[di Mediterraneo
No Triv]
Numerose società petrolifere intendono cercare petrolio nel Mar
Jonio con la tecnica dell’air.guns ma i progetti sono incompatibili
con la presenza, nei fondali marini, delle navi dei veleni. Si tratta
di “navi a perdere”, così definite anche in numerose inchieste
giornalistiche che sono state oggetto di numerose indagini svolte
dalla Procura di Matera, di Reggio Calabria, di Napoli e di Catanzaro
e da diverse Commissioni Parlamentari d’inchiesta.
Poiché
nessuno è in grado di confermare sia la loro esatta ubicazione nei
fondali dei nostri mari, così come incerta è lo stato di
conservazione delle navi e, soprattutto, l’integrità dei fusti
contenti i rifiuti, l’incertezza rende impossibile autorizzare la
ricerca di petrolio nel mar Ionio e nel mar Adriatico.
Già
nel 1994 era stata avviata l’inchiesta “navi a perdere” da
parte del sostituto procuratore di Reggio Calabria Francesco Neri. A
settembre 2009 in provincia di Cosenza fu individuata la nave Cumsky,
che ha portato alla
riapertura dell’indagine da parte della Procura della Repubblica di Paola (Cosenza). Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Brescia Nicola Pace, ascoltato dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, durante la sua audizione ha confermato l’ipotesi investigativa in merito al seppellimento in mare di carichi di rifiuti.
riapertura dell’indagine da parte della Procura della Repubblica di Paola (Cosenza). Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Brescia Nicola Pace, ascoltato dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, durante la sua audizione ha confermato l’ipotesi investigativa in merito al seppellimento in mare di carichi di rifiuti.
Sulla
questione è stata anche presentata una recente interrogazione
parlamentarehttp://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/125664 (*Interrogazione
a risposta scritta 4-04292 presentata da NICOLA MORRA mercoledì 15
luglio 2015, seduta n.485 MORRA, CAPPELLETTI, FUCKSIA, DONNO,
BERTOROTTA, GIROTTO, MORONESE – Ai Ministri dell’ambiente e della
tutela del territorio e del mare, della salute e dello sviluppo
economico).*
Nell’interrogazione
parlamentare si rinvia a quanto emerso nella seduta del 20 gennaio
2010 presso la Camera dei deputati, nell’ambito
dell’approfondimento che la Commissione parlamentare di inchiesta
sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti stava
svolgendo sulla vicenda delle cosiddette navi a perdere, quando è
stato audito il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di
Brescia, Nicola Maria Pace. In particolare il procuratore riferiva:
«All’epoca ero procuratore di Matera e, appena assunto questo
incarico, ho avviato indagini sui centri italiani di riprocessamento
del combustibile nucleare, i centri ENEA; direttamente sul centro
ITREC di Rotondella e per riflesso, perché le situazioni erano
speculari, sul centro Eurex di Saluggia. (…) ora sto ragionando
soltanto sulla base dei dati investigativi acquisiti, che mi hanno
portato al convincimento ragionevole, basato sugli atti a
disposizione di un pubblico ministero, che rendono più che
verosimile una certa ipotesi, che le navi esistano, che siano state
affondate e per questo sia morto anche De Grazia, che già gli
affondamenti siano avvenuti con modalità tali da suscitare fondati
sospetti, che gli elementi investigativi addensino questi sospetti e
ci inducano a ritenere che fossero carichi di
rifiuti, magari non tutti radioattivi perché non si spiegherebbe l’impiego di navi per questa attività di smaltimento in mare, è sufficiente buttare senza caricare navi. Non c’era dunque altro da fare che accedere ai relitti, soprattutto al relitto che maggiormente prospettava questa possibilità».
rifiuti, magari non tutti radioattivi perché non si spiegherebbe l’impiego di navi per questa attività di smaltimento in mare, è sufficiente buttare senza caricare navi. Non c’era dunque altro da fare che accedere ai relitti, soprattutto al relitto che maggiormente prospettava questa possibilità».
Alle
affermazioni del procuratore seguivano le domande del vice presidente
De Luca, che presiedeva la seduta della Commissione, il quale
chiedeva se non fosse stato individuato il luogo in cui si trovava la
Rigel. Alla risposta del procuratore Pace «Sì, noi abbiamo sempre
saputo che fosse al largo di Capo Spartivento» il vicepresidente
rinviava: «Però non fu trovata», sentendosi ribattere «No! non è
stata mai cercata»
Quindi,
la presenza di navi contenenti carichi di rifiuti è qualcosa di più
di una mera ipotesi e costituisce un motivo più che sufficiente per
impedire l’attività di ricerca di idrocarburi nel mar ionio. La
circostanza è stata segnalata da Mediterraneo no triv nelle
osservazioni presentate contro i progetti della Global Med ( d 85
F.R., d 86 F.R. , d 87
F.R., d 89 F.R. e d 90 F.R.) e della Schulmberger (d 3 F.R.).
F.R., d 89 F.R. e d 90 F.R.) e della Schulmberger (d 3 F.R.).
E’
necessario prima individuare dove sono affondate tutte le carrette
dei veleni e poi si deve procedere alla loro messa in sicurezza e
alla lunga e delicata opera di bonifica delle zone interessate dalla
loro presenza.
“Prima
di allora nessuna attività industriale può essere autorizzata”.
Mediterraneo
No Triv