Mariateresa Labanca
POTENZA - Ufficialmente la motivazione è tecnica: la relazione che
accerta le responsabilità istituzionali sul caso Fenice licenziata solo con una
presa d’atto, perché la Commissione Pagliuca si è sciolta senza votare il
documento. Nella pratica la vicenda sa di altro: con una bella pacca sulle
spalle, maggioranza e opposizione in Consiglio scelgono di far calare il
sipario sul più grosso scandalo lucano. Già dalle prime battute della seduta di
ieri mattina lo si era capito: il clima di scontro con cui ci si era lasciati
la scorsa settimana è già acqua passata. Con il presidente De Filippo che fa
dietro front e precisa: «nessuna contrapposizione» sulle conclusioni della
Commissione. Poi l’elogio al lavoro svolto dall’organismo. Il consigliere del
Pdl e presidente, Nicola Pagliuca, ringrazia e dopo le dichiarazioni di fuoco
della settimana passata, si “accontenta” delle parole di apprezzamento
pronunciate dal governatore. Con tanto di benedezione del capogruppo Pd, Luca
Braia: con queste premesse si può ripartire per ragionare sulla
delicata questione. Quindi il risultato: la politica si autoassolve, affida
alla storia il giudizio sulle responsabilità del passato e riparte da un
impegno a fare meglio, i cui punti saranno riassunti nell’ordine del giorno di
Braia che sarà approvato di lì a breve. Sono in pochi a non starci:
Mazzeo e la coppia Rosa-Venezia presentano due mozioni che tornano a porre la
questione delle responsabilità, ma che non troveranno i numeri per andare
avanti. Il più grande partito d’opposizione, il Pdl del presidente Pagliuca,
nulla ribatte. Se non vale l’assoluzione, almeno una logica la scelta del
partito di governo ce l’ha: votare la relazione avrebbe significato ammettere
le colpe e dover fare ammenda con atti pratici. Al Pdl, invece, l’accusa
si aver perso un’altra occasione per fare il proprio dovere. E’ un epilogo che
ha un forte sapore di inciucio. L’ennesimo. Su una vicenda così delicata come
quella della “macchia nera”. Il solito modo di fare politica in
Basilicata, diranno i più. A pensarlo non sono solo i rappresentanti del
Movimento Cinque Stelle che ieri hanno partecipato ai lavori del Consiglio. Ma
sono soprattutto loro a esprimere dissenso. E quando il presidente De
Filippo, al termine di un intervento molto caloroso, chiude con la poesia di
Montale “non chiederci la parola”, i grillini reagiscono. Abbandonano l’aula
con commenti poco piacevoli: «E’ un pagliacciata. Mentre il governatore legge
versi, la gente continua a morire di tumore». Le opposizioni politiche ci
sono anche in aula. Il consigliere Rosa contesta l’interpretazione tecnica del
presidente Santochirico sull’impossibilità di votare la relazione. A De Filippo
rinfaccia di non poter chiudere una parentesi di vent’anni molto dolorosa per
tutta la Basilicata con un “da qui in poi faremo meglio”. Chiede atti concreti,
che qualcuno si prende la responsabilità, a partire dai dipartimenti. Ma il
governatore oppone che la relazione Pagliuca si ferma al 2009. Non sta
alle soluzioni di facciata neanche il consigliere Enrico Mazzeo. Sposta
l’attenzione sul cattivo funzionamento dell’Agenzia regionale per l’ambiente:
come fa a lavorare bene se su quasi 140 dipendenti solo 19 sono tecnici? Il
governatore ribatte che sarebbe bello ma altrettanto impossibile poter annunciare
l’assunzione di un esercito di chimici o fisici. E quindi richiama a stare su
quello che la Giunta ha la possibilità concreta di fare. Con un, grosso
omissis, anche in questo caso sulle responsabilità di chi ha fatto in modo che
l’Arpab fosse un luogo da riempire con impiegati piuttosto che con i tecnici di
cui l’Agenzia ha bisogno. Il consigliere Navazio torna a chiedere la chiusura
dell’impianto. Non prima di aver liberato la Basilicata dalla necessità di un
inceneritore, grazie a una nuovo piano dei rifiuti.Nel finale l’aula si ritrova
quasi tutta compatta sull’ordine del giorno presentato da Braia, approvato a
maggioranza con il solo voto contrario di Rosa e Venezia e l’astensione di
Mazzeo e Singetta. Tra gli impegni fissati, il documento prevede a esempio un
ruolo rafforzato per l’Arpab, anche attraverso la sua riforma. Ovvero
quella legge annunciata già due anni fa di cui ancora non c’è traccia concreta.
Ancora, un pacchetto di prescrizioni più severe, basato sul principio della
precauzione, da inserire nell’Aia da rilasciare a Fenice che - che spiega De
Filippo - funzionerà come una sorta di semaforo: se non si rispettano le regole
il rosso , quindi lo stop delle attività, scatta nell’immediato. Previsto pure
l’aggiornamento del Piano Regionale dei Rifiuti con “la puntuale osservanza
delle gerarchia del trattamento dei rifiuti”. Un sistema di controllo più
serrato, con l’obbligo della Giunta di riferire in Consiglio ogni tre mesi.
Quindi, più informazione alle popolazioni. E l’impegno assicurato dal presidente
De Filippo di aprire il tavolo della trasparenza «ai più radicali e
strenui attivisti in questo campo». Qualche minuto prima il consigliere Navazio
- titolare della proposta - aveva fatto i nomi di Maurizio Bolognetti e Miko
Somma: «due personaggi di indiscussa indipendenza». I lavori su Fenice del
Consiglio si fermano qui. Con fronte politico abbastanza compatto che sembra
compatto su un punto: responsabilità? Se ce ne sono, non cercatele
qu
i.m.labanca@luedi.it tratto dal quotidiano della basilicata