mercoledì 14 novembre 2012

Nuovo filone d'indagine alla Regione Basilicata.I portaborse fantasma dei consiglieri lucani


 Un tempo c’era la vergogna dei collaboratori in nero, quelli che si mettevano a ruota di un politico senza un contratto. Ma da qualche anno a questa parte le cose sono cambiate e d’incantosarebbero cominciati ad apparire i collaboratori “fantasma”, quelli che servono solo sulla carta per giustificare il rimborso intascato
ogni mese per spese di segreteria e rappresentanza. C’è un nuovo filone nell’inchiesta della procura della Repubblica di Potenza sugli sprechi del parlamentino di via Vaccaro, per cui da un mese a questa parte carabinieri, finanza e polizia stanno scandagliando fatture e ricevute dei gruppi politici e dei singoli
consiglieri regionali. Negli scorsi giorni si sono svolti i primi interrogatori e altri sono già in programma per la prossima settimana. A essere chiamati come persone informate sui fatti sono diversi collaboratori, quelli che
dispregiativamente vengono chiamati i portaborse, veri o soltanto presunti (come sospettano gli investigatori), ma comunque indicati nei rendiconti depositati nell’Ufficio di presidenza del consiglio e
acquisiti per ordine dei magistrati. Il rimborso per le spese di segreteria e rappresentanza dei
consiglieri regionali era nato proprio per loro, per dare un incentivo alla regolarizzazione della loro posizione garantendo a tutti uno stipendio dignitoso. Perciò verrebbe di porgere tanto di cappello a chi potendo scegliere di spendere quei 2.600 euro e rotti al mese in tanti modi diversi, più o meno pertinenti, ha dichiarato di aver messo sotto contratto persone capaci di studiare leggi, delibere e determine, preparando il lavoro del consigliere in aula o in commissione. Peccato che non sempre sembra che le cose siano andate
proprio andate così, per questo gli investigatori vogliono vederci chiaro. Chiaro che se dovessero trovare riscontri ai loro sospetti qualcuno rischia davvero grosso. Il nuovo filone dell’indagine coordinata dai pm Sergio Marotta ed Eliana Franco si andrebbe quindi ad aggiungere a quelli sulle astuzie per giustificare più di quanto effettivamente speso per le trasferte da chi vive fuori Potenza, o quanto speso per motivi diversi dalle attività del partito e dall’«esercizio del mandato senza vincolo di mandato». D’altronde della loro esistenza si era sempre mormorato nei palazzi della cittadella di via Vaccaro ma adesso si comincia ad
averne la certezza. La duplicazione per legge (regionale of course, ndr) dei rimborsi per capitoli di spesa identici tra i singoli e i partiti di riferimento, unita al proliferare di gruppi composti da un singolo consigliere, i cosiddetti monogruppi, ha finito di ingarbugliare la situazione creando una sovrapposizione pericolosa che
potrebbe rendere difficile se non impossibile distinguere una cosa dall’altra. Per farla breve, c’è il rischio che qualche consigliere si sia fatto prendere da strane tentazioni se non ha semplicemente sbagliato. In fondo col vecchio regolamento bisognava presentare ogni sei mesi una formale giustificazione, ma i controlli restavano opzionali e anche in caso positivo il presidente del Consiglio poteva scegliere la grandezza del “campione” da esaminare estratto con una specie di lotteria. Di più, se ai gruppi era chiesto di consegnare l’originale di fatture e ricevute per le spese “organizzative, di rappresentanza, di funzionamento, di aggiornamento, studio e documentazione, comprese le acquisizioni di consulenze qualificate di esperti, nonché la stipula di convenzione con agenzie, società eccetera”, ai singoli invece ancora oggi il nuovo regolamento richiede la consegna soltanto delle copie, conservando per sè l’originale. Così se a un consigliere residente fuori Potenza viene riconosciuto forfettariamente un rimborso mensile per le trasferte casa-lavoro lui non deve presentare le ricevute del benzinaio. Ma può anche chiedere tra i costi di
“segreteria e rappresentanza” di essere rimborsato per “spese di viaggio” allegando delle fatture. Facile insomma che finisca nel rendiconto anche la benzina usata per il tragitto casa-lavoro (già ampiamente rimborsata) oltre a quella per altri spostamenti dovuti a “segreteria e rappresentanza”. E non sempre potrebbe trattarsi di un stupido errore. L’inchiesta sugli sprechi del parlamentino di via Anzio è partita
dalla pubblicazione in risposta a una campagna per la trasparenza intrapresa dal Quotidiano dei dati aggregati sui rimborsi per le spese di segreteria e rappresentanza dei singoli consiglieri regionali,
oltre ai rendiconti di alcuni gruppi politici dove facevano bella mostra altri rimborsi benzina classificati come «spese di viaggio». Quei numeri a quattro zeri bollati come «spese di funzionamento» vicino al nome di un gruppo, magari composto da un solo consigliere, oppure come spese di «segreteria e rappresentanza» vicino al nome di qualcuno che già percepisce la famosa indennità di “trasferta” dei residenti fuori dal capoluogo, hanno fatto insospettire non poco gli investigatori. Tra i filoni perseguiti in particolare dagli agenti della Squadra mobile di Potenza e dal tandem di magistrati Eliana Franco e Salvatore Colella c’è anche il prosieguo di un’indagine avviata dal pm Henry John Woodcock a partire da un’intercettazione casuale tra l’ex presidente della provincia di Matera Carmine Nigro, e l’attuale assessore regionale all’Agricoltura Rosa Mastrosimone nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti e le corruttele all’ombra delle trivelle della valle del Sauro (per cui il primo è stato di recente rinviato a giudizio). Stando all’accusa 3 dei 5 membri del vecchio Ufficio di presidenza, più un consigliere regionale (Prospero De Franchi, Giacomo Nardiello, Franco Mattia e Franco Mollica), avrebbero incassato il rimborso benzina riservato ai residenti fuori Potenza nonostante
durante la settimana risultassero comodamente domiciliati nel capoluogo, come dimostrato da una serie utenze telefoniche e servizi di osservazione disposti in giro per la città, per questo devono rispondere di truffa sui rimborsi benzina per le sedute del parlamentino lucano e delle varie commissioni. Attualmente il processo pende davanti al Tribunale di Potenza.
Tratto dal quotidiano della Basilicata

Lama