POTENZA - E' un terremoto il primo passo
formale dell'inchiesta sui rimborsi delle spese presentate dalla casta
regionale. Un vero assedio al Palazzo. Sono 32 gli iscritti nell'informativa
consegnata dalla polizia giudiziaria alla Procura: tre alti dirigenti, due
assessori in carica, e poi consiglieri regionali, molti della consiliatura in
corso, altri di quella passata. Il contesto politico è trasversale, maggioranza
e opposizione, centrosinistra e centrodestra. L'informativa è dettagliata.
L'inchiesta partita con i sequestri di centinaia e centinaia di documenti si è
moltiplicata in diversi filoni. Quella di cui scriviamo è affidata alla Procura
ordinaria. Un altro filone che riguarda l’ex assessore Mancusi pende presso la
Dda, la procura antimafia. Già sono stati sentiti alcuni testi. E dalle
dichiarazioni di questi ultimi sarebbero stati acquisiti elementi utili anche
all’inchiesta sui rimborsi.Queste prime conclusioni nascono da un lavoro
meticolosissimo ma molto rapido della Guardia di Finanza e dei carabinieri (di
un'ulteriore indagine si occupa anche la polizia).Chi ha lavorato in questo
mese racconta di un lavoro massacrante, molto intenso. Uomini distaccati
dal comando generale esclusivamente a leggere, studiare, analizzare il
"malloppo" dei documenti acquisiti presso la segreteria della
presidenza del consiglio regionale il 12 ottobre scorso. Il danno quantificato
finora ai danni della Regione Basilicata è di circa un milione di euro, quasi
due miliardi delle vecchie lire. Gli anni di consiliatura presi in
considerazione sono quelli relativi al 2009, 2010 e 2011.L'indagine, allo stato
degli atti, risulta nei confronti dei seguenti esponenti politici: l'assessore
all'agricoltura dell'Idv, Rosa Mastrosimone; l'assessore alle attività
produttive del Pd, Marcello Pittella (ma la condizione d'assessore non c'entra,
la condotta presa in esame li riguarda come consiglieri). Poi i seguenti
consiglieri: Pasquale Robortella (Pd), Gianni Rosa (Pdl), Vincenzo Santochirico
(Pd), Romeo Sarra (Pd), Mario Venezia (Pdl), Rocco Vita (Psi), Mariano Pici
(Pdl), Nicola Pagliuca (Pdl), Alfonso Ernesto Navazio (Io amo la Lucania),
Francesco Mollica (Mpa), Franco Mattia (Pdl), Vito Gaudiano (gruppo misto),
Roberto Falotico (Mpa), Giuseppe Dalessandro (Pd), Paolo Castelluccio (Pdl),
Luca Braia (il capogruppo del Pd), Nicola Benedetto (Idv), Antonio Autilio
(Idv). Inoltre gli ex consiglieri Adeltina Salierno, Vincenzo Ruggiero, Donato
Salvatore, Giacomo Nardiello, Innocenzo Loguercio, Antonio Di Sanza, Pasquale
Di Lorenzo, Giovanni Carelli. Infine tre dirigenti regionali: Gerardo Calvello,
ex direttore generale del consiglio regionale, Luigi Gianfranceschi, attuale
direttore generale, e Maria Teresa Lavieri, dirigente dell'ufficio risorse
strumentali finanziarie e tecnologiche del consiglio regionale.L'ipotesi di
reato ruota attorno alla legittimità dei rimborsi-spesa fatta alla segreteria
della presidenza del consiglio regionale, incluso quello per le trasferte dei
residenti fuori Potenza, tanto è vero che a ben vedere i nomi non può sfuggire
che manchino del tutto consiglieri del capoluogo. La loro liquidazione sarebbe
stata superiore al dovuto, secondo gli investigatori. Maggiorata, lievitata, in
alcuni casi anche di dieci volte. Non solo. L'attenzione è caduta anche su
alcune voci in busta paga non conformi alla tipologia dei rimborsi previste
dalle norme.L'inchiesta lucana nasce sull'onda del terremoto giudiziario che ha
travolto buona parte delle regioni italiane. L'effetto domino ha colpito
talmente tanti consigli regionali che in molti hanno ipotizzato una regia
politica occulta del governo dei professori perché si creasse un clima di
discredito nei confronti dell'ente territoriale. Un modo per avere terreno
facile e consenso sociale per tagli e sforbiciate. Non è stato facile, per i
giornalisti in Basilicata, ottenere i dati dei rimborsi prima dell'inchiesta
giudiziaria. Alla richiesta di trasparenza è stata in un primo momento opposta
la privacy. Alle pressanti sollecitazioni proprio del Quotidiano ricevemmo
un consenso parziale alla consultazione delle note spese. Fu poi il presidente
del Consiglio, Vincenzo Folino, a mettere in Rete i dati -- ma aggregati - in
base alle norme dell'anagrafe degli eletti.
Tratto dal quotidiano della Basilicata