mercoledì 16 luglio 2008

Macculi, un giallo irrisolto

FILIPPO MELE(gazz.del Mezzogiorno)
l P O L I C O R O. Omicidio di Nicola Macculi, avvenuto nella notte del 7 marzo del 2006, in contrada Bertilaccio: c’è un nuovo vigore alle indagini su questo ennesimo “delitto irrisolto” di Basilicata e del Metapontino. I carabinieri della Compagnia di Policoro, coordinati dal cap. Fernando Carbo n e, stanno conducendo, a quanto è trapelato, stante il riserbo tenuto dagli investigatori, nuovi accertamenti tecnici sul caso. Di che natura siano non è dato di sapere. Risulta, tuttavia, che il cap. Carbone,
succeduto dal novembre scorso al cap. Pasquale Zacheo, ha ripreso tra le sue mani il fascicolo e lo sta “attenzio n a n d o ”.
Non è escluso che, al termine degli accertamenti tecnici, vengano sentite persone informate dei fatti. Ma ritorna la domanda rituale di fronte ad omicidi avvenuti ad anni di distanza, nel caso a due anni e quattro mesi: si riuscirà a scoprirne l’autore? Domanda dalla difficile risposta. Procura della Repubblica ed Arma, è sicuro, non lasceranno nulla di intentato per dare un volto ed un nome ad un omicida. Macculi, 45 anni, incensurato, agricoltore, padre di due figli, fu rinvenuto alle ore 15 del 9 marzo dalla moglie e dal cognato nei pressi della stradina di accesso alla sua casa rurale. «Sembrava che dormisse», dissero quanti lo videro esanime, con la testa sotto un enorme fico d’India. L’autopsia accertò che egli era morto dissanguato per la rottura dell’arteria femorale della gamba sinistra. Furono accertati tre fori di entrata. Tutta la parte sinistra del suo pantalone era intriso di sangue. Il fucile che lo aveva ucciso aveva sparato una cartuccia a pallettoni utilizzata per la caccia al cinghiale. Gli accertamenti tecnici in corso, probabilmente, sono indirizzati proprio a verificare quanti avessero la capacità di preparare una simile cartuccia che, da tempo, non si trova più in commercio. Risulta alla Gazzetta, a proposito, che già in passato siano stati visitati e sentiti dai carabinieri tutti i possessori di fucili da caccia di Montalbano Jonico e Scanzano Jonico. Invano.Ma perché restringere le attenzioni asoltanto a questi due centri? Perché la pista più accreditata dagli investigatori è quelladi un delitto non voluto. Commesso, cioè,per un furto o, ancora più presumibilmente, per un atto intimidatorio finito male. L’assassino, cioè, sarebbe stato scoperto dopoche con una tanica di liquido infiammabile aveva dato fuoco alla cabina di un vecchio furgone parcheggiato nei pressi della casarurale. Macculi pare che da qualche notte dormisse in campagna. Aveva denunciato da mesi atti intimidatori: furti nell’ abitazionedi contrada Bertilaccio, tagli alle gomme della sua auto, l’incendio di una Fiat Croma utilizzata nel podere. Sembra, altresì, che egli si stesse adoperando per dotare di telecamere la casa colonica. Non ha avuto il tempo di installare i congegni elettronici. Egli avrebbe scoperto chi lo minacciava, l’avrebbe inseguito nel buio pesto della notte, avrebbe sparato anche lui un colpo col suo fucile andato a vuoto, ma sarebbe stato raggiunto da quello esploso da chi stava inseguendo. Che, con tutta probabilità, non voleva uccidere. Invece, Nicola Macculi, fu centrato alla gamba sinistra. Morì, secondo l’autopsia, dopo sette ore dalla mezzanotte del 7 marzo 2006.

1 commento:

  1. Pover'uomo, un Padre di famiglia, lavoratore, finire così.
    C'è proprio da chiedersi come fa il giornalista, perchè tanti delitti irrisolti!

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