martedì 26 febbraio 2008

Precari sciopero fame


di Eleonora Cesareo (Nuova Basilicata)
POLICORO – Dopo oltre cinque mesi di presidio davanti ai cancelli dell’Ospedale di Policoro, ieri pomeriggio tre degli ex lavoratori precari della Asl 5 di Montalbano Jonico hanno iniziato lo sciopero della fame. Un gesto estremo, dettato dal desiderio di poter avere risposte concrete dalla Regione Basilicata sulla stabilizzazione e sulla possibilità di poter ritornare a lavorare all’interno dell’azienda sanitaria. La decisione di intraprendere lo sciopero della fame è stata annunciata nel pomeriggio di ieri dalla portavoce dei precari, Rosa Modarelli, in un incontro svoltosi sotto il gazebo allestito lo scorso 6 settembre davanti al nosocomio jonico. Insieme ai giornalisti e ai manifestanti era presente anche il segretario cittadino di Rifondazione Comunista, Ottavio Frammartino, fin dall’inizio della protesta solidale con i lavoratori in presidio. Rosa Modarelli – noi siamo qui mentre a casa ci sono i nostri figli soli. Ma non ce la facciamo più. Abbiamo iniziato questa protesta con calma, con dignità, con tanta premura; abbiamo sempre cercato di essere persone corrette con tutti perché pensavamo e speravamo che la Giunta Regionale potesse ascoltare le nostre richieste, avviando anche per noi quanto è già stato fatto in altre regioni d’Italia. Così non è stato. Nel resto del paese si sta superando questo problema, in Basilicata no. Per queste ragioni stiamo protestando ancora e adesso abbiamo iniziato lo sciopero della fame. Io, Rosa Zagaria e Carolina Tramonte sciopereremo ad oltranza per stimolare la Giunta Regionale a far si che, nel più breve tempo possibile, venga fatto un documento dove, nero su bianco, si trovino soluzioni per la nostra situazione. Il protocollo d’intesa sul precariato nel settore sanitario, sottoscritto una settimana fa a Potenza, è un po’ troppo vago perché non ci esclude e non ci include. Noi vogliamo certezze. La nostra indennità di disoccupazione è quasi finita e non sappiamo come mantenere i nostri figli>. Cgil Funzione Pubblica– ha aggiunto Frammartino – telefonicamente mi ha detto che concorda con la nostra posizione, ovvero l’approvazione di un protocollo d’intesa, come fatto da altre regioni, che consenta, anche a coloro che non hanno completato i tre anni, di stabilizzarsi col tempo. Vogliamo dalla Cgil una presa di posizione chiara, per portare avanti questa battaglia insieme ai precari e arrivare alla loro stabilizzazione>. In attesa delle risposte, le tre lavoratrici proseguono il loro sciopero rimanendo giorno e notte nel gazebo davanti l’ospedale, diventato simbolo di una protesta pacifica ma determinata.


Precari cronistoria protesta
di Eleonora Cesareo

POLICORO – Era il sei settembre dello scorso anno quando diversi lavoratori precari della Asl 5 di Montalbano Jonico si sono incatenati davanti ai cancelli dell’Ospedale di Policoro per chiedere la stabilizzazione del proprio posto di lavoro a conclusione di collaborazioni a termine. Una situazione comune per circa un centinaio di dipendenti, impiegati come inservienti, autisti e ausiliari all’interno dei nosocomi di Policoro, Tinchi e Stigliano. Da allora, un giovedì di fine estate, la protesta è continuata fino ad oggi e i precari stanno mantenendo quanto annunciato all’inizio del presidio: manifestare ad oltranza fino alla stabilizzazione. . Durante i cinque mesi di protesta ci sono stati diversi momenti forti per gli ormai ex dipendenti dell’azienda sanitaria: la giornata di sciopero della fame da parte di due lavoratrici lo scorso 13 settembre; la visita al gazebo, il 31 ottobre scorso, di don Marcello Cozzi e dei consiglieri regionali Mastrosimone e Simonetti; l’incontro a Policoro con l’onorevole Storace e la partecipazione, a Potenza, a diversi consigli regionali per assistere alla discussione sulla mozione presentata dal consigliere Vincenzo Ruggiero dell’Udc in merito alla stabilizzazione degli operatori socio – sanitari delle Asl di Montalbano e Matera. Ora l’ennesima tappa della protesta: lo sciopero della fame ad oltranza per la portavoce Rosa Modarelli e per altre due lavoratrici. (ECe)