venerdì 20 dicembre 2013

Policoro - Scanzano , racconto di un disastro annunciato a due Passi da Marinagri. Degrado e scempio sulla spiaggia 'nascosta'

A destra della foce dell'Agri: un cantiere a cielo aperto a due passi da Marinagri

 
Dune divelte, ampi tratti dell’arenile eroso, massi e teloni di plastica ammassati, vecchi canali insabbiati ed ormai sommersi,un cantiere edile a cielo aperto in evidente stato di abbandono, calcestruzzo e sabbie ammassati dovunque in enormi quantità, boe di segnalazione pericolo per blocchi di calcestruzzo sommersi, aironi stupendi, sentinelle impotenti di fronte a un degrado annichilente.
Benvenuti sulla spiaggia di Policoro, a destra della foce del fiume Agri. Una spiaggia sì demaniale ma circondata dal perimetro di proprietà Marinagri, (il mega complesso turistico). Una vera e propria enclave comunale off limit per i cittadini.
Come se fosse passato un tornado. I pettini realizzati da Marinagri sono sottodimensionati, infatti il loro effetto difensivo si esaurisce in poche decine di metri e l’erosione visibile già a Scanzano in località Terzo Madonna, la ritroviamo anche sul versante policorese con fenomeni erosivi che arrivano a creare dislivelli anche fino ad 1,70 mt di altezza.

Un tratto dunale viene visibilmente interrotto in più punti, ma ci risulta difficile capire se l’interruzione della duna sia causata da una mareggiata o se depredata delle sabbie a loro volta usate per il ripascimento di altre zone attigue. Purtroppo con l’imbarcazione non abbiamo sempre potuto guadagnare la spiaggia per via dei detriti sommersi a pelo d’acqua, tuttavia siamo riusciti a sbarcare in prossimità di un canale dell’ex-Ittica Val d’Agri.

Mentre ci avviciniamo alla spiaggia/cantiere, vediamo una boa di pericolo, segnale che stando ai racconti di qualche navigatore più esperto, 10 anni fa non esisteva. Oggi si, perché nel raggio di 100-150 metri dall’attuale linea di costa, ciò che oggi è sommerso sorgeva sulla linea di costa, ed i blocchi di materiale edile che affiorano a pelo d’acqua non sono arenaria di un porto greco o romano, ma dell’”antica” Ittica Val D’Agri. Ai ruderi dell’Ittica si aggiungono altri materiali sommersi che non siamo stati in grado di definire né fotografare.

Chi pagherà questo scempio? Quello che abbiamo visto ci è bastato per andarcene più schifati di prima, tristi per tutti quegli uccelli marini costretti a muoversi tra cemento, plastica e rottami ferrosi. E questa dovrebbe essere la perla del turismo lucano, nazionale, europeo? Marinagri è un bellissimo sogno, trasformato in capriccio e degenerato in progetto, perché dopo questa visione alcuni dubbi escono rafforzati. L’erosione della costa non doveva esserci e le foto dicono il contrario, l’intrusione delle acque marine non doveva esserci ma da ciò che abbiamo visto almeno superficialmente potrebbe essere già in corso, ergo Marinagri vuole decidersi a divulgare questo Piano di Monitoraggio previsto per legge? È stato redatto oppure è inesistente come le benedette fidejussioni ambientali? Ora che chilometri di spiaggia sono stati modificati permanentemente chi pagherà questo scempio ambientale?
Distruggere l’arenile, terreno demaniale inalienabile e non modificabile, in quel modo è sinonimo di disastro ambientale. Questo non è turismo eco-compatibile, è solo onagrocrazia. 

(Articolo Tratto da Basilicata24 e scritto da Giorgio Santoriello).  Si ringrazia Ottavio Frammartino per il supporto logistico fornito per realizzare il servizio.