Forse Filippo
Bubbico, alquanto nervosetto in questi giorni, ci dirà che non ne sapeva niente
e non avremmo motivo di non credergli, ma il documento ritrovato da questa
redazione è clamoroso: dell'accordo di programma che avrebbe regolato i
rapporti fra Regione Basilicata e compagnie petrolifere esistono due versioni
quasi identiche. Quasi, appunto! Il 18 Novembre 1998, l'Ufficio stampa della
Regione Basilicata diffuse la seguente notizia "sottoscritto a Roma
l'accordo sul petrolio tra Eni e Regione Basilicata". Il tono dell'allora
Presidente della Giunta, Prof. Angelo Raffaele Di Nardo, fu inequivocabilmente
improntato a quello dei momenti storici: "Abbiamo la consapevolezza di
aver dato, oggi, il via ad una nuova e concreta stagione di sviluppo per la
Basilicata... Ora la parola passa al territorio, alle sue espressioni
municipali, alle forze sociali, sindacali e imprenditoriali, perché insieme al
Governo regionale sappiano gestire l'accordo e realizzare, con spirito
solidale, lo sviluppo diffuso della regione". In generale, sembra che
tutto quell'ottimismo non abbia trovato alcun riscontro in questi otto anni.
L'unica cosa di diffuso nella nostra sciagurata regione è la crisi economica e
industriale, mentre i barili di petrolio che giornalmente escono dalle viscere
del territorio lucano lasciano solo fanghi e liquami inquinanti. Non è ancora
ben chiaro quanto petrolio si estragga e perché, la prevista commissione di
vigilanza sull'estrazione non sia ancora insediata. Come pure tutta da chiarire
è la quantità di gas che viene "bruciato in torcia"per evitare il
fastidioso processo di purificazione, compressione e pompaggio. Alcune voci
incontrollate indicano quantità impressionanti, certo è che le
"torce"sono visibili ad occhio nudo e che vi sono pochi combustibili
inquinanti come il gas non depurato. Ma, torniamo al "Protocollo
d'intenti". Non è pensabile esaurirne una disamina seppure sommaria in un
semplice articolo. Forse sarebbe il caso di richiedere uno specifico lavoro al
consiglio regionale per verificare lo stato di attuazione degli accordi e
rendicontare ai cittadini. Chissà, potrebbero consultare i lavori e gli atti
che certamente avrà prodotto il "comitato paritetico" ENI- Regione,
previsto nell'accordo ufficiale al fine di monitorare, verificare e controllare
il corretto adempimento, la corretta interpretazione e lo stato di attuazione
dei reciproci obblighi scaturenti dal presente protocollo" (foto 1).
Intanto possiamo segnalare una significativa "scoperta"frutto della
nostra passione per l'indagine documentale. Esiste un'altra versione del
"Verbale d'intesa tra la Regione Basilicata e l'Eni", risale a
qualche mese prima del fatidico novembre 1998. È quasi identico a quello
"ufficiale". Quasi! Leggiamo a pagina 3 sulla carta intestata del
Consiglio Regionale simil-pergamena: "Eni si impegna a realizzare
un'azione di promozione imprenditoriale nell'area con l'obiettivo di consentire
il recupero dei livelli occupazionali realizzati nell'ambito della prossima
attività di cantiere, nonché di realizzare le condizioni per un ulteriore
sviluppo manifatturiero e di servizi finalizzato alla creazione di nuova
occupazione dell'ordine di 3.000 addetti". La frase (e i tremila)
sono del tutto assenti nell'altro documento e, pare, nella realtà del "diffuso
sviluppo"odierno. Evidentemente una qualche contrattazione dovrà essere
intercorsa fra Eni e Regione, un qualche scambio e una qualche rinuncia. Magari
unilaterale e capite bene da quale dei due lati. Pochi righi oltre, sempre
sulla carta intestata regionale: "Eni, anche per conto del partner
Enterprise Oil Italiana, si impegna a: 1b) sostenere direttamente investimenti
nel settore industriale, agricolo, turistico e dei servizi, per un ammontare
non inferiore a 1.000 miliardi di lire, in tre anni..."(foto 2). Attualizzando,
significa entro il 2001. Nel documento "Accordo sul petrolio"non
abbiamo più trovato traccia dei 1.000 miliardi. Così come non siamo riusciti a
reperire alcun documento ufficiale che facesse riferimento a questa montagna di
soldi investiti "nel settore industriale, agricolo, turistico e dei
servizi". Forse dobbiamo ricorrere allo spirito napoletano e supplire con
la fantasia allo sviluppo diffuso che non c'è ed immaginarci uno sviluppo
finanziato con i soldi fijuti che possono essere sostituiti da qualche barile
di petrolio. Peccato che "il Presidente Di Nardo - che era accompagnato
dagli assessori Bubbico, Colangelo, Chiurazzi, De Filippo e Mattia" non
sia riuscito ad ottenere quanto sembrava già concordato. Speriamo che sia
riuscito ad assicurarsi, almeno, una qualche contropartita utile alla nostra
regione oppure ai suoi abitanti (almeno alcuni!)
P.S. questo articolo è stato pubblicato dall'indipendente Lucano nella precedente edizione . Il giornale lo troverete tutte i bisettimane nelle Edicole e vale sempre la pena di comprarlo
L'indipendente Lucano
P.S. questo articolo è stato pubblicato dall'indipendente Lucano nella precedente edizione . Il giornale lo troverete tutte i bisettimane nelle Edicole e vale sempre la pena di comprarlo
L'indipendente Lucano
Sarebbe opportuno, anzi obbligatorio diffondere questo documento nella prossima campagna elettorale; solo così questo popolo di pecore manderà a casa i "professionisti" della politica (Chiurazzi assessore alle attività produttive dell'epoca, Bubbico ed altri
RispondiEliminaMo si che sarà bello vedere come strisceranno per recuperare voti per le primarie... Cari Bubbico e Chiurazzi, avete distrutto la fiducia di tutti quelli che vi hanno votato e mentre voi vi facevate i fatti vostri e sistemavate persone a vostro piacimento, c'è gente che non può comperare nemmeno i pannolini per i figli... Vi consiglio di non affacciarvi nemmeno a chiedere voti, perchè se no a stu gir m fazz a ma angun adda pigghià mazzat... Dovete sparire tutti, siete solo dei autorizzati. Dovrei votare Bubbico perchè anni fa, era stato così bravo da far mettere le nucleari a Scanzano!!! Mentre dovrei votare Chiurazzi per vedere il Sig. Quinto, passare da una scrivania all'altra................. Ma andatevene via dall'Italia e cominciate a dare il buon esempio ai vostri colleghi come voi.
RispondiEliminaOttavio perchè mandarli via dall'Italia? una soluzione meravigliosa c'è: intanto costringerli a restituire tutti quello che ci hanno rubato, e tenerli nei campi a lavorare h 24 a pane e acqua con qualsiasi temperatura...pioggia, sole... incatenati ad una enorme palla di ferro.
RispondiEliminadevono stare attenti anche quei quattro leccaculi che hanno avuto il posto di lavoro da questi politici che sicuramente per ripagare devono chiedere voti per loro attenti state molto attenti la gente non ne può piu
RispondiElimina