di FILIPPO MELE
Reparto di pediatria dell'ospedale Giovanni Paolo II di Policoro. Fuori piove quando, alle 11.15, nella stanza dove sono ricoverati due bambini, Gianni e Vincenzo (nomi di fantasia), di 7 e 2 anni, fanno irruzione i clown. Sono in cinque, con cappelacci, nasi finti, occhialoni, camici con applicati fiori e stelline. Si mettono a cantare, accompagnati dalla chitarra, a saltellare, a ballare.
I due piccoli pazienti appaiono sorpresi e abbracciano più forte le loro mamme. Poi, si sciolgono, sorridono, rispondono ai richiami dei loro strani visitatori. E via con le canzoni più conosciute a questa età: “Heidi”, “Il coccodrillo come fa”, “Pinocchio”, ed altre ancora.
I due bambini si rilassano e sorridono a tutti. Anche ai medici ed agli infermieri di cui, poco prima, avevano paura. E sorride anche Gianni, con la flebo al braccio. Sua madre si commuove. Per loro, ricoverati, è una giornata particolare. Ma chi sono i “pagliacci” che hanno portato un po’ di benessere dove c'è sofferenza? «Siamo gli iscritti all'associazione onlus “L'oasi del sorriso” di Matera – spiega il clown- chitarrista Giovanni Martinelli–. Io sono il presidente di questo gruppo nato due anni fa circa».
Il nostro interlocutore, 62 anni, anche se non si direbbe a guardarlo dietro il nasone e gli occhialoni finti, è un ex sottufficiale della Guardia di Finanza. Materano doc, ha cominciato a portare un pizzico di gioia 28 anni fa facendo il Babbo Natale. «Lo facevo in ospedale, per i bambini. Mi rendevo conto che la mia presenza alleviava il loro dolore. E che facevo felice anche i genitori. Da qui, anno dopo anno, la mia volontà di allargare... l'orizzonte».
E con l'esplodere della clownterapia inventata dal medico americano Hunter “Patch” Adams, dalla cui autobiografia il film del 1998 con Robin Williams, l'idea di dar vita all'Oasi del sorriso”. Associazione che nel maggio di quest'anno ha stipulato un protocollo di intesa con l'Azienda sanitaria locale di Matera per realizzare il progetto “Un sorriso in corsia”.
Ogni 15 giorni Martinelli ed altri iscritti, travestiti da pagliacci, arrivano negli ospedali di Policoro e Matera, ma si spostano anche in trasferta ad Altamura, dove l’associazione è soggetto attuatore di “Un sorriso in corsia”. «Non andiamo solo nelle corsie di pediatria – continua l'ex maresciallo –. Andiamo nei pronto soccorso, in rianimazione, in ortopedia. Ovunque ci chiamano, siamo disponibili».
Ovviamente, cambia il repertorio rispetto al reparto in cui vogliono portare il sorriso. Così, in geriatria cantano canzoni napoletane, mentre in medicina interna i successi degli anni 60. Dappertutto riscuotono successo. «Quando ammalati e familiari ci vedono – racconta ancora il presidente dell'“Oasi” - dimenticano la malattia. Dimenticano di soffrire. Spesso ci sono bambini che ci seguono con la flebo. Il sorriso è una medicina. Gli studi più recenti dicono che sorridere porta giovamenti».
Nel periodo natalizio gli iscritti, vestiti da Babbo Natale, si recano nelle scuole dell’infanzia pubbliche e private, in ospedali e abitazioni dei bambini con handicap e di persone anziane, portando loro cioccolata, panettoni, palloncini e regalini oltre all’immancabile sorriso.
Con Martinelli collaborano una studentessa in scienze della formazione, un'operatrice sociosanitaria, un'insegnate precaria, un geometra in cerca di lavoro. Alla fine, i due bambini ridono con loro. Ed anche le loro mamme. Ed i medici del reparto, diretto da Gianfranco Chetrì, sono contenti di questa ventata di allegria.
Ma perché un pensionato e quattro donne, alcune lasciando i loro bambini a casa, si sono messe in auto da Matera per arrivare sino a Policoro, al Giovanni Paolo II? Lo fanno, forse, per soldi? Il presidente-clown, nonno di 5 nipoti, quasi si inalbera: «Assolutamente no. Tutto gratis. Se non arriva nulla, non fa niente. A noi questo non importa. Noi veniamo pagati dai sorrisi di pazienti e bambini. Al cuore non si comanda».
(tratto dalla Gazzetta del mezzogiorno)
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