E intanto slitta la sentenza del Riesame per
"riattivare" il divieto di dimora per 7 consiglieri
di LEO AMATO
Nei giorni scorsi davanti agli investigatori delle fiamme gialle
delegati dai pm potentini Sergio Marotta e Francesco Basentini sono sfilati
diversi dipendenti del dipartimento e di Acquedotto lucano spa. Sentiti come
persone informate sui fatti hanno ripercorso con la memoria in particolare un
pranzo organizzato al ristorante albergo “La fattoria sotto il cielo” di
Pignola, a dicembre di tre anni fa, per scambiarsi gli auguri di Natale tra
colleghi e vicini d'ufficio. Secondo quanto concordato in precedenza ognuno
avrebbe pagato per sé. Quote da 30 euro cadauna per qualche decina di
partecipanti. C'è chi dice venti e chi più del doppio. Solo che alla fine la
fattura sarebbe finita a Rosa Gentile, e sembra proprio che l'allora assessore
se la sia fatta rimborsare per intero tra le sue spese di rappresentanza.
Nel caso in cui tanto fosse confermato non c'è dunque da
aspettarsi niente di buono per il presidente della principale stazione
appaltante lucana, tra i pochi nomi usciti indenni dalla prima fase
dell'inchiesta sui contributi per “l'esercizio del mandato senza vincolo di
mandato” dei singoli membri di parlamentino e giunta lucani, e su quelli per
l'attività politica dei gruppi consiliari. In totale quelli erogati nel periodo
preso di mira, 2010 e 2011, superano i 3 milioni di euro (2 milioni i primi,
mezzo i secondi). Mentre al centro delle contestazioni dei pm ne sono finiti
"soltanto" 200mila, in attesa che i colleghi della procura contabile
decidano se ampliare lo spettro degli accertamenti anche agli anni precedenti e
provare a recuperare anche tutte le spese non strettamente coerenti al mandato
istituzionale, oltre che il danno d'immagine arrecato alla Regione Basilicata.
A fine maggio in 36 tra consiglieri ed ex consiglieri hanno già
ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini, inclusi il presidente
dimissionario Vito De Filippo (Pd) e quello del consiglio Vincenzo Santochirico
(sempre Pd), anche se per questioni davvero residuali, assieme a tutti i membri
della nuova e della vecchia giunta. Nei giorni successivi chi non ha chiesto di
essere interrogato per spiegare la sua versione dei fatti, ha depositato
memorie difensive indicando documenti e testimoni da sentire a riprova della
sua innocenza. Proprio in questi frangenti che ci sarebbe stata la “soffiata”
sul caso Gentile. Mentre s'attende ancora di capire se in procura faranno
marcia indietro nei confronti di qualcuno o chiederanno il rinvio a giudizio di
tutti, anche con qualche contestazione in più, dato che nel frattempo sembrano
essere arrivati a conclusione gli approfondimenti rimasti in sospeso sulla
contabilità dei gruppi.
Per gli indagati l'accusa è di peculato per aver intascato in
maniera indebita parte dei contributi per le spese di segreteria e
rappresentanza e per l'attività politica dei gruppi, nonché di falso per aver
attestato circostanze non corrispondenti al vero nella rendicontazione
relativa, che veniva depositata periodicamente nell'ufficio di presidenza del
Consiglio regionale secondo quanto stabilito dalla legge istitutiva.
Nell'ambito della stessa inchiesta il 24 marzo sono scattate le
misure cautelari per 16 persone, tra attuali consiglieri ed ex, e per 7 di loro
che erano stati “banditi” dal capoluogo pende ancora una decisione del Riesame.
Infatti la scorsa settimana è iniziata la discussione dell'appello presentato
dalla procura contro la decisione del gip che ha annullato il divieto di dimora
nella città sede degli uffici del parlamentino lucano per chi avesse dimostrato
di aver restituito i rimborsi contestati. Si tratta del cosidetto “lodo
Mancusi” così ribattezzato dal consigliere, Agatino (Udc), che ha aperto la
strada a tutti i suoi colleghi rientrati in questo modo tra gli scranni
dell'assise di via Verrastro, meno di due mesi dopo l'esplosione dello
scandalo: Antonio Autilio (Idv), Paolo Castelluccio (Pdl), Nicola Pagliuca
(Pdl), Alessandro Singetta (Misto), Mario Venezia (Pdl) e Rocco Vita (Pdl). La
decisione è attesa per la prossima settimana dal momento che a causa di un
vizio di notifica per uno dei 7 la discussione è stata rinviata a martedì
prossimo. Anche nel caso in cui le ragioni dell'accusa fossero accolte il
divieto di dimora non tornerebbe esecutivo prima di un'eventuale ricorso in
Cassazione.