mercoledì 5 febbraio 2014

Precari 'd'oro' alla Regione: proroga scaduta. Dalle chiamate dirette al concorso 'farlocco'. E ora?

di Eugenio Bonanata
Un giro di interessi, clientele, e presunti reati contro la pubblica amministrazione, su

cui la lente degli investigatori non si è mai concentrata. Intanto, di proroga in proroga, il precario d'oro tace e spera. Si affida a mamma Regione. E si appoggia su 'zietto' il sindacato!

Scade oggi l'ennesima proroga per i precari co.co.co della Regione Basilicata. A ottobre scorso un concorso pubblico avrebbe dovuto mettere ordine. Ma l'esame, tra talpe e domande svelate in anticipo alla stampa, si è chiuso con l'abbandono della commissione e l'intervento della Procura. E ora come li salviamo i 'signori precari' da 4mila euro al mese?

La storia dei precari d'oro alla Regione (alcuni percepiscono fino a 4mila euro al mese) è iniziata diversi anni fa. Sono entratati quasi tutti per chiamata diretta nella giunta e nei vari dipartimenti regionali. Amici di quel notabile, nipoti, mogli e parenti di quell'altro politico influente. In alcuni dipartimenti sono stati imbarcati addirittura (giovani) mariti e mogli. Che dire: evidentemente le long list da cui erano stati pescati non erano poi così 'long'.
Assistenza tecnica ai fondi europei? Ilcavallo di Troia che ha consentito l'ingresso di così tanti laureati e liberi professionisti allora si chiamava Por (programma operativo regionale) 2000/2006. Poi la stagione è cambiata e si è tramutato in Fesr (Fondo sociale europeo 2007/2013). In sostanza i precari hanno il compito di sorvegliare e rendicontare la spesa dei fondi europei destinati alla Basilicata. Ma è successo e continua a succedere che spesso vengano impiegati nelle mansioni d'ufficio destinate ai dipendenti in ruolo e non nell'assistenza tecnica per cui sono pagati. Una pratica più volte denunciata da chi opera in Regione, ma mai vagliata dagli inquirenti. Violazioni di legge. Ma questo è solo un aspetto. La telenovela è lunga e complessa.
Dalla chiamata diretta al concorso farlocco. Alla fine del 2012 il consigliere regionale Gianni Rosa, con una mozione, pone la questione del 'clientelismo' legato a quelle chiamate dirette dei tanti precari 'amici' entrati nei dipartimenti. La Giunta regionale cambia rotta e opta per un concorso pubblico. Che doveva assumere '52 precari' per 3 anni. Il concorso, da aprile del 2013, è stato poi rinviato a ottobre. Nella prima fase facevano punteggio il curriculum, gli anni di esperienza nel settore e chissà cos'altro, visto che le graduatorie non sarebbero state stilate pubblicamente ma sarebbe stata comunicata ad ognuno, per email, la propria posizione in classifica. A fine ottobre l'ennesimo colpo di scena. Mentre era in corso la prova finale dei 100 aspiranti per 52 posti, alcuni rumors hanno rivelato alla stampa le domande d'esame. La responsabile dell'ufficio (Po/Fesr) e gli altri commissari si sono autosospesi. Interviene la magistratura. Concorso bloccato e un fiume di comunicati da parte dei sindacati. Divisi tra chi chiedeva una proroga per gli “80 precari” già entrati da anni (Cgil e Uil) e chi, come la Cisl, prospettava l'eventualità di “far puntare i precari verso altre prospettive”. Una vera bagarre.
“Due mesi di proroga per tutti”. A metà novembre il responsabile dell'Autorità di gestione dei fondi europei, Patrizia Minardi, fa capire che l'indirizzo è quello di prorogare “per altri 2 mesi i contratti scaduti“. Altrimenti sarebbero stati a rischio “60 milioni di fondi europei liberati per la Basilicata”. In buona sostanza, il prezioso lavoro di “assistenza tecnica” di quei giovani precari era propedeutico allo sblocco di “60 milioni di euro”. E così, lo scorso 3 dicembre è partito il nuovo contratto-proroga. Oggi scaduto. Quindi ora, con il concorso su cui sta indagando la magistratura, come la mettiamo? Ripartirà daccapo, verrà fatto un nuovo bando? Oppure si procederà di proroga in proroga, alimentando il solito battage mediatico?
“I precari continuano a sbrigare pratiche d'ufficio, altro che assistenza ai fondi europei”. Nel frattempo, dagli uffici regionali continuano ad arrivare denunce precise e circostanziate. E cioè molti precari verrebbero utilizzati come “foglie di fico”, per istruire e autorizzare questa o quella pratica d'ufficio. E questo non a nome loro, visto che non possono firmare, ma possono solo fare, per contratto, “assistenza tecnica sui fondi europei”. Le pratiche d'ufficio, però, continuerebbero ad istruirle. Poi alla firma ci pensa il dirigente. Una pratica consolidata. Non solo. Alcuni dei co.co.co., da liberi professionisti, presenterebbero anche progetti privati che poi magari si trovano anche ad autorizzare, da abusivi, operando in quell'ufficio regionale. Un giro di interessi, clientele, e presunti reati contro la pubblica amministrazione, su cui la lente degli investigatori non si è mai concentrata. Intanto, di proroga in proroga, il precario d'oro tace e spera. Si affida a mamma Regione. E si appoggia su 'zietto' il sindacato!

Tratto da Basilicata24.it