sabato 11 settembre 2010

Quell’ultimo bacio alla figlioletta Lidia



Solo alla piccola il saluto prima del ricovero in ospedale
ANGELO MORIZZI
• B E R N A L DA . Il giorno dopo la tragedia la comunità bernaldese è attonita, affranta per la sorte della 32enne Rosalba Pascucci, morta subito dopo aver dato alla luce due gemellini, Rocco e Cristiano Buongiorno, nell'Ospedale di Policoro. Nei pressi dell'abitazione della sfortuanta donna, in via Albini, nel centro di Bernalda, è un brulichio di gente, accorsa per dare sostegno morale alla giovane famiglia e alla piccola Lidia, tre anni, primogenita di Rosalba. Il marito Andrea è sconvolto dal dolore. È appena rientrato da Policoro per adempiere agli obblighi burocratici e legali. Attorno a lui un cordone di solidarietà. Piange Andrea, non si dà pace. «Me l'hanno ammazzata», continua a ripetere, stremato, mentre una vicina di casa gli mesce una tazzina di caffè per ritemprarlo. «Sono andato via dall'ospedale convinto che tutto fosse stato sistemato per bene, anche se ero un pò preoccupato. Quando è uscita dalla sala operatoria, Rosalba, che aveva un carattere forte e non si lamentava mai, mi ha confessato di avere forti dolori addominali. I medici li hanno letti come i normali postumi dell'intervento. Poi mi hanno richiamato al telefono, dicendomi che c'erano state delle complicazioni. Rientrato in ospedale, ho visto che gli stavano facendo un massaggio cardiaco. Ho temuto il peggio. Poco dopo, Rosalba è morta. Adesso voglio giustizia. È assurdo ciò che è accaduto. Rosalba era sana e, durante la gravidanza, lo stesso ginecologo che l'ha operata l'aveva seguita periodicamente». (tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno)

Maria, una signora che abita in zona, racconta: «Era una donna gentile e raffinata. Sempre a modo con tutti i vicini. In occasione del terzo compleanno della figlioletta Lidia mi aveva portato un pezzo di torta per festeggiare l'evento». Anna, pensionata, ci riferisce: «"L'ho vista l'altro giorno, prima di ricoversarsi, mentre abbracciava e baciava la sua bambina. Stava bene. Non aveva avuto problemi di salute e aveva condotto una gestazione tranquilla». Era l'ultimo bacio di Rosalba all'amata Lidia. Per scaramanzia, ci dicono, Rosalba non aveva voluto salutare più nessuno. Tanto, pensava, dopo poche ore avrebbero potuto festeggiare tutti insieme la nascita dei due gemellini, che ora stanno bene e sono sotto osservazione presso l'Ospedale «Madonna delle Grazie» di Matera. Emanuele, cugino di Andrea, parla di Rosalba come di una «ragazza tranquilla, serena, piena di vita. Aveva un carattere molto semplice ed era sempre disponibile con tutti. Anche per questo aveva moltissimi amici. Nessuno poteva prevedere un così tragico epilogo. Non c'erano neppure le minime avvisaglie perchè il dramma si potesse consumare». Giuseppe, amico fraterno della famiglia Buongiorno-Pascucci, osserva: «La sanità locale non si può amministrare ricorrendo a semplici dati di bilancio. Bisogna offrire qualità e servizi, evitando di mettere a rischio la vita dei pazienti, a prescindere dai medici che, sovente, sono oberati di lavoro». Per Franco Carbone, consigliere provinciale del Pdl, bernaldese, «è impensabile che nel terzo millennio si assista ancora al verificarsi di eventi così drammatici, che trasformano la gioia di una famiglia in tragedia. È necessario stabilire subito le cause del decesso, assicurando il più ampio sostegno alla famiglia». Sulla vicenda intervengono anche i componenti del Comitato civico dei Cittadini attivi di Bernalda, che da tre mesi, sul tetto dell'ospedale di Tinchi, si battono per una sanità più a misura d'uomo: «Sul dolore degli altri - dicono - non si fa filosofia, ancor meno speculazione. La chiusura di Tinchi ha determinato un sovraffollamento di utenza nella struttura sanitaria di Policoro, appena sufficiente per servire la propria area territoriale. Il caos e il disservizio che ne sono derivati, l’insufficienza della struttura e del personale operativo, lo stress da pluslavoro per medici e infermieri, sono anch’essi elementi determinanti la morte di non pochi pazienti, tra i quali la giovanissima mamma dei due gemellini». (tratto dalla gazzetta del Mezzogiorno)

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