giovedì 5 febbraio 2009

Rifiuti nucleari, inchiesta al bivio


. È al bivio l’inchie sta “Nucleare connection” e re d i t at a nel giugno 2007 dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Potenza Francesco Basentini. Inchiesta aperta addirittura nel 1994 dall’allora procuratore della Repubblica di Matera, Nicola Maria Pace. Il pm Basentini dovrà decidere cosa fare dei corposi faldoni: chiedere l’archiviazione pertutte od in parte le ipotesi di reato a carico delle undici persone (otto ex direttori del centro Enea della Trisaia e tre esponenti della 'ndrangheta) raggiunte, sinora, da altrettanti avvisi di garanzia o chiudere le indagini con la contestuale richiesta di undici rinvii a giudizio o di una ulteriore proroga delle indagini. . Tra questi, la vicenda dei bidoni seppelliti nel fosso Lavandaio, a Pisticci. Il magistrato aspettava le perizie tecniche sulla consistenza dei rifiuti. Perizie che hanno dimostrato l’assenza totale di radioattività tanto che tutti quei materialisono stati già inceneriti nell’im - pianto della Fenice, a Melfi. Insomma, i bidoni di Lavandaio non sono quelli di cui ha parlato, nel suo memoriale sull'Espresso del 9 giugno 2005, il pentito Francesco Fonti, anche lui tra gli indagati. Fonti, con dovizia di particolari, indicò un’area della provincia di Matera, tra Pisticci e Ferrandina, “Costa della Cretagna”, come il luogo in cui negli anni 1986 - 1987, in base ad un accordo segreto tra pezzi deviati di Stato e 'mafia calabresi furono seppelliti fusti di scorie nucleari provenienti
dall’impianto Itrec della Trisaia. Lo stesso Fonti scrisse di uno smaltimento illecito di scorie anche in Somalia, in particolare negli scavi della strada tra Garoe e Bosaso, realizzata dall’Italia nell’ambito degli aiuti internazionali prestati al Paese africano. Proprio la strada su cui indagavano la giornalista del TG3 Ilaria Alpi e l’operatore Miran Hrovatin quando caddero vittime di un attentato a Mogadiscio, il 20 marzo 1994. Delle scorie che sarebbero state seppellite in Basilicata, però, nonostante le ricerche, non s'è trovata traccia. Tra le ipotesi direato a carico degli indagati, tuttavia,oltre all’illecito smaltimento di rifiuti radioattivi, vi sono anche la produzione clandestina di plutonio, la violazione dei regolamenti per la custodia di materiali atomici, il traffico di sostanze nucleari che sono assimilabili alle armi. In particolare, il plutonio che sarebbe stato prodotto negli studi sul riprocessamento di barre del ciclo uranio-torio condotti nell’Itrec, evenienza sempre negata dai tecnici e manager dell’Enea, sarebbe stato ceduto all’Iraq di Saddam Hussein con cui l’Occidente, negli anni ‘80, aveva buoni rapporti di cooperazione. Da qui l’interesse anche internazionale sull'inchiesta condotta dal pm Basentini.( F.Mele)

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