martedì 27 aprile 2010

Fidanzatini di Policoro «Tutta la verità dopo 22 anni»


No all’ipotesi della folgorazione. «Tutti gli elementi portano all’omicidio»
FILIPPO MELE


• «Chiedo giustizia e verità sulla morte di Luca non solo per me, che sto vivendo una via crucis lunga 22 anni, ma per tutta Italia. La mia è la battaglia di un debole contro i forti. Da noi si perseguita chi osa dire ciò che gli altri osano fare». Olimpia Fuina, madre di Luca Orioli, 20 anni, trovato morto con Marirosa Andreotta, 22, nella casa della ragazza, a Policoro, il 23 marzo 1988, non si rassegna all’archiviazione della quarta inchiesta su quei decessi ancora tutti da chiarire. Ed a vederla archiviata con motivazioni che le hanno pro vocato amarezza. Così, ieri, con il suo avvocato, Franco Auletta, e con la criminologa Roberta Bruzzone, ha spiegato, nel corso di una conferenza stam pa carica di emotività, le ragioni per cui ha depositato davanti al gip del Tribunale di Matera opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dal pm incaricato, Rosanna De Fraia. «Non accettiamo le conclusioni della Procura – ha detto Fuina - perché, utilizzando le risultanze del lavoro della Unità di analisi del crimine violento (Uacv) della Polizia scientifica di Roma, è tornata ad ipotizzare come cause delle due morti la folgorazione o l’ossido di carbonio. Due ipotesi già scartate negli anni passati con motivazioni inconfutabili. Tutto, poi, si basa su una scena del crimine che la stessa Uacv ritiene manipolata». Una po sizione condivisa da Bruzzone, autrice della «Perizia pro – veri - tate» allegata all’oppo - sizione alla archiviazione del caso: «Il punto focale di questa vicenda che non ha uguali in nessuna al tra parte del mondo sta proprio nell’alterazione della scena del crimine. Occorre ripartire da quella notte se si vuole fare chiarezza”. Tanto che la criminologa ha ipotizzato che non fosse la stanza da bagno della casa della ragazza il luogo vero dell’aggressione e poi dell’uccisione dei due ra gazzi. «È stato utilizzato – ha spiegato - lo scandalo sessuale e morale dei due corpi nudi per coprire un duplice omicidio». Ma cosa occorrerebbe per far luce su questa vicenda? «Una nuova riesumazione delle due salme – ha risposto l’avv. Auletta - per eseguire quegli esami radiografici che non furono completato nel corso della prima riesumazione del 27 gennaio 1996. Ciò servirebbe anche ad indagare sulla frattura dell’osso ioide di Luca di cui ha scritto un perito della Procura, nel 1996, Giancarlo Umani Ronchi. Significa che Luca è stato strangolato, altro che
folgorazione od ossido di carbonio».

In undici punti i motivi delle nuove indagini
[f.mel.]

Sono 11 i motivi per cui l’avvocato Franco Auletta, a nome di Olimpia Fuina, madre di Luca, ha chiesto che la Procura continui ad indagare sul «giallo dei fidanzatini di Policoro»: 1) la frattura dell’osso ioide di Luca; 2) le macchie e puntini rossi sui due corpi; 3) la lesione ad «L» sulla regione occipitale sinistra di Marirosa; 4) la riesumazione dei corpi per l’accertamento della causa di morte e per la ricerca sui cadaveri del Dna e di altro materiale biologico di persone diverse; 5) l’esecuzione dell’esperimento giudiziale diretto a verificare le cause della ferita ad “L” della nuca di Marirosa; 6) sentire Prospero Amendola, ex fidanzato di Marirosa; 7) sentire l’ex appuntato dei carabinieri Nicorvo, per riferire se tra le 3 e le 4 del 24 marzo 1988 entrò qualcuno in casa Andreotta e se tra questi vi potesse essere il fotografo Cerabona; 8) sentire la madre di Marco Vitale che in una telefonata con Pierpaolo Mazziotta (fratello di Walter, unico indagato all’epoca) riferiva che quel pomeriggio del 23 marzo 1988 ci sarebbe stato «qualcuno di mafioso» e che Luca «aveva dovuto subire», affinché chiarisca chi era quel «mafioso»; 9) disporre una perizia sulle foto agli atti; 10) sentire Andreotta Francesca per sapere chi erano gli amici di Matera che l’avvisarono della morte della sorella; 11) indagare sulle circostanze indicate dai carabinieri di Policoro nel documento «Dubbi e punti fermi» in atti non avendo il pm provveduto nonostante espressa richiesta».

«Questo è un delitto irrisolto»
[f.mel.]

• La morte dei «fidanzatini di Policoro», Luca Orioli e Marirosa Andreotta, come un «cold case», un delitto irrisolto. È la strategia delineata da Roberta Bruzzone, responsabile proprio della «Cold case division» dell’Accademia internazionale di scienze forensi. «Se si vuole fare una vera indagine su quei due delitti – ha spiegato – occorre ripartire dalle dieci persone intervenute sulla scena. Occorre riascoltare le loro testimonianze. Troppe le incongruenze. Come troppi i balletti sulle foto scattate. Ed occorrerebbe simulare le cause delle lesioni evidenziate sulle salme dei due ragazzi di cui l’Unità di analisi del crimine violento della Polizia scientifica non si è occupata a partire dalla lesione sanguinante della nuca di Marirosa e dall’ecchimosi ad un testicolo di Luca. E potrebbe servire molto la riesumazione delle salme per verificare, con moderni strumenti di indagine, tutto quel che è possibile ancora evidenziare, compresa la frattura dell’osso ioide di Luca. Una volta sgombrato il campo dalle ipotesi di incidente domestico sulle due morti andrebbe studiato il possibile movente». Movente su cui Bruzzone ha espresso la sua opinione: «Nascondere un segreto inconfessabile da parte di una persona che aveva potere e facile accesso a quella casa». Ma quali le piste possibili? La criminologa esperta di cold case non ha voluto rivelarle in conferenza stampa: «Le riveleremo al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Matera se vorrà ascoltarci».

1 commento:

  1. lo schifo dei fidanzatini di policoro è lo stesso schifo che ha riguardato la povera elisa ed è lo stesso schifo che ha mostrato sulla scomparsa della piccola ottavia da montemurro la trasmissione chi l'ha visto.

    l'associazione libera ha ragione, in questa regione è radicata la mafia, la massoneria e la mala politica

    verità e giustizia per i fidanzatini di policoro

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