sabato 8 marzo 2014

Perché si celebra l'8 marzo? i nostri auguri a tutte le donne


Il fiore simbolo dell’8 marzo è la mimosa

TORINO
Perché ogni anno si celebra la giornata della donna?
La «giornata internazionale della donna» o «festa della donna» è stata fissata per ricordare le conquiste economiche, politiche e sociali delle donne, ma anche le discriminazioni e le violenze che subiscono ancora in molte parti del mondo.

Da quando si celebra ufficialmente?
Dal 1977 su decisione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che riconobbe «gli sforzi della donna in favore della pace e la necessità della loro piena e paritaria partecipazione alla vita civile e sociale».

Perché l’Onu ha scelto proprio l’8 marzo?
Perché fin dall’inizio del secolo scorso, in un clima di rivendicazione di diritti influenzato specialmente dalle proposte e dall’azione del Congresso Socialista, le donne avevano scelto questa data per celebrare le loro conquiste. Infatti l’8 marzo era il giorno in cui, più di altri, le donne erano state protagoniste di grandi eventi.

Quali eventi?
Nel 1908 a New York decine di migliaia di operaie protestarono con una marcia per ottenere lavoro e paga più dignitosi, per il diritto di voto e l’abolizione del lavoro minorile. Lo slogan era «Bread and Roses»: pane per simboleggiare la sicurezza economica e rose a indicare una qualità di vita migliore. Ma negli Usa la prima giornata della donna fu voluta dal partito socialista per il diritto di voto la domenica del 28 febbraio 1909.

E nel resto del mondo?
In alcuni Paesi europei la giornata della donna si tenne per la prima volta il 19 marzo 1911 su scelta del Segretariato internazionale delle donne socialiste. Poi a San Pietroburgo l'8 marzo 1917 le donne russe guidarono una grande manifestazione che chiedeva la fine della guerra, dando inizio alla rivoluzione che diede fino allo zarismo. In Italia la Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta nel 1922 per iniziativa del Partito comunista che volle celebrarla il 12 marzo, prima domenica successiva all'8 marzo 1917.

La festa non è anche legata alla morte in un rogo di oltre cento donne?
Sì. Il 25 marzo del 1911 ci fu un incendio alla «Triangle Shirtwaist Company» di New York (a Washington Square, nella zona industriale Est di Manhattan), che produceva le camicette alla moda di allora: ma erroneamente si è diffusa la credenza secondo cui la tragedia sarebbe avvenuta l’8 marzo. Nel rogo morirono 146 operai di cui 129 donne, quasi tutte camiciaie immigrate italiane ed ebree dell’Europa dell’Est. Erano rinchiuse a chiave nello stabilimento durante il lavoro per il timore di furti o di pause troppo lunghe: 62 di loro nel disperato tentativo di scampare alle fiamme si lanciarono dalle finestre dell’edificio, alto 10 piani. Alcune avevano 12 o 13 anni e facevano turni di 14 ore al giorno: la settimana lavorativa andava dalle 60 alle 72 ore con un salario dai 6 ai 7 dollari la settimana. Gli unici superstiti furono i proprietari della fabbrica, Max Blanck e Isaac Harris, che si misero in salvo senza preoccuparsi di liberarle. Il processo che seguì li assolse e l’assicurazione pagò loro 445 dollari per ogni operaia morta: il risarcimento alle famiglie fu di 75 dollari. In migliaia parteciparono ai funerali.

Perché questa tragedia è ricondotta alla Festa della donna?
Perché portò alla riforma della legge del lavoro negli Usa assicurando più diritti alle lavoratrici.

Perché il fiore simbolo dell’8 marzo è la mimosa?
L’idea di abbinare alla festa della donna un fiore è solo italiana e fu di Rita Montagnana e Teresa Mattei, due attiviste dell’Udi (Unione donne italiane) nel 1946: la mimosa fu scelta perché fiorisce nei primi giorni di marzo e non costa tanto, per cui è accessibile a molti.

Come è cambiata la festa negli anni?
Si è sbiadita la connotazione sindacale, legata alle condizioni di lavoro. La prima ad essere celebrata da un gruppo di «femministe» in Italia fu nel 1946. Nel 1972 alla manifestazione a Roma partecipò anche l’attrice americana Jane Fonda. Fu quella la prima volta dello slogan «l’utero è mio e lo gestisco io», per il diritto della donna di «amministrare l’intero processo di maternità». Dopo gli anni dell’impegno femminista, in Italia l’«8 marzo» ha assunto un carattere sempre più commerciale.

E quest’anno?
Dopo la manifestazione nazionale di protesta organizzata dalle donne con lo slogan «Se non ora, quando?» lo scorso 13 febbraio, quella di oggi promette di ritornare ad essere una festa «impegnata», complice il tam-tam che corre su Internet