sabato 1 novembre 2014

Diritto alla “speranza” negato al popolo lucano.

Riceviamo e Pubblichiamo
“Non esiste dignità, non c’è vita reale per un uomo che lavora dodici ore al giorno senza sapere per quale scopo lavora”, potrebbe sembrare un’affermazione espressa dai tanti lucani stanchi che, ogni giorno, si trovano a combattere contro la pressione fiscale sempre più asfissiante, contro un sistema burocratico ingiusto, contro poteri decisionali imposti dall’alto tesi a prosciugare le bellezze della nostra terra. L’affermazione, invece, appartiene ad Andrè Malraux. Sul popolo lucano è sceso, da qualche tempo, un velo di tristezza, di scoramento. Ormai sono scomparsi i comitati liberali nati, in Basilicata, a metà ‘800. Dove sono finiti gli eredi della rivoluzione?Paesi quali Montemmurro, Corleto, Missanello, Spinoso, Gallicchio, Gorgoglione, Cirigliano, solo per citarne alcuni, un tempo, fucina d’idee e di grandi uomini di coraggio, oggi, sembrano diventati preda del famoso “Decreto Sblocca Italia”. A molti papà lucani, prima dei loro figli, è stato tolto il diritto alla “speranza”. Terra di Basilicata, ricca di petrolio, acqua, paesaggi incantevoli e cultura. Ogni giorno, dalla terra di Basilicata si percepisce lo scoramento della sua gente, si ascolta il triste vento che bisbiglia tra i calanchi descritti da Levi. Terra di Basilicata, bagnata dal sudore dei nostri nonni che, di momenti difficili ne hanno vissuti molti, assistono impotenti all’incerto destino dei propri nipoti. Ma si, premier Renzi, continua a trovare risorse nelle tasche dei cittadini, vieni pure a “trivellarci” l’anima. Eppure, basterebbe ai lucani ritrovare un po’ di orgoglio perduto, basterebbe unirsi in un unico “no”. Terra di Basilicata assetata di verità. Manca un’anagrafe dei siti da bonificare, manca un registro dei tumori aggiornato; c’è chi gioca con la nostra vita e pensa di sottrarsi al giudizio della storia. Spesso, chi governa la Basilicata parla di rivoluzione, quale?Come i protagonisti del romanzo di Malraux, non lasciamoci morire di una morte passiva, servono condottieri che riportino la Basilicata agli antichi splendori, servono condottieri con qualità importanti. L’ignoranza genera dolore per chi la subisce. Le lotte di “campanile” sono espressione di palese ignoranza.  Forse un condottiero che ha davvero amato la nostra terra è esistito in tempi recenti. Le parole, per Dinu Adamesteanu, hanno dato seguito ai fatti “dacoromano di nascita, cittadino del mondo per vocazione, lucano per scelta”. Scegliamo anche noi di essere lucani e di onorare la nostra terra impegnandoci a cambiarne le sorti.

Mary Padula