giovedì 8 novembre 2012

La Basilicata è ricca: niente social card

 Paradosso social card: il bonus contro il disagio non sarà testato in Basilicata. Fuori dalla convergenza, eppure record di povertà. E il sottosegretario D’Andrea spiega: «Si tratta di provvedimento tattico»

POTENZA - A dirla tutta, fanno sapere dai palazzi romani del Governo, non è neanche una novità. La notizia che ieri è stata diffusa da Repubblica, in realtà, «è persino datata». E siccome già qualche mese fa fece scalpore apprendere che la nuova tornata di social card terrà fuori la Basilicata, vale la pena ricordare - oggi come allora - la motivazione alla base della scelta. 
«In realtà è un criterio tecnico. Il provvedimento è finanziato con fondi comunitari dedicati», spiega il sottosegretario ai Rapporti col parlamento, il lucano Gianpaolo D’Andrea. Le nuove social card saranno potenziate nelle quattro regioni del Sud, Campania, Calabria, Sicilia e Puglia, che sono ancora nell’area convergenza. La Basilicata no, è in fase di facing-out, sta uscendo dalle zone considerate a rischio critico entro i confini comunitari. 
Eppure, questa condizione non manca di marcare un grande paradosso: da un lato la Basilicata che tende a svettare per crescita positiva, per resistenza alla crisi, regione lontana dai tempi in cui era dentro l’obiettivo uno delle politiche dell’Unione europea. Dall’altro la Basilicata che svetta nelle classifiche Istat sulla povertà, quella in cui un lucano su quattro non raggiunge la soglia minima di reddito considerato utile alla sopravvivenza.La Basilicata resterà così fuori dalla diffusione massiccia della nuova social card, lo strumento con cui il governo tecnico di Monti tenta un argine al sempre più diffuso disagio sociale.
La social card - esperimento fallito tra burocrazia e intoppi tecnologici nell’era di Tremonti - sarà adesso rilanciata in dodici grandi centri di tutto il Paese (Milano, Roma, Torino, Firenze, Venezia, Verona, Genova, Bologna, Bari, Catania, Napoli e Palermo). Inoltre, sarà assegnata a tutti i cittadini con reddito inferiore ai 3.000 euro, attraverso l’impegno dei Comuni, nelle quattro regioni del Sud di area convergenza. 
Solo in queste quattro regioni la stima - faceva notare ieri il quotidiano diretto da Ezio Mauro - è di un milione e 600 mila famiglia in difficoltà. 
La vecchia card valeva circa 40 euro al mese da investire nei supermercati: allo Stato costò circa 200 milioni di euro. 
Questa volta, spiegavano le anticipazioni di stampa nazionale, il Governo distribuirà questa forma di sostegno facendo ricorso a parte del fondo statale per le Politiche sociali, ma soprattutto alla rimodulazione del Fondo strutturale europeo (quello da cui, per questi capitoli di spesa, la Basilicata è fuori).
Fin qui, il dato tecnico di criteri e parametri di spesa. Ma sullo sfondo resta l’amarezza di quel paradosso. Non è passato poi molto dalla diffusione degli ultimi dati Istat. Il quadro era quello che veniva fuori dalla chiusura del 2011, l’anno considerato il peggiore del periodo di crisi economica, quello che ha riportato indietro il Paese di decenni su redditi e risparmi. 
Con un Sud sempre più lontano, e la Basilicata in testa, insieme a Sicilia e Calabria, per indice di povertà. 
Ad agosto scorso il Rapporto annuale dell’Istat non lasciava ampi margini al commento: lo scenario descritto dall’indagine è più che critico. 
I dati (riferiti al 2010) parlavano chiaro: al Sud sono povere 23 famiglie su 100, al Nord 4,9. E’ sempre il Mezzogiorno l’area del paese che soffre di più. E a Sud è la Basilicata la regione più povera con un tasso del 28,3 per cento. Praticamente una famiglia su quattro al di sotto della soglia di sopravvivenza. Ma per loro, almeno al momento, non ci sarà social card. 
Il Quotidiano della Basilicata


Sara Lorusso

Povertà, Caritas: Basilicata regione più povera d’Italia
Povertà, Caritas: Basilicata regione più povera d’Italia Matera. Nel 2010 il 28,3 per cento delle famiglie lucane viveva al di sotto della soglia di povertà relativa, con un aumento del 3,2 per cento rispetto al 2009 e un dato che porta la regione a essere “la più povera del Paese”, precedendo la Sicilia e la Calabria.  E’ quanto è emerso dal rapporto 2011 su “Povertà ed esclusione sociale in Italia”, realizzato dalla Caritas e dalla fondazione Zancan. Il 19,7 per cento dei nuclei familiari lucani  ”arriva a fine mese con difficoltà”, secondo l’analisi contenuta nel rapporto, mentre il 39,5 per cento “non riesce a sostenere spese impreviste di 750 euro”: una famiglia su dieci, invece, non è in grado di riscaldare la casa in modo adeguato e non riesce a fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni.  In base a un monitoraggio realizzato dalla Caritas, 203 diocesi italiane hanno organizzato nel 2011 806 iniziative per il sostegno ai nuclei familiari in difficoltà e per il lavoro, di cui 15 in Basilicata: sul territorio lucano sono attive due mense che, nel 2009, hanno messo a disposizione circa 18 mila pasti, in media 50 al giorno. Fonte Ansa

1 commento:

  1. Io non mi preoccupo più. Il motivo è che ormai questi "stupratori" della democrazia e del bene comune, hanno i mesi contati... Scompariranno dalla Regione e spero dalla Basilicata...
    Scompariranno tutta la giunta e i Senatori...

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