con l’istituzione della Riserva naturale potrà diventare anche un luogo di ricerca, laboratorio in cui la salvaguardia dell’ambiente si unisce alla ricerca di nuove strade per lo sviluppo. La Riserva naturale dei Calanchi – ha aggiunto Santochirico - si inserisce in una strategia di sistema per pianificare lo sviluppo sostenibile. Tra le colline di Montalbano, infatti, è possibile realizzare un modello che potrà essere valido anche per il territorio circostante, in grado di coniugare la tutela dell’ambiente con lo sviluppo economico delle popolazioni residenti. Elementi centrali di questo modello di sviluppo sono l’agricoltura, il turismo naturalistico, i servizi ambientali, i centri di animazione culturale. Un primo e importante passo per la salvaguardia di un ambiente naturale fragile, con il quale si dà ulteriore impulso ad una riflessione complessiva sulle scelte che potranno riguardare un’area protetta più vasta nel suggestivo paesaggio dei Calanchi”. “Da tempo, consapevole della grande ricchezza in termini di risorse ambientali e di biodiversità presente sul proprio territorio, la Regione ha impostato la propria politica di sviluppo sulla protezione del patrimonio naturale esistente. Insomma – conclude l’assessore Santochirico -, la Basilicata va delineandosi come regione-parco, capace di coniugare le esigenze di tutela delle risorse naturalistiche con il governo e la crescita del territorio”. La fase istruttoria prevede che il progetto sia sottoposto al parere del Comitato tecnico-scientifico e quindi discusso nell’ambito di una conferenza di servizi.

    RispondiElimina