venerdì 23 ottobre 2009

Policoro: droga, Ferrara davanti al gup

L’accusa: «L’imprenditore commissionava acquisti di cocaina e marijuana»
POTENZA - Sono almeno quattro i procedimenti aperti a partire dalle indagini sugli affari di Francesco Rocco Ferrara, l’imprenditore di Policoro arrestato nello scorso mese di dicembre durante il blitz che ha portato in carcere anche i vertici di TotalItalia, e l’ex sindaco di Gorgoglione Ignazio Tornetta. Le accuse vanno dall’associazione a delinquere alla turbativa
d’asta per la costruzione del Centro oli Tempa Rossa di Corleto Perticara, la gestione e la realizzazione di una discarica abusiva in località Pane eVino di Tursi, la ricettazione dei brogliacci con le intercettazioni telefoniche dell’inchiesta trafugati dagli uffici della procura della Repubblica di Potenza, e l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Ieri mattina è iniziato il processo per quest’ultimo filone. Gli imputati sono in tutto sei, già raggiunti da diverse misure cautelari sempre nel dicembre scorso. Ferrara è stato individuato dall’accusa come il “promotore, finanziatore, e organizzatore dell’associazione”. Per la procura rappresentata in aula dal pm Salvatore Colella, avrebbe commissionato e finanziato in maniera sistematica l’acquisto di una quantità indefinita di marijuana e cocaina La droga sarebbe stata ceduta a un’amica di Ferrara, Elena Zippo, dirigente del comune di Scanzano Jonico fino a novembre del 2003, già implicata per una presunta truffa assieme all’ex sindaco Mario Altieri, che ne avrebbe data anche a una sua amica, oltre ad altre tre persone definite come “soggetti legati a Ferrara da rapporti di parentela ovvero di amicizia.” Le indagini sono state condotte dal pm Henry John Woodcock con l'ausilio degli agenti della Squadra mobile del capoluogo. Francesco Ferrara è difeso dall' ottimo avv. Vinci di Policoro , che è uscito dall’aula senza rilasciare dichiarazioni, ma lasciando intendere, come peraltro anche i suoi colleghi, che non dubitano di riuscire a smontare le tesi dell’accusa. Il loro punto di forza è che non è stato trovato un solo grammo delle sostanze indicate, mentre gli elementi in manoalla procura sono per lo più intercettazioni telefoniche e ambientali. Per gli investigatori gli imputati avrebbero fatto riferimento alla “marmellata”, la “benzina”, le “mozzarelle”,i“documenti”, e talvolta persino i “quadri”, alludendo in maniera criptica alla droga. Solo per questi reati rischiano una condanna a partire da un minimo di ventiquattro anni di reclusione. L’udienza si è svolta a porte chiuse davanti al giudice Luigi Barella che dovrà decidere se ci sono gli estremi per aprire un pubblico dibattimento. E’stata subito rinviata al 3 febbraio del 2010.
Leo Amato (tratto dal quotidiano Basilicata)

Nessun commento:

Posta un commento