venerdì 2 novembre 2012

Giuseppe Lopatriello condannato a 7 anni per essere un affiliato al clan dei Basilischi , scrive una lettera di protesta


Giuseppe Lopatriello Condannato 7 anni dalla corte di appello nel processo dei basilischi professa la sua innocenza con una lettera Pubblica. Nel pubblicarla facciamo anche una piccola cronistoria su un’inchiesta che è durata tanti anni.
Chi sono i basilischi :
I Basilischi sono una organizzazione criminale nata nel 1994 a Potenza, e poi estesasi nel resto della Basilicata. Questa organizzazione ha assunto un ruolo di controllo delle attività illecite della Regione.Grazie ad intercettazioni e all'intervento dello Stato, il 22 aprile 1999 tutti i capi di questa organizzazione sono stati arrestati.Da allora, secondo la procura nazionale antimafia, la criminalità organizzata delle zone del materano, la Val d'Agri e del Melfese sono controllate da cosche che fanno capo alla 'Ndrangheta diRosarno.I Basilischi nascono come una 'ndrina della 'ndrangheta calabrese e da essa dipendono, sono protetti e aiutati. Ottenuto difatti il nulla osta dalle 'ndrine dei Pesce e Serraino di Rosarno, si formò un gruppo di malavitosi operante in tutta la Regione con a capo Giovanni Gino Cosentino. Quella organizzazione ambiva a diventare la quinta mafia del sud Italia. L'organizzazione venne effettivamente formata da Don Saru dei Mammoliti che nominò come capo-società Renato Martorano[1]. Sembra abbiano avuto contatti anche con i Morabito« La corte di appello ha confermato il giudizio di primo grado dove E’ stato affermato che la prova degli elementi caratterizzanti l’ipotesi criminosa del 416 bis (l’associazione a delinquere di stampo mafioso ndr) può essere ben desunta con metodologico induttivo in base al rilievo che il clan presenti tutti, o almeno alcuni, degli indici rivelatori del fenomeno mafioso, quali la segretezza del vincolo, i rapporti di comparaggio, il rispetto assoluto del vincolo gerarchico, l’accollo delle spese di giustizia da parte della cosca, il diffuso clima di omertà come conseguenza e indice rivelatore  dell’assoggettamento alla consorteria». E’ quello che pensarono allora  del clan dei Basilischi i giudici Daniele Cenci, Ubaldo Perrotta e Gabriella Piantadosi. E’ la sentenza sulla Quinta mafiadi primo grado oggi confermata in toto in apello ,  quella dei basilischi. I tre giudici allora scrissero o quasi 700 pagine di motivazione. I Basilischi «sono un’associazione di stampo mafioso». E L’allora pubblico ministero Vincenzo Montemurro lo aveva detto chiudendo la sua  I giudici fanno risalire la fondazione dei Basilischi nel 1994 «quando Giovanni Luigi Cosentino, soprannominato faccia d’angelo, un pregiudicato molto noto per le sue passate imprese criminose, all’interno delle carceri di Potenza e Matera cominciò ad avvicinare altri detenuti con l’intento di creare una organizzazione che, con l’avallo di alcune famiglie calabresi, avrebbe dovuto riunire tutte le associazioni criminali che sino a quel momento avevano operatoin Basilicata». La cosca si affaccia sulla scena criminale con un’azione eclatante.Secondo i giudici comincia tutto con l’omicidio dell’agente di polizia Francesco Tammone.

Lettera di Giuseppe Lopatriello
Invito la gente comune, i cittadini tutti, non solo di questa area geografica
a denunciare eventuali azioni illecitebdal sottoscritto commesse». E’
quanto afferma Giuseppe Lopatriello, fratello del più noto ex sindaco di
Policoro Nicola, dopo la conferma in appello della condanna nei suoi confronti
per associazione a delinquere di stampo mafioso nell’ambito del maxi-processo basilischi. Lopatriello ha annunciato che da venerdì inizierà ad affiggere per le strade del suo paese un volantino (vedi foto a destra, ndr) per rivendicare la sua innocenza. «In un paese democratico un accusatodi associazione (...) da uno sconosciuto pseudo collaboratore di giustiziaportatore di interessi personali - spiega Lopatriello - non può esserecondannato senza che ci siano delle prove o dei riscontri alle sue sciocche
ed infondate affermazioni. Purtroppo in Italia questo accade troppo spesso, e ciò è molto grave (...) Inpassato avrò pure sbagliato - prosegue -spesso nel solo tentativo di aiutare il prossimo più debole, ma ho già pagato, quindi, non è normale una persecuzione di tale tipo dopo anni di duro lavoro, vita in famiglia, studi e buoni rapporti sociali. Intanto, non tralascerò nessuna azione consentita in un paese libero, affinché situazioni di questo tipo non abbiano mai più ad accadere, e aspetto di osservare quanti, troppi, troppe volte purtroppo, si schierano solo dalla parte dei più forti, pronti a dare addosso a chi si trova indifeso, in una condizione di estrema emarginazione sociale