venerdì 3 ottobre 2008

Scorie nucleari, la Basilicata contro

F.Mele (Gazz. del Mezzogiorno)
Deposito unico delle scorie nucleari d’Italia: il rappresentante della Regione Basilicata nel gruppo di lavoro Governo, Regioni, Apat, Enea, che ha operato per l’individuazione delle linee metodologiche utili alla individuazione del sito, non ha firmato il documento finale. Unico tra gli undici componenti dell’org anismo. Documento consegnato giovedì scorso al ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola. Un dissenso clamoroso, quello manifestato dall’ing. Massimo Scuderi, il componente del gruppo di nomina lucana, che apre la strada a numerose ed inquietanti interrogativi. Scuderi è uno dei sei membri di nomina regionale nel “tavolo” messo su nel marzo scorso dall’ex ministro del Governo Prodi, Pierluigi Bersani. Perché il parere sulla bozza finale del rappresentante della Basilicata si è differenziato in modo così evidente da quello dei rappresentanti di Lombardia, Piemonte, Veneto, Marche, Campania, oltre a quelli dei ministeri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente, della Salute, e di Apat ed Enea? Fonti vicine al gruppo hanno parlato di un dissenso tecnico e non politico-geografico. Vale a dire che i partecipanti al “tavolo” lo hanno fatto nella loro veste tecnica e che le loro decisioni non sono state influenzate dalla parte politico- istituzionale che li ha nominati. Insomma, il parere di Scuderi sarebbe di Scuderi e basta e non, tanto per fare solo due nomi, del presidente della Regione, Vito De Filippo, o dell’assessore all’ambiente, Vincenzo Santochirico. L’organismo, inoltre, pare non si sia addentrato affatto sui diversi e possibili siti ma solo sulle metodologie da seguire per la individuazione di quello unico. Metodologia che prevede, in primis, la creazione di un’Agenzia per i rifiuti nucleari, indipendente dai produttori e da chi sarà destinato a controllare l’intero settore atomico in fase di rilancio da parte del Governo Berlusconi. Per la nascita dell’organismo i tecnici del Gruppo allestito da Bersani hanno preso a modello enti già esistenti in altri Paesi europei, come Francia e Spagna. Modelli che disegnano queste strutture come pubbliche, senza alcun fine di lucro, e con il compito esclusivo di curare la gestione del Deposito delle scorie d’Italia. Sarà questo organismo, da istituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ad effettuare incontri con le diverse Regioni e Province autonome per verificare una o più eventuali auto-candidature. Ci saranno? Occorre tener presente, infatti, che oltre al deposito ingegneristico, di superficie, e quindi, non geologico, sotterraneo, come potrebbe essere quello di Terzo Cavone di Scanzano Jonico o quello tra i calanchi di Craco-Stigliano-Montalbano Jonico, sarà realizzato anche un Centro servizi sul trattamento delle scorie atomiche e saranno garantiti altri ed appetibili benefit alle popolazioni che saranno coinvolte. Ma, se non dovessero arrivare auto-candidature oppure non si riuscisse a concertare la scelta, quale sarebbe il passaggio successivo? E, qui, pare, sia scattato il dissenso dell’ingegner Scuderi. Spetterebbe all’Agenzia scegliere un luogo soltanto tra i tre individuati: uno al Nord, uno al Centro, uno al Sud. Pare che la scelta possa essere compiuta anche senza sondaggi precedenti o attuali o studi particolari e verifiche sul territorio interessato. Tranne che non si tratti di territori sismici o soggetti ad inondazioni o zone vulcaniche. La Basilicata, al contrario, preferirebbe che la scelta venisse effettuata non su tre siti soltanto ma su almeno uno per Regione. E ciò per avere maggiori opportunità. Se anche in questo caso, però, l’Agenzia non riuscisse a far quadrare il cerchio, allora essa darà tutto in mano al Governo, lasciandogli il gravoso compito. Queste le fonti ufficiose, anche se accreditate, in nostro possesso. Ma, che ci sia dietro qualcos’altro? Come, ad esempio, le voci di corridoio che danno proprio la Basilicata sempre al centro delle scelte del Governo centrale (o Agenzia per le scorie nucleari che dir si voglia) per il cimitero atomico d’Italia? Insomma, siamo arrivati alla cruna dell’ago: i parlamentari lucani, di qualsiasi colore politico, la Regione, il concerto delle autonomie locali, la società civile, sappiano far quadrato per non doversi trovare di fronte ad un nuovo “caso Scanzano Jonico” coperto, questa volta, dal segreto militare.

1 commento:

  1. Tangenti Spa
    di P. Gomez e M. Lillo
    Non solo versamenti in contanti. La corruzione oggi ha trovato altre strade di pagamento. Dagli appalti alle consulenze. Dai viaggi al sesso. Con un danno annuale di 50 miliardi Nel 1993 era stato arrestato per le tangenti sull'Autobrennero: 150 milioni di lire che, dopo un'immediata confessione, gli erano costati una condanna per ricettazione. Ora è di nuovo sotto inchiesta, a Trento, con una ventina fra tecnici, professionisti e politici di destra e di sinistra (cinque dei quali in manette). In ballo ci sono altre presunte mazzette e altri presunti finanziamenti illeciti. Secondo la Guardia di finanza, infatti, rispetto al passato sono cambiati gli importi, la modalità e la forma dei versamenti, ma non il luogo del delitto: gli appalti sull'autostrada del Brennero.

    Ecco, se si vuole davvero capire come mai in un solo anno l'Italia abbia perso ben 14 posizioni nella speciale classifica dei paesi a minor tasso di corruzione percepita stilata da Transparency International (al 30 posto nel '93, al 41 nel 2007, al 55 oggi, vedi grafico a pag. 65), si può partire da qui. Dal ben poco strano caso di super Mario Malossini, un ex autista del leader democristiano Flaminio Piccoli, che dopo essere stato scoperto 15 anni fa con più di 3 miliardi di lire in contanti sui propri conti correnti, ha continuato a far politica. È diventato cordinatore regionale di Forza Italia. Ha sfiorato l'elezione in Parlamento. E alla fine si è trovato coinvolto in un'inchiesta nella quale a farla da padrone non sono più le vecchie bustarelle, ma le consulenze agli avvocati amici, i contratti di progettazione ai parenti, le sponsorizzazioni delle associazioni sportive delle mogli, insomma le nuove forme di corruzione.

    Quanto ci costano
    Secondo la Banca mondiale, in Italia i reati contro la pubblica amministrazione costano alla collettività 50 miliardi di euro all'anno. Per la Corte dei conti il fenomeno è in espansione e il crollo delle condanne (186 nel 2006 contro le 988 del 2000) non segnala il successo dello Stato, ma la sua resa. La tangente sta diventando come la mafia moderna: invisibile, ma non per questo meno pericolosa. "Rispetto a 15 anni fa tutto è cambiato. Basti pensare che nei primi anni '90 le società di diritto privato a capitale pubblico erano un migliaio, oggi sono più di 12 mila. I politici nominano i loro consiglieri di amministrazione che però, per la legge, non sono né pubblici ufficiali né incaricati di pubblico servizio. In questo modo si può fare tutto o quasi senza rischiare niente", spiega Ivan Cicconi, uno dei massimi esperti in fatto di appalti pubblici e autore di un libro cult sulle mazzette: 'Storia del futuro di Tangentopoli'. Siamo all'evoluzione della specie. Alla creazione, proprio come aveva più volte vaticinato l'ex pm di Mani pulite, Piercamillo Davigo, "di batteri resistenti alla penicillina", sui quali gli antibiotici (magistrati e investigatori) non fanno più alcun effetto. Anche perché i farmaci più moderni non li vuole usare nessuno. L'Italia non ha mai recepito le varie convenzioni internazionali, come quella di Strasburgo del 1999, ideate per arginare il fenomeno. Romano Prodi ci aveva provato nel 2007 con un disegno di legge, ma con l'arrivo di Berlusconi la riforma è finita nel cassetto. Eppure prevedeva due grandi novità: pene severe per la corruzione tra privati (per esempio la mazzetta versata a un banchiere per ottenere un prestito) e per il traffico d'influenza, cioè le bustarelle allungate a chi sostiene (anche millantando) di poter condizionare un amministratore. Così l'infezione avanza.

    L'arte della fattura
    La forma giuridica più usata per ammantare di legalità la corruzione è la consulenza. Nell'ordinanza di arresto per l'Autobrennero il giudice fa ironicamente i complimenti per la "grande professionalità" nell'arte di incassare queste vere e proprie mazzette fatturate all'avvocato Vincenzo Todesca. Il legale della società pubblica delle strade trentine, l'Air, è stato arrestato per una tangente da 260 mila euro per la galleria di Mezzolombardo. Lo ha incastrato l'intercettazione ambientale delle trattative con il patron della società di costruzioni Collini per camuffare da consulenza la somma pattuita. È questo lo schema della nuova Tangentopoli. Tra il pubblico ufficiale e l'impresa si inserisce un terzo, in questo caso un avvocato, che incassa e fattura. Solo ascoltando le intercettazioni sarà possibile scoprire l'inghippo. Anche se talvolta il velo della consulenza è più facile da strappare. Come nel caso dell'ex ministro della Salute Girolamo Sirchia, che si era fatto pagare con bonifici estero su estero da una società interessata alle forniture per il suo ospedale, ed è stato condannato dal Tribunale di Milano.....

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