venerdì 12 settembre 2014

Renzi contro la legge Lucana sulle Royalty. ll Gladiatore reagisce con un forte e deciso Sissignore. Intanto L'eni indagata per mega Tangente

Che la legge regionale voluta da Pittella che metteva  fuori dal patto di stabilita le royalty del petrolio fosse un bluff o un grande spot elettorale , era chiaro visto che il fiscal compatc e nella costituzione , ma dato che sognare non era reato , ci aspettavamo anzi ci illudevano anche noi investiti dal pittellismo rivoluzionario , che il governatore la spuntasse , invece il governo è il suo amico Renzi la impugnano.
E Renzi inpugna questa legge tanto propagandata dal Gladiatore e lo fa in un momento inopportuno , lanciando l'ennesima sfida . con l’intenzione  di umiliare in modo palese la Basilicata e dimostrare come la sua classe politica e succube ed asservita non agli interessi della sua terra e del suo popolo ma quella della Logica del suo CAPO.
Quasi a sussurrarci a voce alta “ragazzi dei comitatini  calma e sangue freddo , qua comando io e faccio quello che voglio io. Non mi faccio comandare da 4 gatti , perché tanto siete , e i vostri rappresentanti fanno esattamente quello che voglio io”.
Al gladiatore che ieri alla notizia di quest’ultima caporetto , non ha reagito  neanche con una che sia una dichiarazione , anche questa volta non è rimasto che chinare il capo davanti al proprio imperatore e ritirarsi. Adesso non gli rimane che tenere in mano il cappello dell'elemosina ed aspettare lo sblocca Italia o AVVELENA BASILICATA, la svendita A SALDO DI QUESTA TERRA   all’eni che ieri è finita in un’inchiesta (l’ennesima) milanesE , in cui i suoi dirigenti sono accusati di corruzione e mega  tangenti in Nigeria. Infatti noi ci chiediamo se sia solo in Nigeria

Si parla di una  presunta (tratto dalla stampa)  maxi-tangente da 1 miliardo e 92 milioni di dollari che sarebbe stata pagata da Eni per l’acquisto della concessione del giacimento petrolifero “Opl-245” in Nigeria e la cui “fetta” più consistente, circa 800 milioni, sarebbe stata ripartita tra politici e intermediari africani, mentre la restante parte, circa 200 milioni, sarebbe stata destinata a mediatori e manager italiani e europei. È un nuovo capitolo di presunta corruzione internazionale con al centro il colosso dell’energia e su cui sta lavorando la Procura di Milano che ha iscritto nel registro degli indagati anche il nuovo ad del “cane a sei zampe”, Claudio Descalzi, e il lobbista di lungo corso Luigi Bisignani. 

I pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro sono anche riusciti a bloccare una parte della presunta “maxi-stecca”, circa 193 milioni di dollari. Gli inquirenti, infatti, hanno chiesto e ottenuto nei mesi scorsi il sequestro in Svizzera di circa 110 milioni e ieri le autorità inglesi, sempre su richiesta della Procura, hanno “congelato” altri 83 milioni. Eni, indagata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, ha voluto ribadire «la sua estraneità da qualsiasi condotta illecita», assicurando la «massima collaborazione alla magistratura».  

Descalzi, nominato solo qualche mese ad di Eni dal Governo Renzi, è indagato per corruzione internazionale per presunti fatti commessi nel 2011 quando era a capo della Divisione Exploration & Production. E tra gli indagati figurano anche l’ex ad Paolo Sacroni e il nuovo responsabile della Divisione esplorazioni, Roberto Casula.