mercoledì 16 dicembre 2009

Cento trattori pronti a bloccare la Jonica in entrambe le direzioni «Sulle strade per il nostro futuro»


Sono già posizionati all’altezza del Centro Enea della Trisaia Dal Governo si attendono risposte positive entro la giornata odierna o sarà un Natale di protesta Foto Gianni Fabbris di altragricoltura
Di Filippo Mele
Cento trattori “puntati” sulla 106 Jonica, all’altezza del centro Enea della Trisaia. Basterà spostarli di qualche metro e l’arteria di collegamento Tirreno-Adriatico sarà bloccata in entrambe le direzioni di marcia. È quanto minacciano, sia pur velatamente, i dirigenti di Comitato agricolo del Metapontino (Cam) e Altragricoltura, le due associazioni organizzatrici, con il sostegno dei sindaci e degli assessori al ramo del Metapontino, del presidio in corso da ieri nel caso non arrivassero buone nuove da Roma. Oggi, infatti, un centinaio di produttori, partiti nella tarda serata di ieri in pullman, con altre delegazioni provenienti dalle altre regioni che hanno chiesto al Governo Berlusconi di dichiarare lo stato di crisi (Basilicata, Puglia, Abruzzo, Sardegna, Sicilia) manifesteranno davanti al ministero dell’ag ricoltura. Una delegazione avrà un incontro con il ministro Luca Zaia. Massimo Zaccaria è il presidente del Cam: «Il nostro presidente, Vito De Filippo, farebbe bene ad accompagnarci in delegazione se veramente vuole sostenere la deliberazione adottata dal Consiglio regionale». Gli animi sono accesi. «Non è escluso – continua il nostro interlocutore – che se le cose non cambieranno si possa marciare con i trattori alla volta di Potenza per presidiare anche il palazzo della Regione. Scrivetelo che noi siamo stanchi: consegneremo le tessere elettorali e le partite Iva. Chiuderemo le nostre aziende. Non ce la facciamo più. E non crediamo più né al centrodestra né al centrosinistra». Alcuni dei manifestanti, oltretutto, sono in stato di agitazione dal 23 ottobre scorso quando “puntarono” i loro trattori nel centro di Policoro bloccando per alcuni giorni la città jonica. Poi, dal 15 novembre e sino al 5 dicembre sono rimasti in presidio a Roma. Senza, però, sinora, aver ottenuto nulla. «Purtroppo – attacca il presidente del Cam – le tv nazionali si occupano più dei “grandi fratelli” che non della crisi del settore più importanti dell’economia del Sud. Ma noi non molliamo. Siamo decisi a tutto». D’intesa con altre associazioni e movimenti spontanei delle altre regioni coinvolte. Presidi simili a quelli di Rotondella sono in corso anche in Sardegna, Puglia, Sicilia, Abruzzo. Qui, poi, è significativa la scelta di posizionarsi davanti all’Enea dove insiste l’unico sito atomico della Basilicata. «Nel 2003 – conclude Zaccaria – la Basilicata rifiutò il nucleare perché danneggiava il Metapontino, frutteto d’Europa. Oggi il frutteto soffre di una crisi nerissima. Chiediamo a tutti di sostenere la nostra battaglia di sopravvivenza».

Il governo rispetti gli impegni
«Il tempo è finito: il Governo non ha ancora dato seguito all’impegno di assumere un provvedimento straordinario sulla crisi dell’agricoltura e non dà alcun segnale di volerlo fare. Torniamo di nuovo sulle strade per conquistare il diritto al futuro». È “l’attacco” della piattaforma rivendicativa, approvata dall’assemblea del Campo Base di via Castel di Leva 371, a Roma, e dal Coordinamento dei Comitati degli agricoltori di Basilicata, Puglia, Sicilia, Sardegna, ed Abruzzo, che oggi sarà consegnata al ministero dell’agricoltura. Se non arriveranno risposte positive oggi stesso saranno diramate ai presidi in corso nelle cinque Regioni che hanno chiesto al Governo Berlusconi la dichiarazione dello stato di crisi del comparto le linee d’azione della nuova fase della mobilitazione. «Il Natale – continua il documento – lo passeremo con le nostre famiglie sulle strade. Chie diamo ai cittadini di sostenerci e di sopportare i disagi: è in gioco il diritto di tutti, agricoltori e non ad avere campagne vive con uomini e donne al lavoro. Il Governo, il 16 novembre scorso, aveva annunciato un provvedimento straordinario con la moratoria di atti esecutivi, la sospensione di pagamenti, la ridefi nizione dei contenziosi Inps. Di quell’impegno non vi è traccia». Da qui i presidi in corso e la manifestazione di oggi a Roma con un’uni - ca richiesta: «Il Governo apra un serio tavolo di confronto con quelle Regioni che hanno deliberato lo stato di crisi della loro agricoltura».

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