In “Fantozzi va in vacanza” accade che i
vacanzieri non sapendo dove trascorrere le beneamate ferie, lasciano decidere
la destinazione ad un certo signor Franchino, energumeno con peli ascellari
improbabili, incontrato lungo la strada. Questi li conduce in un zona di mare che è a
tutti gli effetti una discarica a cielo aperto: cumuli di immondizia, acqua
putrida e nauseabonda, dove al posto dei pesci sguazzano indisturbati ratti
giganti.
Lo scenario è desolante e l’insieme
restituisce un senso di mortificazione e tristezza. Le risate e la gioia sprigionate dalla mimica
della signorina Silvani che ce la mette tutta, per sollevare il morale del
gruppo, stridono con l’ambientazione di degrado e miseria.
E’ ovvio che la scena del film appena
descritta è stata portata all’estremo e volutamente esagerata dal regista, ma
di certo non è né fuori luogo né inopportuna.
Essa, a mio avviso, è calzante perché ben
restituisce l’idea che ammorba molti amministratori, circa il trattamento da
riservare ad una parte della popolazione italiana.
E’ convinzione diffusa, infatti, che i
“poveri” di spirito, di cultura e di denaro non abbiano alcun diritto di “godere”
degli spazi che madre Natura offre loro gratuitamente. Accade, che in nome di
un sedicente sviluppo, e ad ogni giro di giostra/amministrazione, gli spazi di
spiaggia libera, come per il mare di Policoro vengono sottratti e destinanti a
coloro i quali si impegnano a mettere su strutture chic e stravaganti, per il
sollazzo di turisti esigenti e sempre a caccia di nuove idee. Ecco quindi i signorotti del loco che prontamente
lambiscono metri e metri di spiaggia e a volte, come in preda ad un delirio di
grandezza, allungano i paletti a destra, sinistra, avanti e indietro fino al
marciapiede, cioè la zona dove si
passeggia e si parcheggiano le auto.
Come a dire “dall’auto al lido!”
Così,
l’altro giorno andando al mare centrale per riprendere i miei parenti francesi
venuti in vacanza a Policoro mi hanno assalita di domande ad una velocità
impressionante e, facendo la gimkana tra l’italiano e il francese, mi chiedevano:“PERCHE’? Perché è così? Non
c’è più spiaggia libera? Com’è possibile? In Francia no è così! In Francia tanta
spiaggia per li gente e pochi bar. E voi? No dire niente?
Poi mi fanno vedere le foto scattate con
il cellulare con i soliti cumuli di piatti e forchette di plastica, bottiglie
rotte, mozziconi di sigarette, buste,
lattine, ecc, che affiorano nel piccolissimo lembo di spiaggia “libera” lasciata
per i policoresi, che non possono permettersi un posto “all’ombra” dei numerosi stabilimenti balneari.
Ora è proprio questo il punto: perché
sottrarre ulteriore spiaggia a chi non può pagarselo un ombrellone? Oppure devo
pensare che sia normale piantarlo dall’altra parte della strada perché da
questa al mare non c’è più spazio, dove
le persone stanno così appiccicate da invidiare le sardine in scatola, che di sicuro di spazio
ne hanno molto di più. Ha ragione la ragazza francese: “Non è normale!”
Mi arrabbio di fronte a questo sopruso e
non riesco a trovare nessuna spiegazione che dia ragione di uno scempio simile.
Poi
però mi torna in mente il professore di psicologia dinamica che, durante la
lezione, per spiegare l’animo predatorio degli arroganti, spocchiosi e cinici
convinti di avere potere su tutto e di togliere a chiunque, qualunque cosa, compresa
la “cosa pubblica”, disse: “Quando la merda avrà un valore i poveri
nasceranno senza culo”.
Carmela
Vitale