martedì 27 gennaio 2015

L'ultima tappa del massacro. I sindaci del metapontino perennemente assenti

Che senso ha in questa terra, che ultimamente sta subendo un vero e proprio attacco incrociato, costruire - dopo quello già assurdo previsto per Senise - un altro biogassificatore per il trattamento dell'organico, dalla portata di 40mila tonnellate ciascuno?
Che senso ha impiantare due gassificatori (della capienza complessiva di circa 80 mila tonnellate di rifituti organico, atti a soddisfare la gassificazione della produzione di rifiuti organici e fanghi di lavorazione di una popolazione di quasi 10 milioni di abitanti), in una regione che conta meno di 600mila anime e che i dati ISPRA del 2014 registra fra le minori produttrici di organico e con un trend in continua diminuzione? Perchè quegli stessi politici che quando si tratta di tassare e avvallare gli interessi di multinazionali e banchieri ripetono a pappagallo "ce lo chiede l'Europa", dimenticano di tenere presenti le direttive europee che invitano a proteggere il capitale naturale, ambientale e dei cittadini incentivando il riciclo e il riuso della materia rifiuto?
Le direttive europee, anzi, disincentivano espressamente questo tipi di impianti, utilizzando l'espressione "impianti meno auspicabili" e riferendosi a "quelli che prevedono la produzione di energia da rifiuto", guarda caso si riferiscono proprio a gassificatori e biogassificatori.
Che senso ha, allora, impiantare un ecomostro di questo tipo se non quello di obbedire ad un disegno "politicamente criminale" e di fare della Basilicata una grande discarica aperta a tutti? Che senso ha questo rigassificatore nel bel mezzo di un altissimo patrimonio turistico-archeologico (museo nazionale, area dei templi greci e Tavole palatine), nel cuore della campagna metapontina, a due passi dal simbolo del turismo balneare della fascia jonica lucana?
Si chiama biogassificatore, ma di "bio" deve avere veramente poco se ad Aosta, dove ne esiste uno da tempo, alla fine è nata un'unione di oncologi che, a seguito di riscontri e studi, è insorta avendo registrato in quella zona e ovunque si siano insediati questi ecomostri (ricordiamo che sono il sostituto degli inceneritori) un aumento di cancro ai polmoni, di neoplasie e di altri mali legati all'emissione di diossine, di percolato ultrafine e di polveri sottili. Di "bio" deve avere veramente poco se è classificata come un'attività industriale "insalubre di classe 1".
Anche l'ISDE (International Society of Doctors for the Environ­ment - Ass. medici per l'ambiente) ha rivelato come dai gassificatori fuoriesca percolato, polveri sottili, diossine e idrogeno solforato.
Per l'impianto di Metaponto si tratta di un intervento che andrebbe ad inquinare l'ambiente per più di 50 km quadrati, coivolgendo i comuni di Pisticci, Ferrandina, Policoro, fino a Rocca Imperiale. Per questo all'assemblea di giovedì scorso erano stati invitati i sindaci dei paesi interessati, ma se escludiamo quello di Craco e quello di Bernalda di tutti gli altri non si è vista traccia, come al solito. Nemmeno di Rocco Leone, il sindaco di Policoro, che ogni volta per difendere i disastri della raccolta differenziata cittadina se la prende col piano regionale dei rifiuti, salvo poi guardarsi bene dall' intervenire o quantomeno di informarsi sugli sviluppi della strategia regionale sui rifiuti.   
Se poi consideriamo che il comune di Bernalda, nel cui territorio si vorrebbe far sorgere l'ecomostro, si è gia pronunciato fermamente contrario con due deliberazione delle due passate amministrazioni e che la Regione ha praticamente ignorato la volontà dell'ente locale, si capisce bene l'importanza dell'unione dei sindaci in questo contesto. Eppure ancora una volta pare che beceri calcoli politici, che chiedono di non disturbare il capo, sembrano avere la priorità sugli interessi di un territorio sotto attacco, che sta combattendo la sua battaglia deisiva.
Ancora una volta sorge un Comitato di Cittadini, questa volta a Metaponto, che tenta disperatamente di supplire l'assenza della politica, o per dire meglio nel caso specifico di Bernalda di affiancarla e controllarla. Il giovane sindaco di Bernalda, infatti, è la faccia pulita di Nicola Benedetto, consigliere (eternamente di maggioranza) regionale e del comune di Bernalda, che da Potenza avvalla, sminuendo pubblicamente l'invasività dell'intervento del gassificatore, e da Bernalda fa promettere al suo sindaco tutti gli interventi possibili atti a scongiurare questa ennesima, inquinante, suicida opera di distruzione del terriotrio.
Un minimo di diffidenza e di controllo da parte dei comitati, in questi casi (nel caso della rete familistica e clientelare lucana in genere) è d'obbligo. 


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