venerdì 13 marzo 2015

Pittella: 'operazione verità' o silenzio sui danni del petrolio?

Incontro con i giornalisti per “sgomberare il campo” da Presa diretta e Kilimangiaro

di Eugenio Bonanat

a Basilicata 24
Qualche lucano si era illuso che “l'operazione trasparenza sul petrolio” illustrata
stamani dal Governatore Pittella ai giornalisti, fosse il momento delle verità scomode finalmente svelate.

Qualcuno pensava che finalmente Pittella potesse pronunciare a voce alta i lemmi Pertusillo, invaso di acqua potabile. E idrocarburi. Oppure Centro Oli e Tecnoparco. Qualcuno immaginava che Pittella potesse parlare senza timori dei danni collegati allo smaltimento degli scarti petroliferi che in questi ultimi anni hanno castigato le terre del pecorino e le acque del Basento. Qualcuno pensava che finalmente si potesse far chiarezza su cosa sputa quella lingua di fumo e fuoco che si leva alta sopra l'impianto di trattamento petrolifero di Viggiano (il Cova). Che stupore se addirittura avesse fatto riferimento agli affari della Total. Alle discariche di veleni in attesa di bonifica lasciate in eredità dopo le perforazioni degli anni '90. Un bel lascito farcito di idrocarburi nei terreni e manganese nelle acque. Il comune di Corleto, due settimane fa, ha posto il divieto di utilizzo delle acque al di sotto del pozzo Perticara 1 proprio perché ancora custodiscono quei veleni. Ma parlare di tutto ciò non era conveniente. E allora il coniglio tirato fuori dal cilindro di Pittella è stato un altro. C'è bisogno di un “sussulto di responsabilità per rilanciare la Basilicata”. E così il Governatore ha convocato la stampa “per sgomberare il campo dai dati erronei alimentati da trasmissioni nazionali che non hanno detto la verità”. Il riferimento, chiaro, va al Kilimangiaro e a Presa diretta. Come hanno osato sporcare il bianco di Matera col nero del petrolio? Già. Quello che i lucani devono sapere, al massimo, è che “in Basilicata ci sono 40 pozzi attivi” dell'Eni più i “10” di Total che entreranno in funzione a partire dal 2017. Poi tanti numeri ragionieristici su “coltivazione di idrocarburi e istanze di permessi di ricerca”. Tutto funzionale a smontare l'idea di regione gruviera e a seminare sul campo la vera verità. “Sull'articolo 38 avevamo ragione noi”. Tradotto vuol dire che saranno i dipartimenti lucani a decidere sulle nuove concessioni 'fin a quando' il ministero dello Sviluppo economico, sentito quello all'Ambiente, e previa consultazione di Regione, Province e Comuni, non redigerà un piano delle aree destinate ad estrazioni. Questione di tempo. Poi la palla sarà definitivamente nel campo dei ministeri e del premier. Fine della sovranità territoriale. Ma ciò non si può raccontare. E soprattutto fate attenzione, perché se per “operazione verità” qualcuno, legittimamente, dovesse ancora pensare ai danni del petrolio (presenti e futuri) sulla catena alimentare, compresa l'acqua che beviamo, ha sbagliato Palazzo. Non cerchi risposte a via Anzio (sede della Regione).