martedì 23 settembre 2008

Petrolio in basilicata: non sempre l'oro luccica

Il “Corriere della Sera” dedica oggi un articolo sul petrolio della Basilicata. Nel reportage di Carlo Vulpio si legge:
“La Basilicata galleggia sul più grande giacimento di petrolio dell’Europa continentale e sul gas. Qui, nel parco nazionale della Val d’Agri, dove non c’è la sabbia del deserto ma il verde degli orti e dei boschi, tutto è di primissima qualità: olio, vino, carne, fagioli, miele, nocciole. E anche il petrolio, che si estrae da quindici anni, è di ottima qualità. I 47 pozzi del giacimento della Val d’Agri custodiscono, dicono le stime ufficiali, circa 465 milioni di barili (finora ne sono stati estratti quasi 11 milioni), che al valore corrente di 90-100 dollari al barile formano un tesoro da quasi 50 miliardi di dollari”.Il giornalista quindi fa notare:
“Il lavoro manca come prima. Le opere infrastrutturali nessuno le ha ancora viste. Mancano i fondi per i prestiti agevolati agli imprenditori, anche stranieri, che volessero investire in Basilicata. Il costo della benzina non ha subìto sconti. Il risparmio sulla bolletta del gas è solo apparente. La gente, soprattutto i più giovani, continua a emigrare: negli ultimi quindici anni a Grumento Nova, 2.500 abitanti, la popolazione è diminuita di un quarto, mentre da tutta la regione — che ha poco più di 570 mila abitanti — si continua a emigrare al ritmo di quattromila persone all’anno. E l’aria, l’acqua e persino il rinomato miele della Val d’Agri sono sempre più a rischio perché sempre più ‘ricchi’ di idrocarburi”.Mentre l’equilibrio ambientale potrebbe compromettersi. Aggiunge Vulpio:
“Ciò che non è normale è che in Italia i limiti di emissione di idrogeno solforato siano diecimila volte superiori a quelli degli Stati Uniti e che il monitoraggio di queste sostanze in Val d’Agri avvenga solo due o tre volte l’anno. Ciò che non è normale è il valore altissimo delle ‘fragranze pericolose per l’uomo’ (benzeni e alcoli) trovate nel miele prodotto dalle api della Val d’Agri, come sostiene una ricerca dell’università della Basilicata pubblicata dall’International Journal of Food Science and Technology. Ciò che non è normale è che all’Arpab, l’Agenzia regionale di protezione ambientale, non crede più nessuno, tanto che c’è chi ha deciso di fare da solo. Come il Comune di Corleto Perticara, che l’anno scorso ha ceduto a Total per 99 anni, e per 1,4 milioni di euro, il diritto di superficie su un’area di 555 mila metri quadrati in cui realizzare il Centro olii, ma che si è dotato (finora unico comune fra i 30 interessati all’estrazione di petrolio) di un proprio sistema di monitoraggio ambientale”.Per quanto riguarda i benefici economici che l’estrazione del petrolio dovrebbe portare al territorio, Vulpio rileva, a proposito di una serie di accrodi con l’Eni, che “a guardare bene i numeri si fa presto a capire che si tratta di ‘piccoli numeri’. A cominciare dalle royalties, il 7 per cento (il 4 se il petrolio è estratto in mare), tra le più basse del mondo. Quando già nel 1958 Enrico Mattei considerava ‘un insulto’ il 15 pe cento che le Sette Sorelle versavano ai Paesi produttori e parlava di ‘reminiscenze imperialistiche e colonialistiche della politica energetica’. Tanto è vero che oggi — in Venezuela, Bolivia, Ecuador — i contratti vengono rinegoziati per portare le royalties oltre il 50 per cento”.
Per il giornalista del Corriere “più ‘vantaggioso’, almeno in apparenza, l’accordo stipulato nel 2006 dalla Regione Basilicata con Total, Esso e Shell per i giacimenti di Tempa Rossa, che, tra le altre cose, dovrebbe consentire alla Regione di dotarsi di un sistema di monitoraggio ambientale da 33 milioni di euro (a riprova che finora su questo fronte non s’è fatto nulla) e di fornire gratuitamente tutto il gas naturale estratto (con un minimo garantito di 750 milioni di metri cubi) alla Società energetica lucana, interamente a capitale regionale. L’effetto immediato sarà una bolletta del gas meno cara, almeno di un buon 10%. Ma non per tutti lucani. Ne beneficeranno solo i pochi allacciati alla rete del metano. Già, perché il gas c’è, ma dove va se non ci sono le condotte?”.

2 commenti:

  1. Questo è il centro sinistra al potere in Basilicata. Il giorno in cui il Popolo lucano prenderà coscienza, cosa di cui dubito fortemente, sarà un giorno terribile per tanti. Dovremmo fare un movimento come queli del Mend in Nigeria, siamo nelle stesse condizioni dei nigeriani altro che contestazioni per 4 africani che arrivano in città!

    RispondiElimina
  2. Ancora una volta Vulpio rende merito alla sua professione di giornalista "anglosassone".
    Peccato però che le sue parole spesso lasciano il tempo che trovano, perchè scomode e pungenti.
    Carlo, non smettere di scrivere, anche se solo attraverso i blog, anche se su argomenti che difficilmente troveranno spazio su reti nazionali o dibattiti "alla moda".

    RispondiElimina