Solo alla piccola il saluto prima del ricovero in ospedale
Maria, una signora che abita in zona, racconta: «Era una donna gentile e raffinata. Sempre a modo con tutti i vicini. In occasione del terzo compleanno della figlioletta Lidia mi aveva portato un pezzo di torta per festeggiare l'evento». Anna, pensionata, ci riferisce: «"L'ho vista l'altro giorno, prima di ricoversarsi, mentre abbracciava e baciava la sua bambina. Stava bene. Non aveva avuto problemi di salute e aveva condotto una gestazione tranquilla». Era l'ultimo bacio di Rosalba all'amata Lidia. Per scaramanzia, ci dicono, Rosalba non aveva voluto salutare più nessuno. Tanto, pensava, dopo poche ore avrebbero potuto festeggiare tutti insieme la nascita dei due gemellini, che ora stanno bene e sono sotto osservazione presso l'Ospedale «Madonna delle Grazie» di Matera. Emanuele, cugino di Andrea, parla di Rosalba come di una «ragazza tranquilla, serena, piena di vita. Aveva un carattere molto semplice ed era sempre disponibile con tutti. Anche per questo aveva moltissimi amici. Nessuno poteva prevedere un così tragico epilogo. Non c'erano neppure le minime avvisaglie perchè il dramma si potesse consumare». Giuseppe, amico fraterno della famiglia Buongiorno-Pascucci, osserva: «La sanità locale non si può amministrare ricorrendo a semplici dati di bilancio. Bisogna offrire qualità e servizi, evitando di mettere a rischio la vita dei pazienti, a prescindere dai medici che, sovente, sono oberati di lavoro». Per Franco Carbone, consigliere provinciale del Pdl, bernaldese, «è impensabile che nel terzo millennio si assista ancora al verificarsi di eventi così drammatici, che trasformano la gioia di una famiglia in tragedia. È necessario stabilire subito le cause del decesso, assicurando il più ampio sostegno alla famiglia». Sulla vicenda intervengono anche i componenti del Comitato civico dei Cittadini attivi di Bernalda, che da tre mesi, sul tetto dell'ospedale di Tinchi, si battono per una sanità più a misura d'uomo: «Sul dolore degli altri - dicono - non si fa filosofia, ancor meno speculazione. La chiusura di Tinchi ha determinato un sovraffollamento di utenza nella struttura sanitaria di Policoro, appena sufficiente per servire la propria area territoriale. Il caos e il disservizio che ne sono derivati, l’insufficienza della struttura e del personale operativo, lo stress da pluslavoro per medici e infermieri, sono anch’essi elementi determinanti la morte di non pochi pazienti, tra i quali la giovanissima mamma dei due gemellini». (tratto dalla gazzetta del Mezzogiorno)
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