giovedì 2 maggio 2013

Lo scandalo rimborsi è soltanto all’inizio

di FABIO AMENDOLARA
«Chiarimento pieno e trasparente» di tutte le circostanze. Gli avvocati degli ex assessori Rosa
Mastrosimone (Idv) e Vincenzo Viti (Pd) e del consigliere Nicola Pagliuca (ex capogruppo del Pdl) - tutti e tre agli arresti domiciliari - al termine degli interrogatori di garanzia di ieri, hanno detto ai giornalisti che i loro assistiti hanno risposto alle domande del gip e spiegato il perché di quelle fatture contraffatte, scontrini per pranzi con il dono dell’ubiquità (emessi cioè nello stesso momento in diversi ristoranti d’Italia) e ricevute false. Il tutto mentre si attende il deposito di 25 faldoni pieni zeppi di intercettazioni telefoniche. È l’inchiesta sui rimborsi «a go go» della Regione Basilicata. 

Neanche le inchieste del pm Henry John Woodcock comprendevano così tante intercettazioni. In un documento - di cui la «Gazzetta » è in possesso - la cancelleria del pm Francesco Basentini, che con il collega Sergio Marotta coordina la «rimborsopoli» della casta lucana, comunica al magistrato che è in corso la sistemazione dei «25 faldoni» contenenti anche le intercettazioni telefoniche. Con molta probabilità la Procura depositerà quegli atti al Riesame. Nel carteggio interno la cancelleria fa sapere al pm che «il fascicolo, composto da 25 faldoni, ha un ordine molto approssimativo. Inoltre - si legge nel documento - a una prima analisi mancherebbero del tutto gli atti relativi alle intercettazioni avendo rinvenuto solo sette faldoni contenenti i brogliacci». La data: 15 marzo del 2013. 

Tra gli allegati alla richiesta di custodia cautelare eseguita qualche giorno fa, infatti, non c’è traccia di intercettazioni. I magistrati non hanno fatto in tempo a inoltrarle? Oppure le telefonate dei consiglieri fanno parte delle indagini sui gruppi consiliari? Perché è lì che in realtà si è concentrata l’attività investigativa. 

Ecco le valutazioni dei magistrati: «L’integrazione probatoria - si legge in un atto giudiziario che la “Gazzetta” ha potuto consultare - che verrà offerta dagli accertamenti sui contributi ai gruppi consiliari molto verosimilmente aggraverà la posizione di tutti i consiglieri, in quanto le verifiche sinora espletate sul conto dei consiglieri hanno dimostrato che la principale fonte di approvvigionamento è stata ottenuta attraverso i finanziamenti ai gruppi». E il numero di procedimento - «2263/2012 modello 21» - indicato dalla cancelleria nella comunicazione al pm coincide proprio con quello dell’inchiesta sui conti dei gruppi consiliari. 

Ad alcune domande sui rimborsi dei gruppi consiliari hanno dovuto rispondere anche i tre indagati sentiti ieri. I loro interrogatori di garanzia sono durati circa due ore a testa. Mastrosimone è stata la prima a presentarsi in tribunale. In alcuni momenti il «botta e risposta» con il gip è stato anche molto acceso. Viti ha invece affidato ai suoi difensori (gli avvocati Emilio Nicola Buccico, che difende anche Mastrosimone, e Franco Viti) un concetto preciso: «Non si cancellano in questo modo 50 anni di politica trasparente, con importi banali o errori che verificheremo». Il perché di pranzi «multipli» e spese consistenti? L’ex assessore lo ha detto in modo chiaro: «Non avevo bisogno di soldi». Pagliuca è stato l’ultimo a lasciare il palazzo di giustizia, nel pomeriggio: anche in questo caso, è stato uno degli avvocati, Tuccino Pace, a chiarire la linea difensiva: «Abbiamo spiegato ogni cosa e se Pagliuca avesse voluto appropriarsi dei soldi, avrebbe potuto rendicontare tutto quello che è stato pagato con le sue carte di credito. Così non è stato