Incubi che ritornano. Come quelli del deposito unico delle scorie nucleari d’Italia in Basilicata. Ma ritornano anche quanti contro quegli incubi hanno combattuto nel novembre del 2003. Così, ha inviato una sua lettera in redazione don Filippo Lomba rd i , il parroco dell’Annunziata in quel mese fatidico per le sorti del Metapontino.Le cronache si occuparono ampiamente della sua chiesa militante al fianco della gente in lotta. «Leggo sulla Gazzetta - ha scritto don Filippo - delle apprensioni del popolo lucano per le scorie nucleari. Forse cambia lo scenario: dal sito di Terzo Cavone, sul mare, si paventa un sito tra i calanchi, luogo dei miei giochi d’infanzia». Poi, un segno che crea qualche apprensione: «Apprendo la notizia oggi, come allora, 13 novembre 2003, mentre sono in ritiro spirituale a San Giovanni Rotondo. E’ un caso? O la volontà divina vuole che il popolo lucano, sostenuto dalla forza spirituale della fede, faccia sentire ancora forte la sua voce contro l’eventuale decisione di portarein Lucania le scorie?». E don Filippo lasua voce la fa sentire: “Noi lucani non siamo un popolo gretto, che non ha fiducianel valore della scienza o che noncrede nella forza del progresso e che non si rende conto della necessità di risolvereil problema dell’ap p rov v i g i o n a m e n t o energetico. Già tanto diamo alla nazionecon l’estrazione del petrolio. Non vogliamo,però, essere considerati un popolo succube di un Governo centrale cheguarda alla nostra terra come terreno diconquista, o di nessuno, o luogo di interessi
. Cosa fare? «Si faccia il “fede ralismo delle scorie”, a ciascuno le sue,perchè noi già ne abbiamo tante allaTrisaia. O non sarebbe meglio il “fe -deralismo solidale” che dia a ciascuna regione il frutto della propria produttivitàin “intellig enze” e “c e r ve l l i ”, visto che ne esportiamo tanti?». Infine, colui che si inventò il “rosario antiscorie” oche fece precedere i manifestanti antinucleari dalla croce, lancia un appello ai politici: «Il popolo insorge già ora contro i propri politici, che fanno finta di non sapere, come non sapevano allora. E se veramente non sanno, facciano in modo di sapere prima che sia troppo tardi».
. Cosa fare? «Si faccia il “fede ralismo delle scorie”, a ciascuno le sue,perchè noi già ne abbiamo tante allaTrisaia. O non sarebbe meglio il “fe -deralismo solidale” che dia a ciascuna regione il frutto della propria produttivitàin “intellig enze” e “c e r ve l l i ”, visto che ne esportiamo tanti?». Infine, colui che si inventò il “rosario antiscorie” oche fece precedere i manifestanti antinucleari dalla croce, lancia un appello ai politici: «Il popolo insorge già ora contro i propri politici, che fanno finta di non sapere, come non sapevano allora. E se veramente non sanno, facciano in modo di sapere prima che sia troppo tardi».
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