giovedì 22 maggio 2008

"Città di Policoro, Ufficio della Protezione Civile"


Si trova nella Prefettura di Matera, al piano terra, nell’ufficio della Protezione Civile. È il piano di emergenza delle dighe che, se per sventura o accidenti una diga ti crolla, spiega cosa bisogna fare, chi bisogna avvisare e quali urgenze affrontare. Sono cose serissime, tanto serie che vi sono scambi di carteggi fra tutte le autorità in materia di dighe, di assetto del territorio e di protezione civile. Il carteggio non lo guardi per caso, né per passare il tempo. È perché qualche preoccupazione ti frulla nel cervello. Magari perché abiti nei pressi dello sbarramento o poco più a valle. Supponiamo che il dubbio venga a chi vuole realizzare un villaggio turistico, una città portuale. Oppure a quei signori che devono autorizzarne le licenze edilizie. O, anche, agli amministratori che redigono il Piano dell’Assetto Idrogeologico e le sue (eventuali) varianti. Beh, in questo caso, puoi trovare utili documenti. Mettiamo il caso che il "villaggio" si voglia fare alla foce del fiume Agri, dalla cartina si nota subito che sono due le dighe realizzate su questo fiume. Aprendo la cartellina in cartoncino, con su scritto "Gannano", ecco un foglietto scritto a macchina, ingiallito, che riporta: "l’eventuale cedimento della diga, interesserebbe lungo la valle territori agricoli scarsamente abitati e lungo la fascia litoranea zone con più insediamenti abitativi. I centri interessati all’evento sono quelli di Heraclea, centro agricolo (oggi Policoro, primo comune per abitanti della provincia di Matera, ndr), lido di Policoro e Scanzano Lido, centri turistici residenziali. Gli effetti potrebbero essere realmente catastrofici se il cedimento avvenisse a causa della diga del Pertusillo (che si trova a monte di quella di Gannano, ndr). In tal caso i 155 milioni di metri cubi d’acqua della diga del Pertusillo si riverserebbero in un invaso che può contenere poco più di due milioni di metri cubi d’acqua". La prefettura è informata, ma conosce le zone interessate dall’onda di piena? Un documento chiarissimo risponde esaurientemente. L’intestazione riporta: "Città di Policoro, Ufficio della Protezione Civile" è indirizzata alla Prefettura di Matera (timbro di arrivo 3 nov. 1998) e riporta la data del 30 ottobre 1998. "Oggetto: Piano di emergenza della diga di Gannano sul fiume Agri. Censimento della popolazione, attività antropiche e infrastrutture a valle dell’invaso ricadenti nelle fasce di sommersione". Il documento è molto formale ma anche estremamente sostanziale: "In riferimento al piano d’emergenza di cui all’oggetto, si trasmettono i dati che interessano la fascia di sommersione del territorio comunale di Policoro con l’indicazione della popolazione residente e fluttuante, nonché il rilievo delle attività ivi ricadenti e riportate in numero trentuno schede e indicate nell’allegata planimetria. Si precisa, altresì, di non tener conto della nota Prot. 15192 del 14.10.1998 a firma del dirigente del terzo settore, Ing. Felice Viceconte. Si precisa altresì che non essendo in possesso delle schede di Codesta Prefettura, ha utilizzato proprie schede come per i precedenti rilievi. Distinti Saluti Ten. Antonio Labate". Segue la mappa dell’intero territorio comunale di Policoro e l’indicazione della fascia di sommersione con bande verdi. Al centro, nel pieno del verde, l’indicazione a caratteri maggiorati: "Ittica Valdagri". Il Comune di Policoro sapeva, anzi comunicava alle altre autorità, che i terreni su cui insisteva l’Ittica Valdagri erano nelle "fasce di sommersione". Lo sapeva nel 1998 e lo sapeva anche nel 2001 quando accoglieva ed autorizzava la realizzazione di immobili destinati ad ospitare abitazioni e alberghi. È cosa normale consentire un rilevante insediamento antropico in un’area soggetta a sommersione che potrebbe essere soggetta ad eventi alluvionali di carattere "catastrofico"? Nello stesso carteggio, si trova un documento del Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto, l’Ente che ha la responsabilità della gestione della diga di Gannano. Parla dell’incarico conferito al Dipartimento di Ingegneria e Fisica dell’Ambiente dell’Università della Basilicata, "per lo studio delle caratteristiche dell’onda di piena delle dighe di San Giuliano e di Gannano". La delibera 2318 del 10.5.1996, assunta dalla giunta regionale presieduta dal Prof. Angelo Raffaele Dinardo, indica l’ammontare del compenso previsto per l’Università: 200 milioni di lire. Non v’è traccia del costoso studio, ma la questione importante ci sembra un’altra. Si scopre che tutti sanno e sapevano da un pezzo che l’area su cui sta sorgendo "Marinagri" era, come dire, alquanto inadatta ad ospitare insediamenti antropici. Non l’hanno detto quando si decideva ed autorizzava l’opera, continuano a tacere oggi. Persino il mondo accademico lucano, come accadde per il deposito di scorie radioattive previsto a Scanzano Jonico, sapeva e nulla ha detto. Si sa, il silenzio è d'oro