Questo ci mancava, ma non ne avvertivamo il bisogno e, in ultima analisi, eravamo convinti non si potesse arrivare a tanto. Gli uffici regionali, sino alla Presidenza della Giunta, sarebbero il luogo di frequentazione e scambio di sostanze stupefacenti. Non lo dicono più solo le ricorrenti voci di corridoio, adesso ne parlano atti giudiziari finiti alla commissione per le autorizzazioni a procedere del Parlamento italiano. Nessun commento esplicito, nessun diniego dagli inquilini dei palazzi regionali. Certo che in questi giorni i fatti da commentare e le accuse da cui difendersi piovono un po’ da tutte le direzioni. Comunque la questione stupefacenti ed in particolare la diffusione e l’uso della cocaina è un argomento che attraversa la storia giudiziaria della Basilicata negli ultimi vent’anni. Una sorta di pudore o, forse, di preoccupazioni irriferibili rende l’argomento sempre sfuggente e nebuloso. Già nell’irrisolto omicidio di Luca e Marirosa, emergevano testimonianze plurime e concordanti sull’esistenza di un “giro” di colletti bianchi dediti al consumo di cocaina ed a pratiche così imbarazzanti da giustificare un giro di ricatti che perdurano a distanza di oltre vent’anni. Durante la presentazione di un libro a Bernalda il 27 novembre 2008, il colonnello dei carabinieri Salvino Paternò è stato chiarissimo. Le prove testimoniali erano molteplici e concordanti, magistrati, avvocati e imprenditori coinvolti nel “giro” e consumatori abituali di sostanze stupefacenti erano stati in dividuati e persino indagati dalla Procura di Salerno. Il procedimento si concluse con una archiviazione di cui non è dato conoscere con certezza le motivazioni. Si dice si siano orientati così perché "il fatto non costituiva reato" essendo l’uso personale di droga una pratica disdicevole ma non perseguibile. Chissà. Ma non sarebbe utile sapere che il tale magistrato è un consumatore di cocaina insieme con il tal’altro avvocato e con questo o quel noto frequentatore delle patrie galere? Non foss’altro perché, quando i tre fossero parti in un medesimo processo si potesse valutarne opportunamente la terzietà? Il governatore Vito De Filippo nel suo recente intervento in Consiglio Regionale (18.12.2008) rivendica una sorta di autorevolezza e persino un orgoglio degni di migliori e diversi contesti. Soprattutto sarebbe il caso di provare un po’ di vergogna. Le parole del principale indagato intercettato nell’inchiesta sulle tangenti Total, Rocco Francesco Ferrara sono durissime in quanto egli indica gli uffici regionali come luoghi dove avviene un’attività di cessione di sostanze stupefacenti: "…Gli ho detto di riferire agli amici che stanno là di preoccuparsi di quelli che so io che gli portano la cocaina in ufficio… perché se pensano a tutte le porcherie che fanno, i furti e i latrocini che fanno, penso che non avrebbero avuto nulla di cui vergognarsi". In sostanza Ferrara, già arrestato per traffico di sostanze stupefacenti, evidenzia i pericoli derivanti dalla frequentazione abituale di gente poco rispettabile che, a suo dire, consegnerebbero cocaina negli uffici regionali. Autorevolezza zero, credibilità zero. Siamo ai minimi termini, il re è nudo, solo e come dice sempre Ferrara "viene a nevicare". Uno dei natali più tristi degli ultimi vent’anni.(il resto)
che bellaosa comunque non dimentichiamo le scorrerie del capitano paternò a policoro. Combatteva i deliquenti ma picchiava i ragazzi per niente. Noi giovani nn dimentichiamo i faldoni di denuncia che sono caduti nel dimenticatoio perchè come ai tempi della legge "reale " i pulotti hanno l'immunità
RispondiEliminaquei "pulotti" di cui straparli, hanno avuto il coraggio di debellare la mafia a Policoro.
RispondiEliminaTi sei scordato di quando gli SCARCIA comandavano e VI comandavano? Di quando se solo li guardavi storto ti gonfiavano di botte? di quando i negozi saltavano in aria?
Hanno combattutto guerre che altri non hanno mai avuto il coraggio di combattere.
E se qualche drogatello figlio di papà s'è beccato qualche calcio in culo, BENE HANNO FATTO!