Illuminante è in proposito il servizio giornalistico andato in onda al TG3 all’indomani della “vittoria” dove, ad un certo punto compare un cartello con il marchio di una compagnia petrolifera e la scritta “No Triv”. Quasi un presagio: sarebbero secondo il servizio giornalistico RAI “51 i milioni di euro da spendere fino al 2020. Il “tesoretto” – continua il servizio RAI – a disposizione di Matera, questa volta, contrariamente alle consuete politiche economiche per il sud, non arriva da Bruxellés, o almeno non direttamente. Il grosso, 25 milioni di euro lo ha messo in campo la Regione Basilicata attraverso fondi propri, comunitari e derivanti dalle “royalties”…
L’altra cifra più cospicua deriva dallo stesso comune di Matera con 5 milioni di euro. Dall’Europa – riferisce il servizio televisivo – un “premio di un milione e mezzo di euro che sarà disponibile nel 2019. Il resto del pacchetto previsto è finanziato in parte dal Governo che partecipa con il 14% del totale dell’investimento, in parte da sponsor privati che assicura il sindaco Adduce stanno già partecipando attivamente (ndr chi sono?). Il ruolo principale dell’Europa in questo caso sta nel presticio del marchio di “capitale” del quale potrà benificiare Matera“.
Fin qui il servizio giornalistico della RAI dal titolo “Matera nuove sfide…ora bisogna programmare il futuro”, che confermerebbe come in gioco vi sarebbero anche le royalties, di quelle già derivanti dalle estrazioni di idrocarburi in Val d’Agri, un “tesoretto” versato dalle compagnie petrolifere nelle casse regionali e disponibili per “matera 2019″ con una serie di progetti multimediali ed iniziative elencati nella deliberazione n. 1040 del 3/9/2014 e di quelle che potrebbero derivare dall’incremento degli idrocarburi prefigurato dal decreto legge “sblocca Italia” che si appresterebbe ad essere convertito in legge con voto di fiducia imposto dal governo Renzi.
Bisognerà – è stato detto da alcuni commenti circolati in questi giorni – vigilare affinchè tali fondi, ivi comprese le royalties, non finiscano in iniziative inutili e costose. Ma il quadro che prefigurato non lascerebbe intravedere nulla di buono, sia in termini di benefici diretti a favorire l’occupazione, specialmente giovanile, sia per una reale opera di salvaguardia del patrimonio storico, architettonico e monumentale di Matera e del suo hinterland.
Il servizio giornalistico prefigura opere infrastrutturali (ndr – quelle promesse dall’articolo 16 e dal Memorandum ?) come il potenziamento dei collegamenti con l’areoporto di Bari, l’adeguamento della Matera – Ferrandina, il miglioramento della linea delle FAL.
Opere che potrebbero, dopo la “vincita” che Matera ha conseguito di ” capitale europea della cultura 2019″ dell’etichetta di “opere strategiche”, quindi finanziabili con il pacchetto previsto dal governo con l’incremento del gettito fiscale da parte delle compagnie petrolifere da destinare ad infrastrutture, che i ben informati servizi giornalistici del servizio pubblico stimato nel 14% del totale (51 milioni di euro).
Tratto da Olambientalista.it