venerdì 3 gennaio 2014

Tra «rimborsopoli» e spese pazze danni per 323mila di EURO. Sta per r chiudersi l'inchiesta della corte dei conti Basilicata

Di FABIO AMENDOLARA

POTENZA - Nei loro bilanci le avevano definite «altre spese». Per gli investigatori

contabili sono «sprechi». E nell’inchiesta è finito anche qualche consigliere che aveva schivato l’inchiesta penale di «rimborsopoli». C’è Vincenzo Santochirico che ha speso quasi ottomila euro per tre divani che non si sa quale ufficio abbiano arredato. C’è Rocco Vita che ha rendicontato 1.500 euro per l’acquisto di prodotti tipici locali, fornendo documenti non fiscali della Pro-loco di Brienza. E c’è anche Emilia Simonetti, che per organizzare un convegno ha comprato 1.200 euro di libri. Lady rimborso è Rosa Mastrosimone: ha sprecato 2.300 euro in profumi, farmaci, fiori e piante, gioielli, pelletteria e per la riparazione di una tv. Le «altre spese» di Luigi Scaglione ammontano a poco più di 300 euro: pile, pneumatici, tabacchi e «spese varie».
Giovanni Carelli ha preso in affitto elementi di arredo e ha speso oltre sette mila euro. Antonio Autilio ha speso 1.500 euro per coppe sportive e articoli promozionali.

Il record della spesa, nella voce «altre spese», spetta a Gennaro Straziuso: quasi 36mila euro. Le ricevute, però, erano tutte «taroccate». La Procura regionale della Corte dei conti ritiene che 29 consiglieri della Regione Basilicata abbiano sprecato, nel 2010. 323mila euro. «Danno all’erario» lo definisce il procuratore regionale contabile Michele Oricchio che ha firmato l’atto di accusa nei confronti dei consiglieri. Il totale degli sprechi ipotizzati dalla Procura contabile: 16mila euro per Autilio, 13mila per Carelli, 4mila per l’ex governatore Vito De Filippo, 19mila per Prospero De Franchi, 990 euro per Pasquale Di Lorenzo, 18mila per Antonio Di Sanza, 17mila euro per Roberto Falotico, 10mila per Gaetano Fierro, 9mila per Antonio Flovilla, 9mila per Vincenzo Folino, 8mila per Sergio Lapenna, 3mila per Innocenzo Lo Guercio, 5mila per Agatino Mancusi, 14mila per Rosa Mastrosimone, 5mila per Franco Mattia, 2mila per Franco Mollica, 3mila per Michele Napoli, 20mila per Giacomo Nardiello, 2mila per Nicola Pagliuca, 7mila per il neo-presidente regionale Marcello Pittella, 3mila per Antonio Potenza, 15mila per Adeltina Salierno, 9mila per Donato Paolo Salvatore, 25mila per Vincenzo Santochirico, 15mila per Luigi Scaglione, 5mila per Emilia Simonetti, 35mila per Gennaro Straziuso, 11mila per Rocco Vita e 7mila per Vincenzo Viti.

«L’invito a dedurre», così si chiama tecnicamente l’atto che la Procura contabile ha fatto notificare ai consiglieri, è di un mese fa. La notifica fu accompagnata da un generico comunicato stampa. Che non faceva alcun cenno al fatto che l’inchiesta era partita da un esposto anonimo (il pm contabile lo definisce «specifico e concreto»).
«Al di là dei profili penali - precisa il magistrato contabile riferendosi all’inchiesta della Procura della Repubblica denominata «Rimborsopoli» - in questa sede ci si deve soffermare sull’inesi - stenza di alcun nesso di causalità fra le spese contestate, e per le quali si era ottenuto il rimborso attraverso un meccanismo di anticipazioni e successive rendicontazioni, e l’attività rappresentativa svolta. Le indagini del drappello della Guardia di finanza hanno portato ad accertare - secondo Oricchio - che nel periodo in esame oltre 4mila titoli di spesa portati a rimborso non sono riconduvibili all’attività istituzionale, con l’ovvia conseguenza che non possono essere inseriti nella categoria delle spese di rappresentanza e non sono rimborsabili, a differenza di quanto è avvenuto». L’esame della documentazione acquisita, sostiene il procuratore Oricchio, «ha portato all’emersione di un diffuso malcostume amministrativo» .

Solo quattro consiglieri non sono incorsi nell’abuso rilevato: Maria Antezza, Erminio Restaino, Vincenzo Ruggiero e Antonio Tisci. Molti consiglieri, tramite i loro avvocati, hanno già depositato delle memorie con le loro controdeduzioni. Saranno i giudici della Corte dei conti a valutare il danno erariale.