A Padova il quarto caso di malasanità nei reparti di ginecologia in due settimane
FLAVIA AMABILE
Non si placano le bufere nelle sale parto d’Italia tanto da farla considerare ormai un’«emergenza, e un «problema di sistema» o, comunque, "un bollettino di guerra". Dopo la vicenda del Policlinico di Messina, quella dell’ospedale Casilino di Roma e quella dell’ospedale di Policoro in provincia di Matera, un altro episodio di malasanità è accaduto a Padova dove una donna di 27 anni è in coma farmacologico e il bimbo che aspettava da sette mesi è morto. Sulla vicenda la Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo e sia il ministero della Salute sia la Regione Veneto invieranno due gruppi di ispettori per accertare i fatti.
E’ stato il marito che in un esposto ha chiesto di verificare se i medici si siano comportati in modo corretto e a raccontare quello che è accaduto. La notte del 3 settembre la moglie aveva accusato dei dolori. L’uomo, di 28 anni, l’aveva accompagnata all’ospedale di Piove di Sacco, dove era stata visitata e sottoposta ad ecografia. Non era risultato nulla di particolare, a quanto avevano assicurato i medici ma la donna aveva continuato a non stare bene. A quel punto i medici stessi le hanno fatto capire che c’era bisogno di accertamenti più approfonditi e quindi di rivolgersi all’ospedale di Padova.
Ma, ha denunciato il marito, il trasporto doveva avvenire con i loro mezzi, non in ambulanza. La coppia, quindi, è salita in auto e si è diretta al pronto soccorso di Padova. Qui le condizioni sono apparse molto diverse e la donna è stato condotta d’urgenza in clinica ginecologica e sottoposta a parto cesareo. Il bimbo è nato morto, mentre la madre, alla quale è stata diagnosticata un’emorragia interna, ha subito l’asportazione dell’utero.
Dopo aver ascoltato il racconto dell’uomo, il pm Sergio Dini ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche e una perizia tecnica. In Veneto arriveranno nelle prossime ore anche gli ispettori chiamati dal ministro della salute Ferruccio Fazio e dall’assessore veneto alla sanità Luca Coletto. L’obiettivo, ha spiegato Coletto, è di individuare «cosa non ha funzionato e quali sono le eventuali responsabilità».
Annuncia linea dura e rigore anche il presidente della giunta veneta Luca Zaia: «qualora emergessero negligente, leggerezze, omissioni o peggio - promette - saremo inflessibili nel colpire duramente». A parlare di un vero e proprio «bollettino di guerra» è Ignazio Marino, presidente della Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, annunciando per martedì i primi risultati degli accertamenti. «Ormai si tratta di un problema di sistema - afferma - di una vera e propria emergenza, che sta mietendo vittime con una frequenza allarmante».
Anche il l Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari, l’on. Leoluca Orlando, ha chiesto una relazione alla regione Veneto e commentato che: «E’ scandaloso continuare ad assistere ad episodi del genere, in cui non si può non sospettare negligenza e leggerezza da parte del personale medico».
(tratto dalla stampa)
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Ecco alcuni dati:
Sono stati almeno 19 nell’ultimo anno i parti finiti in tragedia in un’Italia che, nelle classifiche internazionali, risulta avere un tasso di mortalità per parto tra i più bassi del mondo, con 3,9 decessi ogni 100.000 nati vivi. È anche vero, però, che l’Italia è prima in Europa per il numero di parti cesarei, da due a quattro volte piùrischiosi del parto naturale.
Eventi rari e imprevedibili, ma molto più spesso ritardi ed esitazioni nella scelta fra parto naturale e cesareo, fino ad accuse di «imperizia» e «negligenza» nei confronti dei medici sono state tra le cause più frequenti dei 19 parti drammatici avvenuti a partire dal settembre 2009. Almeno una ventina i medici indagati per gli episodi avvenuti nell’ultimo anno
Io terrei molto a precisare che nella maggior parte di questi casi il nocciolo del problema non è stato il conflitto tra "naturale e cesareo".
RispondiEliminaMa è stato il conflitto tra medico ospedaliero di turno, responsabile del reparto in quel momento... e ginecologo curante privato della donna, che pretende di usare il reparto dell'ospedale pubblico come se fosse il suo studio professionale personale, imboscandosi fuori turno e fuori norma, e prendendo allegramente da solo l'iniziativa di induzioni, manovre ostetriche invasive e cesarei, SENZA consultare il responsabile del reparto.
Poi quello arriva e (comprensibilmente) si imbelvisce...
Lisa