martedì 28 settembre 2010

Nascondo la laurea per fare la cameriera

Alessia
Volevo fare la giornalista, la scrittrice, la poetessa. Non ho saputo combattere, al primo spintone sono caduta. Eppure lo sento ancora battere il mio cuore quando scrivo. Eppure l’ho ben fissa nella mente l’immagine della gloria raggiunta con i temi al liceo. Penso alle pagine consumate dei libri, al profumo della biblioteca, a quell’ineguagliabile senso di pace che per anni mi ha fatto sentire invincibile, al senso del dovere che come un buchetto si trasforma nella farfalla di nome “pas - sione”. Le domeniche passate a studiare: ma non è un sacrificio, a me piace e un giorno la vita mi ripagherà di tutto, dicevo a me stessa. La lotta per un 30 e lode che pensi possa cambiare il corso della tua esistenza: la scelta sella tesi più difficile, con il professore più stronzo, per dimostrare (ma a chi?) che tu puoi. E poi stringerla quella tesi fra le mani, stringila come una reliquia del sudore e della fatica, il trionfo del nulla che è il tuo tutto. Stringila quando la rabbia ti soffocherà e vorrai farne un falò,. Quando ti verrà un pò da ridere e un pò da piangere, sentendo parlare di scuola più severa. Stringili fra le mani i tuoi titoli, appendili al muro e ricorda di spolverarli ogni tanto. Scrivilo sulla targhetta del citofono chi sei, almeno ogni volta che tornerai a casa ti ricorderà quale percorso hai seguito. Ogni tanto mi fermo ad ascoltare un Tg che racconta le notti brave dei giovani nei più fighi locali notturni. Bugiardi: raccontate dell’Ita - lia vera e la vita di chi sogna una normalità. Dite ai giovani co stretti a dimenticarsi di se stessi, a non citare nel curriculum i propri titoli, per non essere «troppo», per essere degni di servire ai tavoli o vendere pacchetti televisivi e contratti telefonici per due mesi poi a casa, di nuovo, e ancora e ancora e ancora e ancora.
In calce una citazione:
Un comico ha detto: “Nel mio cassetto sono rimaste solo mutande, i sogni non ci sono più” una battuta, ma io ho pianto quando l’ho sentita.
Non so quanti anni ha Alessia ma sicuramente potrebbe essere mia figlia e non è bello trovare tanta tristezza e tanta disperazione nelle parole di questa giovane lucana.
Appaiono del tutto lontani quindi le parole che si spendono in Basilicata sulla questione giovanile, sul fatto che la quasi totalità dei giovani lucani non ha altre scelte che l’emig razione.
Sarebbe ora di smetterla di fare sterili dibattiti e cominciare a trovare una soluzione ai problemi delle giovani generazioni lucane.
A guardarti intorno però non vedi motivi di ottimismo, non riesci ad immaginare che tipo di lavoro potrebbe essere offerto ai tanti bravi laureati lucani. La politica continua ed essere autoreferenziale e continua a vendere fumo, l’ultima invenzione dell’establishment lucano si chiama innovazione; mi volete spiegare, o per meglio dire, volete spiegare alle migliaia di giovani lucani oggi fuori regione per studiare o che già lavorano, quali reali prospettive possono avere in Basilicata? Quanti posti di lavoro si pensa di creare con l’innovazione? In quali settori?
Per cortesia meno parole e più fatti. Un consiglio mi sento di dare ai giovani lucani: svegliatevi, il futuro ve lo hanno già rubato, non fatevi fregare pure la dignità. Lottate con un po’ più di convinzione.
Qualcuno potrebbe imputare alla crisi economica mondiale la colpa di questa situazione, in parte è vero ma nel caso della Basilicata bisogna fare delle doverose precisazioni.
Al contrario delle altre Regioni del Sud in Basilicata i governanti locali si vantano di aver speso tutti gli ingenti finanziamenti arrivati dall’Ue tant’è vero che si sono avuti fondi aggiuntivi come premio.
Ai contributi europei si sono aggiunte le cosiddette royalties, il contentino per il disturbo per lo spertugiamento della nostra terra per estrarre petrolio. Poca roba, ma sempre soldi in più, sono i fondi derivanti dalla cessione dell’acqua alla vicina Puglia. Ebbene tutto questo fiume di denaro a cosa è servito? A far precipitare la Basilicata agli ultimi posti nella classifica della povertà. È invece finita in cima alla classifica per quanto riguarda l’emigrazione. Meditiamo (tratto da un volantino distribuito in questi giorni a Potenza)

3 commenti:

  1. Il mondo è cambiato ma i problemi sono sempre gli stessi. Bisogna avere coraggio, e se la tua (nostra) terra non ti offre le opportunità che meriti, devi andare via senza pensarci un attimo di più. Perchè sprecare il proprio talento ed i propri sacrifici per tornare a vivere a tutti i costi nella propria terra? E' un prezzo troppo alto che si chiede ai giovani! Anche io ho studiato fuori regione e so cosa significa tornare a vivere ( e lavorare) in Basilicata. Forte della mia esperienza non smetterò mai di urlare ai giovani laureati lucani: NON TORNATE!!!!!!! SE NON PER VENIRE A TROVARE I VOSTRI PARENTI ED AMICI PER LE FESTE COMANDATE!
    Auguri a tutte le Alessie in giro per la Basilicata e, ce ne sono tante.

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  2. Un'idea su come siamo noi lucani io penso di averla, di sicuro non abbiamo la capacità di aggregarci, ognuno va per conto suo, e da il meglio di se fuori dai contesti regionali. Davanti a noi c'è poco ormai, occorre rifare i "bagagli".

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  3. ogni tanto pubblichi qualcosa di bello

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