In Basilicata i cittadini devono ancora una volta reclamare alle istituzioni la tutela della salute pubblica per gli inquinanti che loro malgrado sono costretti a subire da industrie la cui presenza viene imposta dall'alto (parliamo del centro ENEA SOGIN e delle estrazioni petrolifere). Sul fronte dei controlli ambientali, d'altro canto, non ci siamo proprio.No scorie aveva chiesto, sin dagli eventi di Scanzano, un monitoraggio degli inquinanti radioattivi sulle matrici alimentari e naturali(mai fatti da 40 anni). Nel 2007 l'Arpab presentava in pompa magna il monitoraggio del'ITREC. Da quella data però nessun dato è stato reso pubblico. Idem per il caso della discarica di cromoesavalente alla foce del fiume Sinni. Alla richiesta pubblica di monitorare le acque dagli inquinanti, oltre all'inquinamento naturale (regolarmente effettuato) per la balneabilità delle acque, registriamo il silenzio assoluto da parte di questa Agenzia.
Ed ora è il caso dell'idrogeno solforato sprigionato dalle estrazioni petrolifere e durante il trattamento del greggio presso il centro oli di Viggiano che conferma che c'e' qualcosa che non funziona nel connubio Regione –Arpab. L'Arpab afferma di aver fatto due controlli l’anno. Ma dove sono i dati rilevati? Se per il monitoraggio promesso dall'Assessore Santochirico sulle estrazioni petrolifere bisogna attendere l'espletamento del bando pubblico, ci si chiede, quali controlli dichiara di aver fatto l'Arpab?Nel caos istituzionale, l'unica cosa che funziona regolarmente sono però le autorizzazioni regionali alle estrazioni petrolifere, alle discariche e ai peggiori insediamenti inquinanti in Basilicata. La parola monitoraggio, ma soprattutto la tutela della salute pubblica, sono e restano argomenti di secondo piano per la nostra classe politica. L'idrogeno solforato non è da meno delle radiazioni: questo gas entra nella catena alimentare ( vedi le acque degli invasi vicino ai pozzi petroliferi) ed è pericoloso e letale se assorbito dall'uomo; oltre a tumori provoca malattie invalidanti e nei peggiori casi la morte.Vicino al centro oli di Viggiano (e tra poco anche a quello di Corleto della Total) vivono intere comunità che non possono essere non informate sui rischi derivanti dal funzionamento degli impianti ed in caso di incidenti gravi( pure verificatisi). Il limite delle emissioni italiano dell'idrogeno solforato è decisamente superiore di circa 10.000 volte i valori imposti negli Stati Uniti. Segno che la normativa italiana è molto carente. In questa situazione la carenza di monitoraggi ambientali vanno a discapito dei cittadini ignari, solo per favorire le compagnie petrolifere che come per i morti sul lavoro, risparmiano sui costi di adeguamento degli impianti alle normative ambientali. Delusi dal comportamento dell'Arpab, è bene, per i cittadini dell'intera Regione, che la Regione riorganizzi subito i compiti di questo Ente (i vertici dell'Arpab non possono essere nominati solo secondo criteri politici). In questo modo la sua funzione di controllore dei parametri di tutela della salute pubblica è venuta meno, evidenziando grossolanità e lacune gestionali che sono ben evidenti allorquando si assiste a risposte non esaurienti e marcatamente di natura politica e non tecnica, come è stato nei casi sopra enunciati. La regione dal canto suo non può continuare a dare nulla osta o pareri per la realizzazione di attività industriali impattanti se prima non ha assicurato ai cittadini una tutela contro ogni forma di inquinamento, derivato dalle sostanze prodotte. Per queste ragioni No scorie Trisaia chiede alla Regione Basilicata di commissaria re i vertici dell'Arpab per rifunzionalizzare i suoi compiti rispetto alle molte emergenze ambientali della Regione che rischiano di produrre gravissimi danni alla salute dei cittadini.
Ed ora è il caso dell'idrogeno solforato sprigionato dalle estrazioni petrolifere e durante il trattamento del greggio presso il centro oli di Viggiano che conferma che c'e' qualcosa che non funziona nel connubio Regione –Arpab. L'Arpab afferma di aver fatto due controlli l’anno. Ma dove sono i dati rilevati? Se per il monitoraggio promesso dall'Assessore Santochirico sulle estrazioni petrolifere bisogna attendere l'espletamento del bando pubblico, ci si chiede, quali controlli dichiara di aver fatto l'Arpab?Nel caos istituzionale, l'unica cosa che funziona regolarmente sono però le autorizzazioni regionali alle estrazioni petrolifere, alle discariche e ai peggiori insediamenti inquinanti in Basilicata. La parola monitoraggio, ma soprattutto la tutela della salute pubblica, sono e restano argomenti di secondo piano per la nostra classe politica. L'idrogeno solforato non è da meno delle radiazioni: questo gas entra nella catena alimentare ( vedi le acque degli invasi vicino ai pozzi petroliferi) ed è pericoloso e letale se assorbito dall'uomo; oltre a tumori provoca malattie invalidanti e nei peggiori casi la morte.Vicino al centro oli di Viggiano (e tra poco anche a quello di Corleto della Total) vivono intere comunità che non possono essere non informate sui rischi derivanti dal funzionamento degli impianti ed in caso di incidenti gravi( pure verificatisi). Il limite delle emissioni italiano dell'idrogeno solforato è decisamente superiore di circa 10.000 volte i valori imposti negli Stati Uniti. Segno che la normativa italiana è molto carente. In questa situazione la carenza di monitoraggi ambientali vanno a discapito dei cittadini ignari, solo per favorire le compagnie petrolifere che come per i morti sul lavoro, risparmiano sui costi di adeguamento degli impianti alle normative ambientali. Delusi dal comportamento dell'Arpab, è bene, per i cittadini dell'intera Regione, che la Regione riorganizzi subito i compiti di questo Ente (i vertici dell'Arpab non possono essere nominati solo secondo criteri politici). In questo modo la sua funzione di controllore dei parametri di tutela della salute pubblica è venuta meno, evidenziando grossolanità e lacune gestionali che sono ben evidenti allorquando si assiste a risposte non esaurienti e marcatamente di natura politica e non tecnica, come è stato nei casi sopra enunciati. La regione dal canto suo non può continuare a dare nulla osta o pareri per la realizzazione di attività industriali impattanti se prima non ha assicurato ai cittadini una tutela contro ogni forma di inquinamento, derivato dalle sostanze prodotte. Per queste ragioni No scorie Trisaia chiede alla Regione Basilicata di commissaria re i vertici dell'Arpab per rifunzionalizzare i suoi compiti rispetto alle molte emergenze ambientali della Regione che rischiano di produrre gravissimi danni alla salute dei cittadini.