venerdì 13 febbraio 2015

Così la Regione raschia la vita dei dializzati» Proteste negli ospedali: terapia posticipata o sospesa.

 Tagli ai contributi regionali in Finanziaria; i malati: «Atto gravissimo, ingiusto e ignobile».
Negli ultimi due anni la Regione ha accumulato un debito di 6 milioni di euro
di MARIATERESA LABANCA

NON sarà il solito sciopero. Protesteranno sì, ma di certo non scendendo in piazza. Molto peggio: posticiperanno o rifiuteranno le cure per un giorno. Quelle cure necessarie per la loro stessa vita. Perché quell’articolo 21 della nuova legge Finanziaria della Regione «è una vergogna». Non usa mezzi termini il segretario regionale dell’associazione emodializzati dialisi e trapianto (Aned), Donato Andrisani. Parla a nome di molti malati, il rappresentante della onlus che in una lettera particolarmente sentita accusa il presidente della Regione: «Altro che fondo del barile, Pittella ha raschiato sulla pelle dei dializzati». 

E non è l’unico a esternare indignazione contro le nuove previsioni della legge di Stabilità. Lo hanno fatto anche il Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia, che in aula avevano cercarto di cambiare l’articolo. Invano. Ma in prima fila ci sono soprattutto loro: dializzati, trapiantati di rene, talassemici, pazienti affetti da altre patologie del sangue e i loro familiari. Protestano contro il taglio ai contributi regionali che fino a oggi sono stati erogati a favore dei pazienti affetti da questi tipi di patologie. Risale al 1981 la legge regionale che istituiva tali contributi. Prevedeva che la Giunta procedesse all’adeguamento economico in base al solo reddito individuale. Fino al primo gennaio del 2015 le fasce erano così scaglionate: 238 euro per redditi individuali fino a 26.000 euro, 119 per redditi compresi tra i 26 e i 31 mila euro. Cifre che da quindici anni non venivano aggiornate. «Dopo i confronti con gli uffici regionali -
 spiega il segretario della onlus - ci aspettavamo modiche, ma con una sostanziale conferma del sostegno ai pazienti»

. E, invece, la scelte della Giunta sono andate in tutt’altra direzione. Nuove fasce di reddito, questa volta in base all’Isee (reddito familiare e non più individuale, che - spiega Andrisani - «per senso di responsabilità eravamo stati noi a proporre»), con una sensibile diminuizione dei contributi: 240 euro fino ai 5.000 euro, 180 fino ai 10.000, 120 per coloro che non superano i 14.000, 60 euro fino ai 20 mila. Nessun sostegno, invece, a coloro che hanno un Isee superiore a tale somma. «Questo significa - spiega il segretario - che per tantissimi pazienti, “colpevoli” di avere un reddito familiare lordo superiore a 5.000 euro e di non vivere nell’agiatezza economica, dedita ai bagordi e ai lussi più sfrenati, il beneficio economico sarà notevolmente ridotto o addirittura azzerato».
«E’ un atto gravissimo, ingiusto e ignobile», le parole sono di Andrisani ma rappresentano il pensiero di molti pazienti affetti da tali patologie che per questi motivi hanno deciso di mettere in atto proteste negli ospedali. Si parte oggi dal Madonna delle Grazie di Matera, dove i pazienti posticiperanno la terapia di un’ora. Domani sarà la volta di Tinchi, dove la protesta sarà ancora più pensate: rifiuteranno le cure per un giorno. Poi, iniziative di questo genere, verranno ripetute anche al San Carlo di Potenza e negli altri centri dove si effettua la dialisi. E intanto questa mattina è stata fissata, sempre a Potenza, una conferenza stampa, presso il Centro dialisi di via Zeno Colò. Ma per l’Aned non è solo di una questione di contributi. «E’ che la Giunta - spiega ancora Andrisani - è completamente assente rispetto alle tante problematiche che riguardano la dialisi e la nefrologia». Per il segretario mancano strutture e anche personale in numero adeguato. E ancora: «Non esiste un programma di prevenzione delle malattie renali. Abbiamo presentato alla Regione, per ben due volte un documento di indirizzo per la malattia renale cronica, stilato dal gruppo di lavoro costituito presso il Ministero della Salute, di cui fa parte anche l’Aned». Ma l’associazione - denuncia - non è stata mai ricevuta dall’assessore alla sanità, Franconi. La prevenzione e la diagnosi precoce, quindi, con i risparmi economici che ne conseguirebbero, rimangono sulla carta. Fino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso: «Per far quadrare conti che non tornano a causa di sperperi che andrebbero ricercati altrove, si è pensato bene di tagliare i diritti dei malati». C’è da dire che questo tipo di contributo è previsto solo in alcune regioni, anche se altrove esiste una sorta di compenso per le spese di viaggio sostenute per raggiungere i centri di dialisi. Per di più la Regione Basilicata si è indebitata nei confronti dei malati per sei milioni di euro, per non aver erogato tutti i contributi previsti dalla legge del 1981. Sono 480 i pazienti lucani che si sottopongono a dialisi per una spesa complessiva pari a 24 milioni di euro. Mentre, i trapiantati di rene sono circa 200 e la somma complessiva spesa dal servizio sanitario è di circa 3 milioni di euro. E’ la stessa Aned a fare i conti in tasca alla Regione: si tratta di 33 milioni euro. Ma il taglio, in una regione dove gli aiuti economici sono riconosciuti ormai danni, soprattutto in un momento di comprovate difficoltà economiche, per di più a discapito di fasce maggiormente deboli è stato avvertito come una vera e propria ingiustizia.
Ora, l’auspicio è che le proteste dei pazienti possano spingere la Giunta a fare dietro front. Dal canto suo, l’Aned annuncia battaglia, su tutti i fronti.