mercoledì 21 maggio 2008

Marinagri: e adesso il Procuratore Chieco chieda di essere trasferito ad altra sede e si proceda al sequestro conservativo dei beni degli indagati.

Riceviamo da Bolognetti e Pubblichiamo
Dispiace, e non poco, la situazione di difficoltà nella quale si trovano imprese e maestranze coinvolte nella vicenda Marinagri. Sarebbe, però, opportuno che lavoratori ed imprese non scegliessero quale bersaglio dei loro strali gli inquirenti, ma coloro che risultano indagati e accusati di reati gravissimi, quali corruzione in atti giudiziari, associazione a delinquere, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di pubbliche erogazioni.L’interlocutore di imprese, maestranze ed acquirenti, non può e non deve essere De Magistris, ma la Regione Basilicata, l’Autorità di Bacino, il Comune di Policoro, gli uffici del Demanio.In una parola, tutti coloro che hanno operato per garantire che i lavori partissero, nonostante i dubbi sollevati da chi nel corso degli anni ha ripetutamente ipotizzato gravi violazioni di legge in materia urbanistica ed ambientale, e non solo.Repetita iuvant, e dunque di fronte all’incredibile faccia di bronzo di alcuni commentatori, e al silenzio di un intero ceto dirigente, ribadisco che per tutelare gli interessi di imprese, maestranze ed acquirenti, sarebbe bene procedere al più presto al sequestro conservativo dei beni degli indagati, anche per evitare che, in caso di condanna, i costi siano scaricati, come sempre, solo ed esclusivamente sulla collettività.La storia certo non si fa con i se e con i ma, nemmeno quella giudiziaria, ma gioverà chiedersi cosa sarebbe successo se nel 2005 la Procura di Matera anziché archiviare il procedimento 121/03 avesse deciso di approfondire le indagini, così come chiedevano i carabinieri della stazione di Policoro. Cosa sarebbe successo se la Giunta regionale non avesse approvato, nel 2001, la delibera con la quale si varava il PPE(Piano particolareggiato esecutivo foce Agri), poi bocciata dal Tar Basilicata nel 2005?E sempre a proposito della Procura della Repubblica materana, gioverà chiedere al Ministero, al Csm e a chiunque abbia occhi per vedere e orecchie per sentire, se sia opportuna la permanenza del dr. Chieco a Matera. A nostro avviso, per restituire un minimo di serenità all’ambiente, il procuratore capo di Matera farebbe bene a chiedere egli stesso di essere trasferito ad altra sede.Se così non dovesse essere, ci sentiremmo in dovere di invocare nuovamente l’intervento del Ministero di Grazia e Giustizia e del CSM per rimuovere situazioni di macroscopica incompatibilità ambientale e funzionale.Ma così come il dott. Chieco dovrebbe avvertire la necessità di chiedere il trasferimento ad altra sede, altri dovrebbero avere la sensibilità di rassegnare le dimissioni dalle cariche attualmente ricoperte, e altri ancora rinunciare all’impunità, pardon, all’immunità parlamentare.Di certo sarebbe opportuno che il sindaco di Policoro Lopatriello rinunciasse alla delega all’urbanistica.

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