Cosimo Padula |
Cosimo
Padula, 20 anni. Imprenditore agricolo dall'estate scorsa quando ha
ultimato gli
studi al liceo scientifico di Policoro. Ha deciso di
continuare e ampliare l'azienda agricola di famiglia: 16 ettari
trasformati fra albicocche e pesche (in campo aperto e sotto serra),
cinque ettari di fragole Candonga Top Quality (associati al Club
Candonga). E poi ortaggi, precisamente insalata e finocchio.
“Il
coraggio di restare in Basilicata”, così ha esordito.
Cosimo Padula con il Padre Vincenzo |
“Ho
usato quella parola perché capita troppo spesso che i lucani per
realizzare i propri sogni, con altrettanto coraggio, scelgono di
andare via dalla loro terra. Mi ritengo fortunato perché ho
un'azienda avviata alle spalle, credo che le imprese e le possibilità
lavorative sorgeranno qui. Il nostro territorio poi è vocato
all'agricoltura, ci offre opportunità nonostante le tante
difficoltà. Per fare agricoltura ci vuole passione innanzitutto solo
così si portano a casa risultati”.
L'origine
della tua passione affonda radici nella tradizione famigliare, cosa
porterai di nuovo in azienda?
“Ho
preso le redini in mano con il sostegno di mio padre e ho deciso di
occuparmi anche della commercializzazione che si rivolge
principalmente al mercato italiano. Voglio che questo magazzino
diventi un punto di incontro per tutti e non sia solo il mio
magazzino. I produttori sono bravi a coltivare, ma hanno difficoltà
a commercializzare. Da noi vengono anche i piccoli dettaglianti, tipo
i fruttivendoli, della zona ma anche di fuori, che acquistano e
rivendono. E' possibile anche vendere ai privati 'a cassetta' non a
chilo”.
Hai
iniziato l'attività ma già hai riscontrato difficoltà, è noto
purtroppo che i tempi della burocrazia sono lenti e non riescono a
seguire i ritmi dell'impresa. A ciò aggiungiamo che la politica, che
dovrebbe pianificare anche attraverso i Psr lo sviluppo del sistema
agricolo, tarda nell'adottare decisioni strategiche.
“Sì,
ci sono difficoltà. Noi abbiamo avviato l'attività contando sulle
nostre forze economiche, non abbiamo avuto aiuti o contributi di
alcun tipo. Dalla politica che, attraverso i suoi interpreti e i
governati, dovrebbe creare i presupposti per favorire il sistema
economico, esigiamo coraggio, trasparenza e tempestività. Hanno il
dovere di programmare con ragionevolezza per il bene di tutti”.
Nel
Mezzogiorno c'è ancora il vecchio retaggio di pensare
all'agricoltore più come contadino che vero e proprio
imprenditore...
“Sì,
ho riscontrato anche questo. Oggi l'agricoltore deve essere ben
istruito, stare al passo con i tempi e l'innovazione. Deve saper
intrattenere rapporti, aprire i propri orizzonti. Oggi l'agricoltore
è un imprenditore. I nostri nonni forse erano più contadini, a noi
che siamo la nuova generazione tocca fare il salto di qualità,
apportare il nostro contributo in termini di modernizzazione sempre
nel rispetto dell'ambiente e dell'etica del lavoro. Il passato,
sicuramente, è stato importante, senza di esso non avremmo questo
presente, tuttavia la combinazione 'esperienza e innovazione' darà i
suoi risultati.