sabato 10 agosto 2013

PETROLIO E D’INTORNI: LA GRANDE BEFFA A DANNO DEI LUCANI

di Astronik - Ant onio Nicastro

Non è la prima volta che tratto l’argomento “CardCarburanti” (vedi qui,qui e qui) e non sarà l’ultima, ma la notizia che viene dal Consiglio di Stato mi obbliga a ritornare sull’argomento.
Il 6 agosto con sentenza n° 04134  (vedi qui)   la quarta sezione del  Consiglio di Stato ha dato ragione alla Regione Veneto che, in virtù di una legge scritta coi piedi, essa ritiene di aver diritto a quel 3% in più di royalties che era stato concordato per le regioni che ospitano le trivelle, la Lega Nord aveva fatto inserire un emendamento che in pratica assimila i rigassificatori ai pozzi di petrolio a cui poi si sono appigliati per il ricorso.

Il TAR aveva già dato ragione alla Regione Veneto oggi c’è la conferma del Consiglio di Stato e i lucani si sentono cornuti e mazziati. E già, la quasi totalità dei fondi destinati all’operazione Card Carburanti è riveniente alle royalties riservate alla Basilicata, in pratica a noi è riservata la devastazione dei territori e i soldi che ci davano come risarcimento ce li dobbiamo spartire con regioni che ospitano depositi di gas…… il terzo accredito sulla Card previsto entro fine anno sarà di pochi ero e non di 140 come ci avevano anticipato.

Avevo già contestato le modalità con cui lo Stato ha inteso incrementare il “risarcimento” ai lucani inventandosi questa stravagante regola che assegna la Card ai lucani maggiorenni patentati, come se fossero solo loro a subire i disagi per la presenza dei pozzi, del centro oli, dei tanti incidenti che spesso si verificano. Sono stati quelli del PDL lucano ad essersi vantati per questa assurda attribuzione della Card ai patentati, anzi in campagna elettorale si erano impegnati a far pagare ai lucani i carburanti a metà prezzo, lasciamo da parte la questione gestita in maniera a dir poco dilettantistica dal centro destra al Governo quando è stata varata la normativa e torniamo a fare delle serie riflessioni su come il petrolio ed il gas che vengono succhiati dalle viscere della nostra terra hanno cambiato la vita a molti lucani.
E’innegabile che i comuni in cui operano le trivelle ricevono somme importanti, è altresì accertato che le royalties versate alla Regione sono diventate necessarie a mettere una pezza a colori nel traballante bilancio regionale, l’Università, per esempio, senza i soldi del petrolio forse sarebbe già fallita. Pur versando le compagnie il 7% del valore del greggio estratto, ma non esiste un contatore che certifichi le quantità estratte, è evidente che la gran parte dei benefici sono appannaggio dello Stato,che trattiene per se una fetta significativa di royalties e alle stesse compagnie, quindi è indifferibile trovare un nuovo accordo. In tutti i casi le cifre versate annualmente da ENI e Shell non sono da buttar via. A15 anni dall’inizio delle perforazioni,siccome ci considerano il Texas d’Italia o la Lucania Saudita,come minimo avremmo dovuto avere un tenore di vita paragonabile al Texas e all’Arabia Saudita! Ed invece in questi 15 anni di devastazioni ambientali e danni accertati per coloro che vivono più vicini alle trivelle, la Basilicata ha notevolmente peggiorato le condizioni sociali ed economiche. Primo posto in classifica per l’emigrazione ed ultimo quanto a PIL e reddito pro capite, un tessuto industriale in disfacimento,commercio ai minimi termini, agricoltura in ginocchio, turismo che non decolla,infrastrutture da terzo mondo. Frutto di questo disastro lo spopolamento dei piccoli centri, emigrazione e fuga di tutte le giovani eccellenze. Questi i risultati della petrolizzazione della Basilicata. Non male vero? Ma il peggio deve ancora  venire, dopo le trivelle nella lussureggiante Valdagri e nella valle del Camastra si sta procedendo ad aprire i pozzi ed un nuovo centro oli fra Corleto,Guardia eGorgoglione, pochi anni ed anche da quelle parti dovranno fare i conti con le problematiche ambientali che hanno distrutto l’habitat in Valdagri.
Male mire dei petrolieri, complici leggi molto permissive varato dallo Stato Centrale, riguardano oltre il 60%del territorio lucano dove non si tiene conto di aree archeologiche, paesaggio e vicinanza ai centri abitati. Non s’accontentano della terra ferma e ben 14 permessi di ricerca riguardano le coste lucane del mar Jonio.
A questo punto bisogna fermarsi a riflettere e a porre per lo meno dei punti fermi. Difficilmente si potranno fermare le trivelle già in funzione ma si deve pretendere che i controlli siano credibili, prima viene la salute delle persone e la tutela del territorio, diamo per scontato che si riesca ad avere un sistema di monitoraggio decente, si deve poi passare ad un ricontrattazione del risarcimento, tenuto conto che ci potranno essere al massimo altri 20 – 25 di sfruttamento, si devono chiedere royalties pari a quelle concesse in altri stati interessati dalle estrazioni e si deve, soprattutto negare ogni altra autorizzazione ed esplorare il sottosuolo lucano, abbiamo già dato troppo.
Altro che “memorandum” e raddoppio delle estrazioni n cambio di piatto di lenticchie!
Non è più tollerabile che a noi vengano riservati danni e mancato sviluppo.Vogliono il petrolio? Continuino ad estrarlo SOLO dove sono stati già autorizzati ma ci devono dare le risorse per uscire dall’isolamento e rimettere in moto l’economia e fermare spopolamento ed emigrazione. Senza il rispetto di queste condizioni ci si può attrezzare per una resistenza tipo quella messa in piedi nel 2003 a Scanzano Jonico.

Astronik - Ant onio Nicastro