venerdì 6 gennaio 2012

Storie di Politica e Malavita -Cossidente accusa il vice di De Filippo Mancusi


«Parlai con Agatino Mancusi della mia situazione perché conosceva un po’ le mie vicende giudiziariee lui disse che poteva interferire tramite questo suo amico dei servizi segreti».E’il 27 giugnodel 2011 quando il boss pentito Antonio Cossidente negli uffici della Procura della Repubblica di Catanzaro comincia a raccontare la sua storia al pm che si sta occupando dell’inchiesta Toghe lucane bis. Giuseppe Borrelli è col capo della squadra mobile di Potenza Barbara Strappato. Gli sono stati trasmessi i verbali di alcuni interrogatori di qualche mese prima dove si fanno i nomi di diversi magistrati, e ha deciso di provare a vederci chiaro. Cossidente ha parlato a lungo degli agganci del clan con esponenti politici locali, e proprio tra di loro ci sarebbe stato chi gli aveva offerto aiuto per risolvere i suoi guai con la giustizia, in cambio di una mano in campagna elettorale, grazie a una conoscenza altolocata in grado di smuovere mari e monti in Tribunale ma non solo. L’uomo finito al centro delle attenzioni degli inquirenti calabresi è l’assessore all’ambiente della giunta regionale, nonché vice del governatore Vito De Filippo, AgatinoMancusi.Il suo nome non compare tra i destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini sul complotto ai danni del pm Henry John Woodcock,

e la presunta società segreta che avrebbe preso di mira magistrati e politici lucani a colpi di dossier ed esposti anonimi. Ma le accuse sul suo conto dell’ultimo collaboratore della Dda di Potenza, reo confesso tra le altre cose anche del misterioso omicidio dei coniugi Gianfredi, erano già rimbalzate sulla stampa nazionale a dicembre dell’anno scorso sotto titoli come «Bufera sulla Basilicata rossa» e «Droga party democratici», che hanno scatenato la dura reazione del Pd lucano a forza di pesanti citazioni per danni.Dodici mesi dopo di quei festini a base di coca non si sa ancora nulla, nemmeno se sia vero che il boss pentito ne abbia fatto menzione. La ricerca di riscontri alle sue dichiarazioni va avanti nel massimo riserbo. Intanto la procura di Catanzaro ha già desecretato il verbale dell’interrogatorio delloscorso 27giugno:170pagine nelle quali il tema che ricorre

più spesso sono senza dubbio i servizi segreti.«Disse che lui era in contatto con tale Pio Cuomo, un uomo dei servizi segreti che lui chiamava il capo centro dell’Italia meridionale, era di Castellammare ». Il gergo è quello tecnico dell’intelligence di Stato, ma non sembra che a Catanzaro si siano presi più di tanto la briga di verificare chi sia davvero questo Pio Cuomo, che a Castellammare potrebbe avere un omonimo che è anche il coordinatore del Pdl, o forse no? Cossidente ha spiegato che secondo Mancusi Cuomo avrebbe avuto una sponda all’interno degli uffici giudiziari di Potenza,un magistrato influente di cui si sarebbe potuto servire per i suoi intrighi.La promessa di attivare questa

sua conoscenza per cercare di sistemare le pendenze giudiziarie del boss sarebbe stata una forma di ricompensa,ma nemmeno l’unica, per il sostegno elettorale ricevuto dagli uomini del clan durante la campagna elettorale del 2005, quando il braccio destro di Cossidente, Carmine Campanella,e un altro dei suoi luogotenenti, Rocco Ruggiero, si sarebbero messi a raccogliere votiproprio per Mancusi. Il vicegovernatore, che all’epoca era ancora in Forza Italia prima di passare armi e bagagli all’Udc e al centrosinistra, si sarebbe «adoperato » perchè i picciotti del boss gestissero la security nella discotecadi Luigi Biscione, un imprenditore di Potenza nominato di recente consigliere di amministrazione di Acqua spa (società della Regione che dovrebbe ereditare le funzioni del vecchio Ente irrigazione) proprio in quota Udc. Inoltre avrebbe fatto assumere Campanella in una fabbrica di Tito più un’altra persona al 118 dell’ospedale San Carlo di Potenza. Peraltro Mancusi non sarebbe stato l’unico a parlare di Cuomo con il boss. Poco dopo quel discorso anchel’ex assessore al bilancio del Comune di Potenza, già rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa gli avrebbe fatto lo stesso nome. «Rocco Lepore mi disse che era un burattinaio della politica lucana, un uomo dei servizi segreti, che riusciva a gestire alcuni membri della politica lucana, dall’Udeur (all’epoca il partito di Lepore) a un altro partito ». Faceva tante cose quest’uomo,ma a pesare a volte sarebbero stati proprio i suoi rapporti privilegiati con la magistratura

di Leo Santoro (quotidiano della Basilicata)


5 commenti:

  1. Con i pentiti bisogna andare con i piedi di piombo........

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  2. all'assessorato all'ambiente (inceneritori e trivelle) tutt'aposto come i dati dell'arpab....e le acque del pertusillo e (senise)

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  3. Ma quali pentiti... In Basilicata la mafia non sanno nemmeno cos'è...
    Mentre ci possono istruire sulla mafia in Basilicata solo i nostri politici... Loro si che sanno bene il significato...

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  4. non abbiamo bisogno dei pentiti per giudicare l'operatoro di questo assessore,complice della svendita della regione basilicata (fatta a pezzi) alle lobby del petrolio,dei rifiuti e infine per fine anno il saldo la valbasento ai russi pe rlo stoccaggio del gas. La salute dei cittadini resta un optional,lo sviluppo del terriotrio pure ...e questo di mestiere faceva il medico..

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  5. si leggono commenti stupidi, di persone che non si informano correttamente. L'assessore Mancusi è uno dei pochi "PULITI" davvero, persona seria e stimabile di cui nessuno può dir nulla. Si vergogni chi dice il contrario senza un briciolo di prova e serietà

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